Napoli. Dopo l’uccisione del giovane Davide Bifolco (17anni) nel capoluogo partenopeo, si è scatenato un putiferio di carattere nazionale, che coinvolge governo, forze dell’ordine e cittadini.
Le posizioni assunte sono tre, opposte e per certi versi inconciliabili.
Esaminiamo dunque fatti e reazioni, a partire dalla ricostruzione dell’incidente.
Il giovane napoletano a bordo di un motorino, reo di non essersi fermato all’alt intimato dai carabinieri, è stato raggiunto da un colpo al cuore partito “accidentalmente” ed è morto al pronto soccorso dell’Ospedale S. Paolo.
I ragazzi in sella alla moto, alle tre di notte di giovedì, erano tre .
L’inseguimento ha avuto inizio a viale Traiano e si è protratto fino a via Cinthia, nel quartiere di Fuorigrotta.
Insieme a Davide si trovavano anche Arturo Equabile, ventitreenne accusato di furto, latitante dallo scorso febbraio perché scappato dagli arresti domiciliari e Salvatore Triunfo (con precedenti per furto e danneggiamento).
Se la versione dei Carabinieri è quella del colpo accidentale, quella dei cittadini è diametralmente opposta.
Un ragazzo, tale Enrico, racconta “Non si sono fermati perché non avevano il patentino e l’assicurazione. I carabinieri hanno speronato il mezzo facendoli cadere. Uno è scappato, gli altri due li avevano fermati, doveva finire lì. Invece uno dei militari prima lo ha sparato e poi lo ha ammanettato mettendogli pure la faccia nella terra dell’aiuola”.
Salvatore Triunfo, che appunto era in moto con Davide aggiunge “Eravamo in tre, il motorino era senza assicurazione ed eravamo senza casco. L’auto dei carabinieri ci ha tamponato e fatti cadere, il ragazzo che guidava è scappato, io sono rimasto a terra e Davide si è alzato. Il carabiniere gli ha sparato direttamente alle spalle, non ha sparato in alto. Un solo colpo e l’ha ucciso. E con lui a terra, li ho sentiti ridere”.
A sparare è stato un carabiniere, ventiduenne in servizio al nucleo radiomobile, oggi indagato per omicidio colposo dalla procura di Napoli.
L’autopsia sul corpo di Bifolco verrà effettuata non prima di lunedì prossimo.
Certo, Napoli è una città ad alto rischio, dove è prassi guidare in tre su un motorino, dove il casco viene indossato più spesso per nascondere la propria identità che per assecondare obblighi di legge o quantomeno di sicurezza, dove anche i minorenni scorrazzano con le moto, senza che vi sia la possibilità di arginare il dilagante fenomeno di costume, quasi accettato come routine.
Per questi motivi, da tempo sono state istituite delle zone “rosse” da pattugliare in maniera capillare, rubricando interi quartieri come “ghetti” composti da gente pericolosa.
Le reazioni cittadine hanno tuttavia allarmato le forze dell’ordine che adesso minacciano di organizzare “una manifestazione nazionale di più giorni, per aumentare disagi e disservizi”, anche a costo di ricevere denunce da più parti.
L’idea è partita dal Siulp, sindacato di polizia, e anche una nota del Cocer — l’associazione (non possono fare un sindacato) dei carabinieri – ha confermato la stessa volontà di aderire promuovendo l’iniziativa stessa, cosa mai accaduta fino ad oggi in seno all’arma “ nei secoli fedele”.
Tra cittadini e forze dell’ordine, si trova infine il governo che teme si possa sconfinare nel caos più totale, tanto che ieri sera il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha sentito la titolare della Difesa, Roberta Pinotti, la quale ha sentenziato che con tutto l’esecutivo, si sta lavorando per ricercare una soluzione”.
Intanto si moltiplicano, soprattutto in queste ore, manifestazioni di rabbia popolare contro ogni divisa.
La preoccupazione per il crescendo delle tensioni, ha raggiunto anche il premier Renzi, che attualmente si trova in Galles per il vertice Nato.
“I toni inaccettabili fanno venire meno la volontà di trovare intese e fanno male a chi pattuglia le strade – ha detto il presidente del consiglio – Se pensano di discutere con i ricatti con uno sciopero proclamato anche da sigle non costituzionalmente autorizzate sbagliano interlocutore”.
Il premier Renzi batte sul fatto che la legge vieta ai suoi tutori in divisa di fare sciopero, ma sa per certo che lo spettro di una rivolta delle forze dell’ordine si sta materializzando sempre di più.
di Simona Mazza
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