A Palazzo Madama entro fine mese potrebbe venire alla luce la legge nuova legge elettorale della discordia, che ha causato non pochi attriti in seno alle varie forze politiche.
Nonostante il Premier Renzi ostenti tranquillità, una parte del Pd si è di fatto spaccata e sul cosiddetto Italicum si potrebbero formare nuove alleanze, per lo meno riguardo alla questione delle preferenze .
Renzi ha infatti dichiarato “Se passassi il tempo a temere le insidie degli oppositori farei un altro mestiere. Intanto, alla faccia di chi non voleva, il testo è passato in commissione, è una rivoluzione di buon senso, avremo una maggioranza molto ampia, i politici hanno capito che così non si va avanti”, ma a conti fatti non sembra che ci sia una buona amalgama partitica e già domani scadranno i termini per la presentazione degli emendamenti, dunque il tempo è tiranno.
Ma ecco come si svolgeranno le votazioni.
Aprirà le danze la presidentessa e relatrice Anna Finocchiaro, insieme all’altro relatore Roberto Calderoli, poi sarà la volta dei vari gruppi.
Finocchiaro, in riferimento al testo delle riforme approvato dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, ha dichiarato “pur rimanendo aderente all’impianto” del ddl originario del governo, “è stato significativamente arricchito”.
Poi ha aggiunto “ Dal lavoro della Commissione, e’ risultato un testo che si è configurato come un punto di approdo molto solido e avanzato al fine della celerità dell’iter parlamentare”.
Il timore è che i dissidenti Pd, Casson, Chiti, Mineo, Mucchetti e quelli di Fi, possano essere talmente numerosi da creare un grumo impossibile da sciogliere.
I primi si battono sostanzialmente su tre passaggi delle riforme: cento senatori ma anche 470 deputati (160 in meno di quelli attuali); via l’immunità, si all’ insindacabilità; stessa maggioranza tra Camera e Senato per respingere le leggi ordinarie.
Forza Italia spaccata a metà fra la leadership di Augusto Minzolini e quella di Raffaele Fitto, porta sul piatto della bilancia le preferenze.
Così Minzolini presenterà gli emendamenti e a Renzi che lo ha accusato di voler solo “salvare l’indennità”, l’ex direttore del Tg1 ha ribattuto “ La mia è una battaglia di principio perché da questa riforma esce un Senato inutile e che, se non è elettivo, diventa anche nocivo. Per cui, se esce un Senato inutile e nocivo, allora è molto meglio abolirlo”.
L’ex presidente della regione Puglia, Fitto invece è convinto che sia errato “aver fatto sparire dal confronto politico la legge elettorale a vantaggio delle riforme istituzionali”.
Poi insiste “Stiamo sbagliando a non discutere in modo più approfondito, ed è ancora più sbagliato porre una sorta di questione di fiducia su di te ogni volta che qualcuno solleva una più che ragionevole questione di merito, usando a seconda delle convenienze il patto del Nazareno per bloccare la discussione”.
di Simona Mazza
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