La Quaresima, un periodo di quaranta giorni di digiuno, preghiera e pentimento, è una pratica diffusa tra i cristiani di tutto il mondo. Ma quale è il vero significato di questa antica tradizione? È una pratica biblica o una convenzione religiosa? E cosa ci insegna sulla natura della fede e della spiritualità?
La Quaresima e i quaranta giorni di Gesù nel deserto
Da dove viene l’origine della Quaresima e perché è diventata così diffusa nel cristianesimo tradizionale? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa pratica non è stata istituita da Gesù o dagli apostoli.
La sua origine può essere fatta risalire alle prime comunità cristiane del I secolo, che dedicavano un periodo di preparazione spirituale prima della Pasqua, il momento in cui si celebra la risurrezione di Gesù Cristo.
Introdotta dalla Chiesa a Roma durante il Concilio di Nicea nel 325 d.C., la Quaresima è stata ulteriormente consolidata dal Concilio di Laodicea nel 360 d.C., che ha reso obbligatorio osservare questo periodo di quaranta giorni.
Utile precisare tuttavia che, inizialmente, la Quaresima non era un periodo fisso di quaranta giorni di digiuno, ma nel corso del tempo si è evoluta in questa pratica.
Perchè quaranta giorni e cosa significa per i cristiani?
La durata della Quaresima richiama simbolicamente il periodo di quaranta giorni che Gesù trascorse nel deserto, digiunando e pregando prima di iniziare il suo ministero pubblico.
Per i cristiani, è insomma un tempo di ritiro interiore, di auto-riflessione e di rinnovamento spirituale, durante il quale sono chiamati a esaminare le proprie vite, a pentirsi dei propri peccati e a rafforzare la propria relazione con Dio.
Il tempo della crescita spirituale
Ma la Quaresima non è solo un periodo di rinuncia e privazione. È anche un tempo di crescita spirituale, di approfondimento della propria fede e di condivisione con coloro che sono nel bisogno. Molte persone scelgono di impegnarsi in opere di carità e di servizio durante questo periodo, seguendo l’esempio di Gesù.
La Quaresima ci ricorda anche della nostra vulnerabilità e della nostra dipendenza da Dio.
Ci sfida a lasciare andare le distrazioni del mondo e a concentrarci sulle cose che veramente contano nella vita. È un tempo per tornare alle radici della nostra fede, per rinnovare il nostro impegno a vivere secondo i valori del Vangelo e a testimoniare la nostra fede attraverso le nostre azioni.
Un salto in un passato più lontano
Esplorare le radici storiche e spirituali della Quaresima ci porta indietro nel tempo, fino alle antiche pratiche religiose babilonesi. Il termine stesso, derivante dall’anglosassone Lencten che significa “primavera“, ha origini che risalgono ai rituali della dea babilonese. Questa dea era venerata con una festa annuale, che precedeva di quaranta giorni la celebrazione della morte e resurrezione di Tammuz, una figura mitologica che assomigliava, in modo distorto, a Gesù Cristo.
Le radici pagane della Quaresima erano legate a una pratica di astinenza e preparazione rituale, con periodi di pianto e gioia alternati.
Tuttavia, il libro di Ezechiele avvertiva dell’abominio che questa pratica rappresentava agli occhi di Dio, in quanto i popoli adoravano un falso messia anziché il vero Signore.
La chiesa romana, nel tentativo di conciliare le pratiche pagane con il cristianesimo nominale, adottò quindi delle strategie di amalgama tra le feste cristiane e pagane.
La festa pagana di Tammuz è stata cristianizzata, spostando la sua celebrazione all’inizio della primavera, insieme alla Quaresima.
Piccola curiosità: perché si dice “una quaresima?”
Arrivati a questo punto, facile intuire perché si dice “una quaresima” per indicare un periodo lungo e penoso di attesa, privazioni o difficoltà.
Essa evoca l’idea di un periodo di preparazione e purificazione interiore, simile al significato originario della Quaresima nella tradizione cristiana.
Foto di Prierlechapelet da Pixabay
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