Il Giubileo della misericordia è alle porte ed il grande evento cattolico, pubblicizzato dal Governo alla stessa stregua dell’Expo, seguendo questo filo logico dovrebbe essere finanziato nei minimi dettagli affinché tutto risulti perfetto.
Sarà per la crisi, sarà perché di turisti effettivamente non se ne vedono ancora tanti, sarà per il timore delle minacce terroristiche, di cambiamenti a Roma se ne vedono pochi.
C’è da capire dunque se manca la volontà o se mancano i soldi per affrontare le spese necessarie.
A poche ore dalla caduta di Marino sono stati trovati 500 milioni di euro, cifra che potrebbe farci uscire dallo stallo del “che famo?”, eppure pare che molti di questi soldi siano impantanati chissà dove (chissà per qualche strano motivo) e si vocifera che potrebbero essere destinati più per foraggiare le lobby che ingrassano sulla spesa produttiva che per rendere la Capitale all’altezza dell’evento.
Se ne sono accorti un po’ tutti a dire il vero, tanto che a Roma si vive un “clima esplosivo” come hanno dichiarato alcune sigle sindacali.
Desta soprattutto timore la situazione urbanistica, con strade non attrezzate, quartieri centrali che soffrono a causa della ridotta viabilità e mezzi pubblici al tracollo.
La logica della coperta corta, soluzione proposta ovviamente dalla politica e applicata alla lettera dagli zelanti amministratori, ha portato sul piede di guerra chi dovrebbe per primo oliare e garantire il regolare funzionamento della macchina cittadina: dagli operatori dell’Ama, agli autisti dell’Atac, fino ai vigili che minacciano “la paralisi totale del traffico”.
Ai lavoratori si chiedono continui sacrifici, ma le retribuzioni stagnano e si assiste pertanto ad uno scollamento tra direzione e operatori, tanto che in pochi hanno garantito di prestare servizio straordinario durante l’Anno Santo.
Basterebbe solo quest’argomento per far comprendere che le mancate trattative potrebbero trasformare il sogno del Giubileo in un vero e proprio incubo. Ma c’è di più.
Entriamo nel dettaglio analizzando uno dei quartieri più a rischio, ovvero Cavalleggeri un quartiere che vive abbarbicato tra centro Storico, Gianicolo, Trastevere e… San Pietro.. Il più bello del mondo, no? Ci vengono da dovunque. Eppure…
Come afferma Roberta Gasparetti, attrice, doppiatrice e scrittrice, che vive nella centralissima zona di Porta Cavalleggeri “Oggi non è un quartiere. E’ un parcheggio a cielo aperto per non residenti. La Gregorio VII ormai è un strada a una corsia, abbiamo NCC e auto in doppia fila costante davanti al ristorante di grido. E davanti al semaforo. Problemi? Solo per i residenti, che non contano. Ormai siamo abituati a veder ridotta una strada spaziosa con tanto di corsie preferenziali all’interno – la prima di Roma – ridotta a un vicolo, da Largo Micara in poi. Pensa a via delle Fornaci dove c’è un teatro storico, perennemente intasata dai taxi e NCC in doppia e terza fila. Pensa a Monte del Gallo, dove non esiste raccolta differenziata, uno dei pochi borghi rimasti a Roma, il Clivo è una salita di sampietrini, in cima c’è Lago Terrione con la cattedrale ortodossa di Santa Caterina d’ Alessandria… sempre invasa dall’immondizia, i contenitori sono piccoli e traboccano di rifiuti. Sempre, ogni giorno dell’anno. Nessun contenitore su strada per la raccolta differenziata, gli eroi che vogliono farla si incollano plastica vetro e carta fino ai punti di raccolta – pochissimi – sotto la ferrovia.
