Rome is my Runway arriva alla terza edizione – la prima dopo il lockdown -, e in occasione della fashion week capitolina porta dodici designer in passerella. Con cadenza giornaliera, dal 15 al 17 settembre 2020, il format collettivo promosso da Altaroma, dopo un’attenta selezione su territorio nazionale, accende nuovamente i riflettori sulla moda emergente italiana. Un appuntamento phygital: in presenza, dallo storico e fastoso Palazzo Brancaccio, headquarter ufficiale della manifestazione, e in live streaming sulla piattaforma Digital Runway, consultabile on demand.
Con la presentazione della linea Primavera Estate 2021, per alcuni nomi, il collective show rappresenta un esultante ritorno in calendario, per altri invece, la realizzazione di un sogno nel cassetto: quello di sfilare per la prima volta durante la fashion week. Presenze e ambizioni che, considerando il momento così delicato, alla fine si avvalorano.
Dal primo appuntamento, alla chiusura della kermesse, in ordine cronologico: ecco i designer in passerella.
Rome is my Runway #day1
Salvatore Vignola
La voce polifonica di Mango con la sua Mediterraneo avvolge la selezione di Salvatore Vignola, mente creativa dell’eponima label. Con Melina, collezione PE 2021, lo stilista lucano sfila tra le mura di Palazzo Brancaccio, snocciolando una visione di moda sartoriale e folcloristica, capace di condurre la mente tra poetiche suggestioni e luoghi del passato – in balia dei ricordi d’infanzia più intensi. Dalla passione per gli abissi e le creature marine, alle corse tra le rovine del Monastero di Santa Maria dell’Aspro, alla ricerca del monachicchio, lo spiritello dispettoso dal cappello rosso, che secondo la credenza popolare, rappresenta l’anima di un bimbo morto prima del battesimo.
Le creazioni Vignola si collocano così tra misticismo ed esperienze; dal giorno alla notte, un twist piratesco calca sull’attitude avventuriera del brand, alla ricerca di una femminilità leggiadra e peperina. I foulard in seta stampata – da una collaborazione con il textile designer Claudio Aritzu -, con bordature sporty logate contornano la silhouette, fasciano il capo, decorano la spalla di un trench in gabardine. Agili svolazzi che all’improvviso si trasformano in un top asimmetrico, abbinato a tessuti innovativi come il tulle di soia dei deliziosi decori, e il denim di canapa del pantalone iper sfrangiato.
Il pret à porter di Salvatore Vignola è pittoresco, dinamico e consapevole. Con un occhio al passato, l’altro al presente, in un crescente senso di responsabilità per le tematiche ambientali, il designer immagina il futuro: “Se dovessi scegliere un’epoca, sceglierei il futuro, un futuro il più lontano possibile; sono convinto che dopo di noi ci saranno altre 1000 meravigliose epoche di cui vale la pena parlare”.
Sartoria74
Francesca Ciccarelli torna nel format Rome is my Runway, con una parata di abiti sartoriali tagliati con precisione certosina. Le note dark pop di Billie Eilish fanno da soundtrack alla PE 2021 di Sartoria74. Il brand nato nell’ottobre del 2018, è la grintosa evoluzione della bottega, dove la Ciccarelli all’età di 13 anni inizia a lavorare. “Mamma, non m’importa niente di studiare, io voglio fare i vestiti” racconta la stilista, ricordando lo scompiglio, che la visione di Donna sotto le stelle portava dentro sé, durante le serate in famiglia davanti al televisore.
Oggi la sarta di Giugliano, piccolo comune partenopeo, fa del concetto di smoking la sua valvola di sfogo: il maxi blazer dress, la cappa smoking, il kaftano in una sovrapposizione imperiosa. Androginia e femminilità sono centellinate, dietro una visione pulita e minimal. Le linee carezzano le forme, lasciando ai colori – e a qualche simpatica mascherina -, l’ilarità tipica della bella stagione. Aurora pink, nero e carta da zucchero, seguitano in una sorta di color blocking deciso. Le proposte di Sartoria74 escono dal concetto statico di cerimonia, e mantenendosi a dovuta distanza da pazze fantasie o improbabili match, diventano più urbane anelando un power dressing piacevolmente edulcorato.
