Il periodo di Pasqua è il tempo in cui si attua la glorificazione di Gesù. Il Vangelo di questa Domenica ci ricorda che questa glorificazione ha inizio con la passione. Quindi, passione e glorificazione sono inscindibilmente unite nel mistero della Pasqua di Gesù. “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui” (Gv 13,31). La glorificazione di Cristo ha inizio proprio quando Egli proferisce tali parole; questo è il momento in cui Giuda, uscendo dal Cenacolo, realizza il tradimento che condurrà Gesù incontro alla morte.
L’evangelista Giovanni lo evidenzia in maniera chiara: attraverso la passione, Gesù manifesta la sua gloria, un amore cioè, capace di donare tutto se stesso gratuitamente. Ma la passione, intesa come espressione del suo amore per noi, è soltanto l’inizio. La glorificazione di Gesù, infatti, si proietta nel futuro con la risurrezione, giungendo anche fino a noi. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri” (v.34). Se sul suo esempio, sapremo amarci gli uni gli altri, Gesù continuerà ad essere vivo in mezzo a noi e, quindi, ad essere glorificato nel mondo, qui ed ora.
Ma Gesù nel Vangelo di oggi rivela ai suoi discepoli un comandamento nuovo. E qual è questa novità? Nell’antico testamento Dio aveva già consegnato il comandamento dell’amore; con Gesù esso diventa “nuovo” perché vi apporta un’aggiunta che noi cristiani non possiamo non considerare: “Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri”. La novità, quindi, è questa: amare come Gesù ha amato. Il nostro amare, pertanto, è anticipato dal suo amore, fa riferimento a questo amore, si congiunge e si realizza pienamente attraverso questo amore.
Se l’Antica Alleanza non proponeva nessun modello di amore – essa, infatti, formulava solo il precetto di amare – Gesù, invece, si fa modello e fonte dell’amore. Quello di Cristo, quindi, è un amore illimitato, universale, un amore che trasforma il male in occasione per crescere nel bene. È nei Santi che noi vediamo la realizzazione piena di questa dimensione. Affidando il comandamento nuovo, Gesù ci esorta a vivere ogni giorno il suo stesso amore, segno credibile ed eloquente per annunciare efficacemente il Regno di Dio. Da soli, però, siamo deboli e limitati. In noi, infatti, c’è quasi una resistenza all’amore; registriamo, inoltre, tante difficoltà ed ostacoli che nella vita e nelle nostre comunità civili ed ecclesiali provocano divisioni, risentimenti, rancori.
Spesso dimentichiamo che Gesù ci ha promesso che non ci abbandonerà mai e che attraverso il Battesimo che abbiamo ricevuto Egli ci ha abilitati a praticare verso gli altri il suo amore generoso e totale, un amore che certamente vince ogni ostacolo e qualsiasi barriera. Carissimi, se rimaniamo uniti a Cristo come il tralcio alla vite, ameremo come Lui ci ha insegnato. Ciò sarà possibile solo con la forza che sapremo attingere dal rapporto con Lui, specialmente celebrando l’Eucaristia, il momento in cui Egli ci manifesta in modo reale un Sacrificio di amore che genera soltanto amore.
A volte, essere cristiani è faticoso: gli impegni sono tanti, le problematiche da affrontare non mancano: tuttavia, possiamo trovare la forza dal rapporto di amore che instauriamo con Dio e dalla preghiera; inoltre, possiamo poggiare la nostra vita sull’essenzialità del Vangelo, coltivare all’interno delle nostre famiglie e comunità una dimensione di comunione vera e reale, testimoniare in maniera credibile la potenza dell’amore di Dio e che il Signore è sempre presente in mezzo a noi. Faremo anche noi esperienza di apostolato, quello stesso che è menzionato nella prima lettura (At 14, 21-27). Concluso il primo viaggio apostolico, Paolo e Barnaba ritornano nelle città già evangelizzate per rianimare i discepoli ed esortarli a rimanere forti nella fede perché – così attestano – “dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (At 14,22).
La vita cristiana, carissimi, non è facile; affrontiamo, infatti, tante difficoltà e problemi di ogni genere; ma è proprio la certezza che non siamo soli, la consapevolezza che Dio ci ama senza distinzione e che Egli ci è vicino con il suo amore che ci fa affrontare la fatica dei problemi quotidiani con tenacia e fede. È stato solo l’amore di Gesù a portare gli apostoli fuori dai confini della Palestina, per diffondere ovunque la parola di Dio, spendendosi a favore del prossimo con coraggio, gioia e serenità. La forza del Cristo Risorto supera ogni limite e non si ferma davanti a nessun ostacolo.
Le comunità cristiane devono essere lo strumento concreto dell’amore di Dio e guardare, come ci esorta la seconda lettura di oggi, verso “la città santa, la Gerusalemme nuova che scende dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo” (Ap 21,2). Il Crocifisso è colui che è risorto, Colui che ci vuole tutti riuniti nel suo amore. È una speranza stupenda questa, forte, solida perché “Dio asciugherà ogni lacrima dagli occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate” (21,4).
Carissimi, Cristo ha patito la croce per sconfiggere il male e per farci intravedere nella sua Pasqua l’anticipo della nostra resurrezione. Perciò, restiamo saldi nella fede; essa dà senso alla vita e ci dona la forza di amare; non perdiamo mai la speranza in Gesù, in Colui che è capace di rendere nuova ogni cosa e viviamo l’amore che Egli ci ha consegnato in modo semplice e concreto.
di Fra’ Frisina
foto: it.123rf.com
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