La vita spesso ci mette a dura prova e se non troviamo gli stimoli per andare avanti, rischiamo di naufragare nel mare della nostra stessa psiche.
La società odierna ci ha difatti trasformato in “tossici” del tutto e subito, alla perenne ricerca di piacere immediato. L’unica cosa che conta è rintanarci nella nostra dose di comfort quotidiano, evitando chirurgicamente qualsiasi disagio o intoppo, cosicché non siamo più avvezzi alla fisiologica sofferenza o anche alla più semplice delle privazioni.
Forse non tutti sanno che esiste un ramo della psicologia che si prefigge specificamente di fornire le armi per sopravvivere a noi stessi, dare slancio alla nostra esistenza ed in alcuni casi, ci aiuta a raggiungere obiettivi al limite del possibile.
Resilienza
Parliamo della resilienza, definita “La capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.” (Oscar Chapital Colchado (2011))
Stando a questa affermazione la resilienza è la capacità di auto ripararsi dopo un danno, di reagire positivamente a stimoli o eventi traumatici, in modo da ricostruire un percorso di vita positivamente, senza alienare la propria identità.
Pertanto, se certe ferite tendono a non rimarginarsi, una condotta di vita resiliente aiuta ad affrontare la deriva.
Etimologia del termine
Il termine è stato preso in prestito dalla tecnologia metallurgica ed indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. L’ etimologia deriva dal latino “resalio” iterativo di “salio”, che rimanda all’idea della risalita in barca dopo che essa è stata travolta dalle onde. In effetti la moderna psicologia definisce la resilienza come la capacità di resistere alle difficoltà e rimontare la china nonostante le avversità.
Caratteristiche del resiliente
L’individuo resiliente non è un super uomo, ma una persona naturalmente positiva ed ottimista che tende a dare una chiave di lettura “leggera” ad ogni avvenimento negativo (considerato come momentaneo e circoscrivibile). Tollera ansie e frustrazioni, è fortemente motivato a raggiungere le mete prefisse e considera gli ostacoli come degli step necessari al raggiungimento degli stessi.
Fattori anti resilienza
Purtroppo non tutti riescono a sviluppare un antidoto contro le avversità. Ecco i principali nemici dell’atteggiamento resiliente: vulnerabilità agli eventi stressanti, fattori emozionali (abusi, scarsa autostima e controllo emozionale), interpersonali (asocialità e isolamento), sociali (ceto sociale basso, conflitti familiari, disturbi comunicativi), di sviluppo (ritardi mentali e deficit affini).
Si nasce o si diventa resilenti?
In realtà si diventa resilienti grazie all’apprendimento di comportamenti positivi fin da l’infanzia, all’interno del nucleo familiare. Anche in età adulta si può imparare a sviluppare una forma mentis più salutare. In fase di crescita, i fattori sociali, quali il riconoscimento e la stima possono influire sensibilmente a determinare un comportamento resiliente.
Storia della resilienza
Quello che sembra un concetto moderno, in realtà affonda le sue radici nel passato ed in un certo qual modo coincide con l’evoluzione della specie. Basti pensare che sono sopravvissuti gli esemplari non solo più forti fisicamente, ma quelli in grado di assicurare una certa stabilità mentale. Esempio su tutte è in natura la scelta dell’individuo più sicuro e forte cui assicurare la conservazione della specie. Stesso concetto vale per gli esseri umani, attratti per lo più da individui autorevoli, che non da personalità deboli.
I consigli di Tirabucchi
Interessante è il libro di Tirabucchi “Resisto dunque sono” incentrato sulla tecnica ABCDE. Da un’attenta lettura ci rendiamo conto che il nostro comportamento di fronte alle avversità dipende innanzitutto dalla nostra stessa valutazione di essi e non da fonti esterne. Le lettere che danno il nome alla tecnica sono le iniziali di:
- A di Adversity. La prima lettera sta ad indicare le difficoltà che possiamo incontrare nella nostra vita, gli eventi negativi su cui non abbiamo il controllo e che inevitabilmente accadono. Possono includere piccole “tragedie” come un esame andato storto, o difficoltà molto più rilevanti.
- B di Beliefs. La seconda lettera sta ad indicare le nostre credenze. L’insieme delle convinzioni che abbiamo maturato nel corso della nostra vita rappresentano il filtro attraverso il quale percepiamo la realtà. La nostra percezione della realtà infatti è sempre soggettiva, così come le nostre reazioni. Per approfondire il tema della convinzioni, ti suggerisco di leggere questo articolo.
- C di Consequences. La terza lettera del modello sta ad indicare le nostre reazioni emotive e fisiche agli eventi. Come avrai potuto capire, tali reazioni sono sempre la somma dell’evento e delle nostre credenze.
- D di Discussion. Le prime 3 lettere indicano la normale sequenza adottata dalla nostra mente di fronte ad un evento. Con la lettera D entra in gioco la resilienza. Quando siamo in grado di mettere in discussione le nostre reazioni irrazionali, iniziamo a riprendere il controllo della nostra vita.
- E di Effects. A differenza delle reazioni (consequences) gli effetti derivano dalla nostra messa in discussione delle nostre credenze. Se spesso sentiamo di non avere il controllo sulle nostre reazioni, gli effetti, in quanto risultato di un processo di rielaborazione della nostra mente, sono pienamente sotto il nostro controllo.
(Fonte “Resisto dunque sono” di Pietro Trabucchi)
Speculatori
Ovviamente molti sono gli speculatori che cercano di convertire le debolezze umane in punti di forza, proponendo dei corsi sulla resilienza.Il rischio è che la sofferenza possa tramutarsi in oro per alcuni sedicenti alchimisti, allora l’unico consiglio è quello di rivolgersi ad esperti autorevoli evitando i truffaldini “tuttologi” dell’ultima ora.
di Simona Mazza
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