La strana coppia Matteo Renzi e Silvio Berlusconi avrebbe dovuto cementare il sodalizio con un accordo sulla riforma della legge elettorale, ma in realtà su un paio di punti c’è ancora una certa divergenza.
L’intesa c’è solo per il premio di maggioranza portato dal 37% al 40% e l’introduzione delle preferenze dopo il capolista, che invece restano bloccati.
Pertanto se il Cavaliere si è ammorbidito, il vero ostacolo, almeno così ha dichiarato Renzi a Porta a Porta” non è Berlusconi, ma i Brunetta e i Fitto”.
I nuovi “Forzisti” rischiano infatti di compromettere il progetto Italicum, sulla soglia di sbarramento rafforzata e premio alla lista e bisognerà vedere quanti saranno i collegi: se resteranno 100 o verranno diminuiti per diminuire la quota dei nominati dalle segreterie e alzare quella dei selezionati col voto dagli elettori.
Per il resto tuttavia i due cercano di mantenere la massima sintonia, anche perché politicamente hanno bisogno l’uno dell’altro.
Secondo indiscrezioni infatti, Berlusconi potrebbe assicurare a Renzi il suo sì al premio di lista e viceversa il Premier potrebbe restituire il favore impegnandosi a portare al 4% la soglia di sbarramento.
Questa strana sintonia è stata definita ” intesa di sistema”.
Così se noi semplici cittadini non comprendiamo i sottili meccanismi di chi ci governa, la “nota congiunta” diramata dai soliti Letta, Verdini, Lotti, Guerini, Renzi e Berlusconi dopo due ore di summit , ci fa capire chiaramente su cosa verte tale ambigua sintonia ” “Un sistema istituzionale che garantisca la governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, il rispetto tra le forze politiche”.
Su una cosa Renzi l’ha spuntata: “Concludere i lavori in aula al Senato dell’Italicum entro il mese di dicembre e della riforma costituzionale entro gennaio 2015″.
Insomma, il testo approderebbe così com’è attualmente a Palazzo Madama e la si dovrà mettere a punto nella commissione affari costituzionali, anche se poi potrebbe essere cambiato nuovamente alla Camera, ad eccezione dei due punti sui quali c’è la firma congiunta dei due “amici”.
Tirando le somme, deduciamo che la vicenda si concluderà in contemporanea con l’elezione del nuovo presidente, uno degli ordini del giorno “segreti” del summit.
Al fine della trattativa probabilmente avremo un nuovo Presidente della Repubblica
e una legge elettorale centrata su premio di lista con soglia di sbarramento al 4%, mentre con ogni probabilità si discuterà ancora delle preferenze.
A meno che Renzi non convinca il presidente Giorgio Napolitano a rinviare le dimissioni fino a primavera.
Se ciò avvenisse, i lavori della commissione che dovrebbe definire la legge elettorale, si svolgerebbero sotto il ricatto delle elezioni anticipate con il consultellum ed il contesto sarebbe diverso da quello dell’elezione del nuovo presidente.
Se Napolitano restasse Renzi avrebbe dunque la vittoria in mano su tutti i fronti. Se invece confermasse le dimissioni , non potendo minacciare il ricorso alle urne, le probabilità di vittoria sarebbero divise fra Renzi e Berlusconi.
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