La nostra rubrica di Roma scordata, ovvero dimenticata e stonata rispetto a quello che ci dovremmo aspettare come capitale, raggiunge oggi la ventesima puntata. Per questa occasione vogliamo parlarvi di una zona di vero abbandono e potenziale rischio: Riva Ostiense, ovvero un tratto di lungotevere che si diparte da via del Porto Fluviale. Ma anche la riva opposta, Lungotevere Vittorio Gassman.
Quello che si trova su Riva Ostiense è un vero mosaico di archeologia industriale: infatti lungo tale strada, che non ha sbocchi, vi si trova a destra il fiume e a sinistra una serie di luoghi una volta operosissimi, con centinaia di operai. Vi erano la Centrale Montemartini dell’Acea, il Gazometro, e numerose fabbriche con attrezzature e capannoni industriali. Ma questo era nel 1960.
Gradatamente le fabbriche hanno chiuso o si sono trasferite e il posto è stato completamente abbandonato. Vi si trovano carcasse di auto incendiate, un mercatino dell’usato, squallido per la pochezza delle merci in vendita, pochi avventurosi che corrono o passeggiano. Vi è anche una pregevole costruzione inizio novecento, ove furono girate diverse puntate de “I Cesaroni”, lo sceneggiato che durò per ben sei anni sulle reti Mediaset, ora completamente abbandonata e in stato di pericolo.
Inoltre sulla destra in mezzo ai canneti si può scendere sul greto del Tevere. E lì sembra di stare in un altro mondo: tende e baracche di povera gente, sia di colore che bianca, che conducono una vita al limite della decenza, sicuramente nella sporcizia e senza alcun controllo sanitario. Raro vedere una pattugli di polizia o carabinieri, ed ancora più rara una auto della polizia municipale. Va detto che in caso di piena del Tevere tali abituri verrebbero spazzati via proprio perché a meno di un metro dal fiume.
La giunta Veltroni aveva attenzionato quest’area ed aveva deciso di trasformarla in parte in edilizia popolare ed in parte per il ripristino di alcuni siti onde creare dei musei di archeologia industriale. Ma la giunta “cadde” e in seguito nessuno si occupò dell’area, salvo che in maniera marginale.
Non ci dovremo stupire se poi in questa zona dovessero avvenire episodi di violenza, spaccio o qualcosa di più grave, in un luogo ove vive il massimo degrado e un livello di pericolosità come pochi a Roma. Le condizioni igeinico-sanitarie dovrebbero impensierire i nostri amministratori capitolini o le Asl di competenza. Ad esempio sotto il ponte della Scienza vi è uno spazio trasformato in camera da letto, con materasso e specchio, emblema del degrado massimo del luogo e della indigenza e disperazione dei tanti senza tetto che come fantasmi si aggirano nella città di notte.
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