La vicenda dei genitori “scartati” perché “troppo vecchi” costituisce una delle pagine più squallide del panorama giuridico contemporaneo.
Il dono della felicità che era stato riservato a una coppia di genitori più grandi della media, grazie alla nascita della loro prima e unica bambina, era stato distrutto da un provvediamo emesso da aridi giudici di un tribunale piemontese, i quali avevano inopinatamente deciso che questa bimba doveva essere “tolta” ai genitori considerati vecchi e inadatti al ruolo.
All’epoca dei fatti, la madre aveva cinquant’anni e il padre sessantadue.
E ciò è accaduto in un paese dove la maggior parte dei bambini viene realmente “allevata” dai veri nonni, spesso (giustamente) idolatrati per la loro infinita portata affettiva e la sana capacità di tramandare preziose tradizioni di famiglia.
Ma per fortuna quella triste aura sabauda che fa ancora residuare in molti piemontesi un vecchio (quello sì!) attaccamento a criteri forse invisi anche al loro antico e superato regno, dal quale nemmeno dopo ben 156 anni riescono evidentemente a staccarsi, è stata bastonata due giorni fa dalla Corte di Cassazione che, mettendo una pietra tombale sulla vicenda, ha definitivamente restituito ai genitori la loro adorata bambina, la quale era stata nel frattempo concessa in adozione ad altra famiglia.
Dai fatti del Tribunale alla decisione del giudice ultimo sono passati sette anni. Questo è il punto.
Chi restituirà a questa bambina e ai suoi legittimi genitori naturali la sofferenza e il senso di privazione reciproca che hanno patito in questo lunghissimo settennio?
Ma soprattutto, all’impegno a cui ora sono obbligati i genitori adottivi nel doversi attivare per favorire il distacco da questa figlia ormai perduta, finalizzando le loro future azioni al recupero del rapporto affettivo con i genitori biologici, rispetto alla sofferenza della piccola in relazione al sofferto sollievo di questi ultimi, chi più di tutti ne pagherà il maggior prezzo emotivo?
Le dinamiche affettive che ruotano nella vita di una persona minore di età nella fase infantile lasciano segni indelebili, destinati ad essere sopportati per tutta la vita; in questo caso sono state messe in dubbio nel cuore e nella testa di questa piccola ogni radice di nascita, di svezzamento, di crescita, di affetto, di sostegno. Praticamente di tutto.
E pensare che l'”incidente” determinativo di questo autentico scempio umano fu quello di aver fatto piangere la bimba in macchina “davanti casa” per soli quattro minuti e soltanto perché il padre era rientrato velocemente per far scaldare il latte per la sua bimba; incredibile pensare che con una sorsata di latte freddo la sua vita poteva essere completamente diversa, ovvero semplicemente “normale”
I vicini di casa, denuncianti privi di cuore e senza un minimo senso di solidarietà, meriterebbero forse le stesse indagini da parte dei servizi sociali nelle loro case, quantomeno per capire che tipo di figli hanno cresciuto a loro volta per cercare di comprendere le ragioni di un così elevato tasso di insensibilità.
Questa coppia di Monferrato, oggi davvero più invecchiata per la devastazione psichica determinata dalla loro terribile storia personale che non per il passare dei lunghi anni di attesa processuale, ha finalmente la possibilità di ringiovanire per poter recuperare il prezioso tempo perduto.
E il “come” lo spiega con ilarità l’ottimo Jacques Paradis nel suo libro “Qualche buona ragione per non sparare sui vostri genitori”, ove nel paragrafo intitolato “Come perdonare i genitori troppi anziani” afferma che i bambini non hanno la percezione dell’età allo stesso modo degli adulti perché quando poi crescono si accorgono che quei “vecchi” genitori non sono poi così tali. Tornando infatti essi ormai “da grandi” nelle case in cui sono vissuti con loro, sembra loro tutto più piccolo. Ma è solo perché sono semplicemente “cresciuti”; quindi perché mai la mamma e il papà sembrano adesso più giovani?
Elementare: lei ha ritrovato il tempo di andare dal parrucchiere e lui quello per poter nuovamente giocare a tennis.
Scrivi