Per tutti quelli che devono esternare le loro ragioni, Roma rappresenta il palcoscenico ideale per denunciare i malesseri di turno. L’ennesima manifestazione a distanza di pochissimi giorni da quella finita a botte e sprangate contro i vetri di negozi e di macchine, riempie la piazza di San Giovanni di bandiere tricolori e di persone ormai strastufe del governo attuale e del suo primo rappresentante.
I vecchi membri del Partito Democratico sfilano sul palco mostrando una certa fiducia nella fine imminente di questo governo, e nelle parole di Pier Luigi Bersani vi è un tono rassicurante verso la piazza e verso il paese tutto per una «una legislatura di ricostruzione» post governo-disastro. Il leader del Pd afferma deciso che non si può più occultare la verità agli italiani in merito alla situazione in cui si trova il Paese, dimenticando che un po’ di responsabilità è anche dell’opposizione. Entusiasma tutti i presenti quando grida che è obbligatoria l’apertura di un nuovo ciclo di politica pulita dopo le prossime elezioni. Il suo discorso ha dato l’impressione di un inizio di campagna per il prossimo tour elettorale, anche se poi ha optato per un eventuale governo a larghe intese come passaggio verso le prossime elezioni.
Il segretario del Pd ha sostenuto che per la credibilità e per la ricostruzione del paese è obbligatoria l’unità di tutti i suoi dirigenti, ma non ha potuto evitare i fischi di una parte della piazza a Matteo Renzi ritenuto il principale attentatore alle poltrone dei vecchi dinosauri del Partito. Ha chiuso il suo intervento inneggiando all’unità per la ricostruzione, per il Partito Democratico e per l’Italia.
Sul palco anche D’Alema e Veltroni sono apparsi molto convinti che i dissapori interni debbano essere superati perché il momento è molto delicato.
La Bindi dichiara in TV che non parteciperà alle primarie del Partito e che il suo candidato è Bersani, ma non ha voluto rilasciare commenti sui fischi a Matteo Renzi che mentre esce si ferma a conversare con chi lo ha fischiato e accusato di essere come Berlusconi. Con le sue solite certezze afferma ai contestatori che ha già dimostrato quello che sa fare. Forse i suoi detrattori appartengono ad una sinistra che non ha più senso e che Renzi è l’unico vero leader su cui puntare per un vero cambiamento.
E mentre a Roma Bersani si gode questa giornata “meravigliosa”, Silvio Berlusconi mostra tutta la sua determinazione a quanti gli chiedono di andare in pensione. Anche se i numeri non sono attualmente il massimo per renderlo ottimista sul suo futuro di premier, promette battaglia e lancia un monito a tutti i nostalgici della Prima Repubblica: il suo Governo resisterà fino alla fine.
Massimo Ticchio
Foto: entilocali.usb.it
Scrivi