San Paolo, il patrono dimenticato

san paolo

San Paolo. Il 29 giugno si festeggia la sua ricorrenza, insieme a quella di San Pietro, essendo entrambi i compatroni di Roma. Qui sarebbero stati martirizzati, tra il 64 e il 67 d.C. Il galileo crocifisso – sembra – a testa in giù; l’apostolo “delle genti” decapitato. Nella chiesa di Santa Maria del Popolo vi sono due eccezionali quadri raffiguranti i compatroni, dipinti dalla mano inimitabile del Caravaggio. Posti uno di fronte all’altro, il primo quadro raffigura la crocifissione di Pietro. Il secondo la conversione di Saulo (Paolo).

Nell’immaginario collettivo, tuttavia, Pietro è sempre un gradino avanti al nativo di Tarso. San Paolo, anzi, è spesso ignorato come compatrono di Roma. Certamente, il pescatore di Galilea è stato il primo Papa. Essendo stato Gesù stesso a “incoronarlo” con le parole: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Ma in tale carica non fu insediato a Roma, bensì in terra d’Israele. Anzi, qualche studioso amante dello scoop ha ipotizzato addirittura che Pietro, a Roma, non abbia mai messo piede.

La presenza di Paolo nella Capitale dell’Impero è invece ampiamente documentata. Non si può escludere che Pietro, all’epoca ancora Vescovo di Antiochia, abbia deciso di trasferirsi a Roma proprio su invito di Paolo. Non si comprende, quindi, per quale motivo i Romani abbiano messo Paolo in secondo piano.

San Paolo era cittadino romano dalla nascita

San Paolo giunse a Roma intorno al 60 d.C. In precedenza aveva già effettuato tre viaggi “apostolici” in Asia Minore e in Grecia. Era stato arrestato a Gerusalemme a seguito di alcuni tumulti sorti dopo una sua predicazione. Condotto di fronte a un magistrato per essere flagellato, si era opposto asserendo di essere cittadino romano. Lo era infatti dalla nascita, pur essendo originario da una famiglia ebraica residente a Tarso.

Il magistrato – che invece la cittadinanza romana se l’era comprata – non trovò di meglio che inviarlo a Roma, per essere giudicato dall’Imperatore. Che, all’epoca, si chiamava Lucio Domizio Enobarbo, meglio conosciuto come Nerone. Il viaggio di San Paolo fu alquanto travagliato. Investito da una tempesta, toccò terra a Malta, salvandosi da un naufragio. Poi fu inviato in Italia – sempre in catene – dove sbarcò a Pozzuoli.

I napoletani si ricordarono di tale evento nel 1963, quando gli dedicarono il nuovo Stadio, realizzato proprio da quelle parti. Anche se, qualche anno fa, preferirono intitolarlo a un certo Diego Armando Maradona.  Infine giunse a Roma, percorrendo la Via Appia.

Secondo Santo Mazzarino San Paolo capì l’Impero romano meglio di Seneca e Nerone

Santo Mazzarino, per anni titolare della cattedra di Storia romana alla facoltà di lettere e filosofia della Sapienza di Roma, espose un interessante punto di vista. Secondo Mazzarino San Paolo fu un personaggio di statura tale che: «capiva i problemi dell’impero meglio dell’imperatore Nerone o del senatore Seneca». In particolare, Paolo di Tarso capì l’inquietudine spirituale che percorreva, all’epoca, l’intero Impero romano e non solo la Giudea.

Nella sua opera “L’Impero romano” Mazzarino sostiene che San Paolo abbia intuito la grande opportunità che si offriva al cristianesimo di risolvere tale inquietudine. Scelse lo strumento dell’Impero per l’affermazione al mondo della religione cristiana. Costruì in tal modo i presupposti per la sua trasformazione. Fu il regista principale della cristianizzazione dell’Impero romano.

La lettera di San Paolo ai Romani

L’atto decisivo della rivoluzione spirituale paolina fu, secondo lo storico, la lettera ai Romani (57-58 d.C.). Con essa, San Paolo scrive alla prima comunità cristiana di Roma: «Ogni anima sia sottoposta alle autorità (civili) superiori. Non vi è infatti alcuna autorità che non provenga da Dio e quelle che ci sono, sono sottoposte a Dio». Con tale precetto, Paolo previene ideologicamente ogni possibile antitesi cristianesimo-impero romano. Andando addirittura oltre la laicità dell’evangelico: «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio».

Dopo le missioni paoline – secondo Mazzarino – le vicende dell’impero, di cultura ellenistico-romana, e quella del cristianesimo trovano punti d’incontro già a partire dal I secolo. Nel II secolo le due vicende spesso si confondono. Nel III secolo la storia dell’impero è ancora romana nella forma ma sempre più cristiana nella sostanza. Tutto ciò, nonostante le persecuzioni, di gran lunga più blande di quanto è stato tramandato. Infine, dopo Costantino, l’Impero romano divenne cristiano.

Forse le ossa del Santo sono al di sotto della Basilica a lui dedicata

Non sappiamo l’esito del giudizio dell’Imperatore Nerone (se mai ci sia stato) nei confronti di San Paolo. La tradizione vuole che sia stato decapitato durante la persecuzione intentata dal despota contro i cristiani nel 67 o nel 64 d.C. L’evento sarebbe avvenuto nel cortile dell’attuale Abbazia delle Tre Fontane, sulla Via Laurentina. Narra ancora la Tradizione che tre stille di sangue provenienti del capo dell’apostolo abbiano generato le Tre Fontane di cui trattasi.

Il corpo del Santo fu poi tumulato in un cimitero esistente dove oggi sorge la Basilica a lui intitolata. La sua tomba divenne subito oggetto di venerazione. Una lastra tombale risalente al IV secolo è oggi posta proprio sotto l’Altare papale. Vicino al nome Paulus vi sono tre orifizi, uno rotondo e due quadrati. Quello rotondo è senza dubbio contemporaneo alla lastra. Esso è raccordato ad una piccola conduttura che ricorda l’uso romano di versare dei profumi nelle tombe. Una sonda in esso introdotta una ventina d’anni fa ha rilevato l’esistenza di alcune ossa al di sotto della lastra. Sono forse le ossa del Santo?

Foto di Robert Cheaib da Pixabay

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