Andrés Romo
La tambora esplode festosa sul défilé finale: “Ho scelto questa chiusura allegra, sia per rimanere sulla mia anima messicana e sia perché mi sembra troppo divertente” spiega Andrés Romo, designer emergente che lo scorso 15 settembre durante la Roma Fashion Week, realizza il sogno di sfilare in passerella. Dopo gli studi a Culiacán, Sinaloa, presso l’Universidad Casa Blanca, il lavoro come illustratore di moda e le collaborazioni con diversi brand internazionali, Andrés Romo approda a Milano con un progetto personale. Per l’esordio dal format collettivo, sfila con Tambora, la collezione PE 2021 che si ispira alla musica, e al folclore messicano (la tambora è un tipo di grancassa con un suono molto forte, e fa spesso da apripista in una banda). Ad aprire lo show, invece, un completo iper femminile dall’aura vintage, composto da una camicia floreale con maniche a tre quarti, e una gonna bianca a ruota con taschini frontali. Duchesse, tulle doppiato, taffetà di seta, per Romo, la donna deve essere romantica e femminile, e molto spesso la scelta dei tessuti oltre che dalla qualità (i materiali sono tutti made in Italy al 100%) è influenzata dalla presenza di trame floreali. Tambora è leziosa e bon ton, e a un certo punto prende carattere: un’armonia volutamente accesa da scintille glamour e dal tocco fluffy dei dettagli.
Roni Studios
Mente creativa del brand Roni Studios è la giovane Roni Dagan, una designer emergente di origini israeliane che dopo gli studi presso l’Istituto Marangoni di Milano, fa il suo esordio nel fashion system con un progetto personale. Un approccio dichiaratamente etico e ambientalista, dalla ricerca e selezione delle materie prime – necessarie alla produzione del tessuto -, fino alla realizzazione del capo stesso.
La sede fisica del brand è Milano, mentre l’animo “caotico e contradditorio” è quello di Tel Aviv, sua città natale. Durante la summer edition della Roma Fashion Week, Roni Studios sfila con Transform, dieci proposte inedite per la Primavera Estate 2021. La linea ha uno stile minimal e contemporaneo. Tagli geometrici e sovrapposizioni over sono senza orpelli, all’insegna di una delicata destrutturazione. A parte il fucsia e il nero, i colori sono polverosi e ton sur ton: una palette studiata a rimarcare l’approccio essenziale della collezione. Feticcio da passerella? Una palla di legno, portata dalle modelle con senso di riguardo, quasi pontificando su un’improvvisa rivelazione – magari necessaria ad alimentare la speranza in una sorta di armonia multiculturale.
Rome is my Runway #day2
DassùYAmoroso
Come lampi e fulmini a ciel sereno, la seconda giornata di Rome is my Runway, si apre con I AM AN ALIEN, collezione PE 2021 del duo creativo DassùYAmoroso, che a distanza di un anno ritorna a sfilare in Capitale. Stefano Dassù e Pasquale Amoroso uniti dal logo del brand – la Y stilizzata (che in spagnolo corrisponde alla congiunzione e) -, dal Garden di Palazzo Brancaccio presentano una linea dirompente e gender fluid, con l’obiettivo di celebrare l’unicità, senza barriere, senza confini. Una visione cervellotica che partendo da un approccio ribelle, pare studiarsele tutte pur di arrivare all’inclusione. Alienarsi, secondo la coppia, permetterebbe di venire a contatto con il proprio essere autentico; un’entità libera e forte che non sente l’esigenza di omologarsi per arrivare all’accettazione. Note psichedeliche e battagliere tengono dunque testa a una parata di dieci look dall’anima street-punk. Il non colore per eccellenza assume un’accezione positiva, per via del messaggio di cui si fa carico. Pelle verniciata, maglie a rete, nylon tecnici, cinghie sadomaso, tra lucentezza e trasparenze, il nero è improvvisamente illuminato dal verde fluo, vitaminico legante cromatico che colora anche le mascherine, accessorio chiave che stuzzica la sensibilità contemporanea, ridestando le coscienze.