Pensa ad un giardinetto dove ci hanno messo due tristissime giostre ma dove vivono dei senzatetto (ogni tanto spariscono, ma poi tornano, oppure dentro la stazione…) Loro sono senza casa, noi senza un giardinetto, l’unico. Pensa a servizi igienici pubblici che non esistono – l’unico di fronte a San Pietro gestito dall’AMA è chiuso, e comunque dovrebbe aprire solo il mercoledì per qualche ora. Pensa al tunnel di Cavalleggeri, chiuso tutte le sere dalle 20.45 “per ragioni di sicurezza”, da ben prima degli attentati di Parigi. Pensa a Largo Micara, parcheggio dei bus turistici, senza un servizio igienico, senza un punto ristoro, cose chieste e richieste migliaia di volte, con autisti e turisti che orinano nelle bottiglie di plastica. (visti personalmente) che poi si lanciano dietro la siepe. Dove l’AMA non pulisce, l’Agenzia per la mobilità tanto meno, e i rifiuti si accumulano e ci vivono persone, ci vive la gente in quella casette di via del Gelsomino.
Bus turistici che restano a gas acceso vomitando scarichi in faccia agli esseri umani in qualsiasi punto del quartiere. Pensa alla Fattorietta, una vera e propria fattoria urbana, dove Orietta può portarvi a vedere la sporcizia dietro la siepe di Largo Macina che nessuno pulisce, tranne qualche cittadino – eroico anche lui – che certo non si vede ridotta la Tarsu per questo. E non parliamo dell’eterna contesa per Parco Piccolomini che un pugno di cittadini agguerritissimi continua a difendere, di Monte del Gallo dove ci sarebbe il divieto di accesso ai pullman ma il cartello è stato divelto perché in cima c’è “tra Noi” albergo gestito dalle suore – suore e preti gestiscono praticamente tutto – e non sia mai che pellegrini e ospiti facciamo la strada a piedi. L’ unico a rispettare quel divieto desaparecido è l’ATAC, il 34 è una navetta.
Pensa ai cassonetti avanti al Carrefour, dove regolarmente banchettano i gabbiani. Al mercato di San Silverio a cui nessuno ha voluto trovare una soluzione. Pensa all’enorme albergo/Centro commerciale accanto alla Stazione, concessione di oltre dieci anni fa, rinnovata per 3 volte per cui non più valida, lavori eterni che sventrano un quartiere per camere d’ albergo attaccate ai binari di Stazione San Pietro che è del tutto illegale, ormai, fuori tempo massimo. Pensa al Giardinaccio, locale abbandonato che non si può toccare, lavori di ristrutturazione, ampliamento, restauro, creazione di nuovi appartamenti, allargamento degli alberghi… un enorme parcheggio abusivo, un dormitorio gestito da suore e preti che hanno sacrificato anche una scuola e l’hanno trasformata in hotel (decisamente più redditizio).
Pensa che in realtà ci guadagnerà solo la curia, l’opera romana Pellegrinaggi e che noi, tra breve, non ci muoveremo più. Ogni mercoledì, domenica e festa comandata – quando c’è il Papa e non è in giro per il mondo – si ripete la stessa pantomima, e in realtà al quartiere, alla città, non viene in tasca niente.
Pensa ai ragazzi, alle donne, ai semplici residenti della zona che non hanno una posto dove incontrarsi perché non c’è un cinema, non c’è una biblioteca, non c’è uno spazio di coworking o culturale, non c’è niente, e di progetti ne esistono, anche di bellissimi. Niente. Pensa a un cinema come il Gregory che dovrebbe rientrare nel decreto Franceschini e quindi essere protetto nella sua destinazione d’uso culturale.
Non so, potrei andare avanti ancora. E ancora. E ancora.
Un gioiello a ridosso del Centro Storico e a fianco di Trastevere. Far west per pullman, taxi e noleggio, abusi di qualunque tipo. Illegalità come pratica naturale perché “tocca arrangiasse”. Abbandonato, sporco, incazzato per tante cose… senza spazi, senza cultura, senza niente. Come la maggior parte di Roma, giusto? Però stiamo di fronte a San Pietro eh… che te lamenti a fa’”
Insomma ancora una volta la politica propone una comoda via di fuga alle sue carenze. Così pur di non ammettere i propri errori si corre a destra e manca, si nominano commissari e super commissari, si addossano le colpe agli “altri”, ognuno continua a vivere comodamente nel proprio “io”… e dei problemi della città?
di Simona Mazza
Nella foto, le Mura vaticane a Porta Cavalleggeri: commons.wikimedia.org
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