Fra Mosca e Washington è battaglia . L’attrito era cominciato quando Barak Obama , alla vigilia del G20, aveva annullato la sua visita a Mosca, perchè aveva concesso asilo politico a Snowden, ma adesso la situazione si sta complicando per motivi ben più seri, che riguardano la Siria.
I due potenti stati stanno combattendo a colpi di asserzioni e ipotesi da comprovare. Da una parte il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov , non crede alle documentazioni Usa in cui si dimostra che la Siria abbia fatto uso di armi chimiche e invita Obama a visitare la Russia; dall’altra, il segretario degli Stati Uniti John Kerry, il quale sostiene che dai test di laboratorio, effettuati su sangue e capelli di alcune vittime del 21 agosto, sembrerebbe che esse siano positive al test del sarin.
Kerry poi attacca il governo russo, reo di non aver preso in considerazione il risultato di tali analisi.
Lavrov ha tuttavia riportato alla memoria i dossier iraniani e nordcoreani e precisato che “Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche, contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato”.
Il segretario della Lega Araba, Nabil Arabi, confermando la condanna all’uso delle armi chimiche, afferma “non significa che siamo completamente certi che il regime di Assad abbia commesso questo crimine, ma la responsabilità ricade sul governo in carica, che deve proteggere il popolo siriano”.
Intanto anche il Vaticano è in allarme. Lo fa sapere il mons. Mario Toso, del dicastero vaticano Giustizia e Pace, il quale declama “La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere l’intervento armato. La violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali”.
di Redazione
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