Ellementi
“29 febbraio dell’anno bisesto, tanto atteso, tanto sfortunato. Barricata in menteria, privandomi di qualsiasi altra forma di pensiero, mi pongo un incitamento: agiamo insieme!”. Questo il retropensiero della label emergente Ellementi; parole sentite che fanno da incipit alla presentazione PE 2021 dello scorso mercoledì 16 settembre. Il brand nasce qualche anno prima, cruccio di Lisa Tigano, che dopo gli studi allo IED di Milano e una serie di collaborazioni con diverse aziende di moda (tra cui Philip Plein, Giovanni Cavagna e Comforbreakfast) – decide di fondere nel nome Ellementi, le sue iniziali e la parola mente, studiando poi anche il termine “menteria”, usato dalla designer per localizzare lo spazio in cui lavora la sua mente.
Insieme, Cogli l’attimo, Ricordi: dietro un lettering suggestivo, il richiamo collettivo etichetta alcune uscite in passerella. Uno streetwear sartoriale, construito a suon di colori a blocchi e tagli a vivo. Le tute in denim scuro hanno una finitura sfilacciata, bordature riprese dagli zoccoli di legno in stile Japan. Un approccio minimal e concettuale che evita ghirigori, e partendo dallo studio del corpo – con tutti i suoi pregi e difetti -, ragiona sulle conseguenze: evitare di preoccuparsi delle proprie diversità o usare gli abiti per nascondersi? Ergo: non ci resta che agire, insieme.
Francesca Marchisio
Proprio come si è solito concludere uno show, arriva l’entrata collettiva – in fila indiana. E quasi non volendo disturbare, Francesca Marchisio, cervellotica designer piemontese, calca la passerella leggera ma con piglio spedito. Dopo gli studi linguistici e un percorso alla Marangoni, la stilista emergente giunge alla sua quarta collezione. Weareallinfinity, scritto tutto d’un pezzo, è il titolo della linea PE 2021. Un lavoro partorito durante il lockdown che, partendo dalla famosissima opera di Luigi Pirandello Uno, nessuno, centomila, prova a snocciolare in abiti, intense riflessioni sulla rinascita e sulla miriade di possibilità che la vita ci para davanti. “I capi sono sostenibili e soprattutto reversibili – spiega la Marchisio -, studio sempre un modo per unire gli opposti, e la reversibilità secondo me, è la via giusta per far quadrare cose che sono diverse tra loro”.
Una moda contemporanea e rilassata, dove i trench più classici sembrano destrutturarsi: da un lato sono minimal e super basic, dall’altro multicolor, ma nel complesso sempre in equilibrio, quasi alla ricerca di un’armonia fra yin e yang. Così la casa vissuta in quarantena diventa un accessorio/scultura – grazie alla collaborazione con l’artista José Demetrio Pena -, ma anche un decoro reversibile su capi in lino canapa, racchiudendo il concetto ambivalente tanto caro alla designer: protezione e voglia di evadere. All’esterno di un maxi abito con coulisse, la casetta homemade nei toni naturali sembra un rammendo e trasmette calore e accoglienza; all’interno, invece, il ricamo si colora di blu e nero, e ha un impatto forte, trasmettendo un folle e quasi vangoghiano desiderio di evasione.
Chiara Perrot
Che cosa porteresti in valigia per tre giorni in Grecia? A un forte desiderio di vacanza, dal Garden di Palazzo Brancaccio, risponde Chiara Perrot, eponima label partenopea. La musica tropicale del duo francese Polo & Pan, prova a condurre la mente altrove, dove l’ispirazione può essere Saint Tropez, Capri o Porto Cervo, ma alla fine poco importa, perché il mood vacanziero, insieme a quel piacevole senso di benessere, libertà e leggerezza arrivano in pieno. “L’anno scorso ho fatto una vacanza a Koufonissi – ricorda la designer -, di fronte avevo Keros, un’isola disabitata e protetta. Una terra ricca di magnetismo terrestre, e dove all’improvviso mi sono ritrovata felice sempre. Sembra impossibile e ancora mi chiedo se era verità o suggestione”.
Con Mediterranea, Chiara Perrot esprime quel desiderio di tornarci un’altra volta e magari verificare anche i suoi dubbi. Per l’occasione sceglie materiali certificati, mussola di cotone e jacquard, mentre le stampe sono riprese dai monili di Mykonos, quelli di Little Venice. Una produzione semi sartoriale, briosa e leggera, dove i dettagli sono over e misurati – dai ricami in paillettes ai fiocchi che cingono la vita -, e con nonchalance fanno gioco all’estate, centellinando una calda rilassatezza che fa subito bramare di mollare la qualunque, e partire.
Rome is my Runway #day3
Morfosis
Nato nel 2004, il brand prende il nome dal greco μορφή (morphé), e significa forma. Alla direzione creativa c’è Alessandra Cappiello, stilista romana che fa del concetto di mutamento, la sua ossessione. Una doppia anima, quella della designer: da un lato il rigore, forgiato da una maturità classica e una laurea in legge; dall’altro la leggerezza, frutto di uno spassionato trasporto per l’arte, e l’adorazione per Anna Grauso, la sua amata nonna pittrice. Per l’ultima giornata di Rome is my Runway, la Cappiello presenta Imperfezione 6, continuando l’indagine su quelle imperfezioni, che alla fine diventano peculiarità, in un universo in cui è assolutamente vietata l’omologazione. Protagonista di una sorta di evoluzione naturale, meccanismo incontrollabile che porta al cambiamento, la donna Morfosis ha una personalità pungente, consapevole e nostalgica grazie a calde contaminazioni cromatiche. La femminilità è in primo piano, gli abiti a tunica sono over e indossati con pants bordati di piume, dettaglio fluffy che la Cappiello adopera con ironia, e qualche volta puntando a smorzare rigore e rigidità.
Maria Sapio Knitcouture
Secondo gli antichi Romani, nel nome della persona è indicato il proprio destino; e la frase nomen omen tradotta dal latino significa appunto “il nome è un presagio”. Semanticamente e per derivazione etimologica, si potrebbe dunque fantasticare su Maria Sapio, giovane designer italiana, che dopo gli studi al Polimoda di Firenze, si dedica alla creazione del suo brand, per modellare ogni capo, dietro un tocco sapiente e pregno di rispetto. Anima, linea PE 2021, presentata lo scorso 17 settembre, si apre con una didascalia zen, presa in prestito da Albert Einstein “Look deep into Nature and then you will understand everything better”. Un’esortazione che tramette calma e benessere, invitando alla contemplazione. Da filati sostenibili, il knitwear si eleva a couture, contornando la femminilità con sensualità e romanticismo, e non diventando mai stucchevole. Virtuose lavorazioni crochet si dipanano in ghirigori, geometrie, increspature, a riprova di un’abilità certosina. Maria Sapio Knitcouture ha un equilibrio stazionario, meditativo, come espressione d’arte richiede il suo tempo, sfiora l’anima e inevitabilmente lascia qualcosa.
Valentina Poltronieri
Sotto l’hashtag #iosonozanzibar, e sotto il cielo stellato della Capitale, la designer italiana Valentina Poltronieri, presenta la linea PE 2021. Un womenswear caleidoscopico e brillante cha ha tutta l’aria di propagare entusiasmo. L’eponima label nasce 2017, e si distingue subito per una visione energica, calcata a sua volta da una serie di riferimenti culturali che la designer rievoca da esperienze personali, e da una serie di viaggi intorno al mondo. Lo stile etnico definisce le trame e i cromatismi della collezione, riscaldando il twist street delle proposte. Simpatiche stampe all over ed emozionanti skyline tribali – dal verde delle foreste all’arancio caldo dei tramonti zanzibarini -, definiscono un pret à porter dalle linee pulite e femminili, plasmato da una forbita selezione di materiali di alta gamma.
Feelomena
Con un elegante colpo di coda, e al ritmo di Miss Kittin che canta la vita come sua “teacher” personale, le proposte PE 2021 di Feelomena calcano la passerella con disinvoltura. La mente creativa è Filomena Saltarelli, stilista emergente con alle spalle un percorso di studi allo IED, e una laurea presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa (Belgio).
L’approccio della label, nata a Torino nel 2014, è minimalista, sia nei colori che nel design. A parte i toni scuri del grigio, il nero, infatti, è la sfumatura predominante in tutta la collezione. Le linee sono pulite, essenziali, e i pezzi non sono mai scontati, complice il gioco misurato di intagli su giacche sartoriali e su pantaloni all’altezza della caviglia, e di spacchi sensuali che su tuniche gessate, quasi monacali, partono dall’osso iliaco, reggendo il gioco alla sensualità. Un dressing down sofisticato che ruba dalla quotidianità l’aspetto pratico e dinamico, e tra artigianato e materiali pregiati – 100% italiani -, fa di Feelomena un’affascinante versione di moda contemporanea.
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