Dunque il Festival di Sanremo è finito. La 67esima edizione del Festival si è chiusa con un giovane vincitore toscano, vincitore lo scorso anno delle nuove proposte: Francesco Gabbani.
Cinque serate infarcite di ospiti, ballerini, l’era Conti si è chiusa completamente, anche se Rita Pavone dalla sala dice alla coppia Maria-Carlo “non perdetevi“;
Ad aprire la serata il gruppo Ladri di carrozzelle, formato da artisti diversamente abili che da quasi trent’anni gira per l’Italia per dimostrare la capacità, con la musica, di superare ostacoli e pregiudizi apparentemente insormontabili.
A Fiorella Mannoia, secondo posto, va il premio per il miglior testo, interpretato alla sua maniera: molto coinvolta e coinvolgente. Non dimentichiamo che ha pur sempre tutte “noi”, le “dolcemente complicate” d’Italia dalla sua parte.
Siamo in tante, le “dolcemente complicate”, votiamo e facciamo opinione.
Ermal Meta arriva terzo ma vince il premio della critica. Artista interessante, da tenere in grande considerazione.
Abbiamo notato sui social che è piaciuto moltissimo, trovando “intenso”, “commovente” il suo brano autobiografico.
Forse perché Ermal viene da una band indipendente (La Fame di Camilla) e alcuni gli sono affezionati, lo stimano e lo apprezzano da tempo. La musica “indie” ha sempre molto fascino. Proprio per questo motivo, se non fosse stato presentato al Festival, le radio probabilmente non lo avrebbero mai passato. Le radio passano ormai tutto quello che è “commerciabile”, “monetizzabile” e “orecchiabile”. Dal punto di vista personale, di chi scrive, rimango convinta che se lo stesso brano lo avesse presentato uno dei tanti Amici di Maria, il 99% dei ragazzi non lo avrebbe preso in considerazione.
Ha vinto Francesco Gabbani, con una canzone dal testo ironico, dissacrante, molto orecchiabile, “Occidentali’s Karma“. “Gabbani è tipo un Battiato pastorizzato a cui hanno tolto tutti i contenuti e la genialità“, questo uno dei tanti commenti presenti sui facebook che ci hanno fatto sorridere.
E ancora:
“Grande Francesco! Preparati ai tuttologi del web che verranno a dirti che il testo è privo di significato“; “hai dato una manata con un guanto di seta, anzi con un vestito da scimmia. D’altronde in Toscana siamo fatti così, ridendo e scherzando si dice la verità…”
“Sembra uno che ha scelto di prendere tutta la parte “estetica” di Battiato, compresi i termini, svuotandola di significato e rendendola di plastica, vuota, carina, divertente e inoffensiva“. Ma sarà davvero così? Noi lo abbiamo trovato molto spiritoso, ironizzando sui mali del secolo, la superficialità e l’egocentrismo.
La definizione migliore, comunque, l’hanno scritta e sintetizzata tra i commenti, in posta: “È un Battiato di soia“.
Dopo il balletto-tormentone dello sponsor con la voce di Mina e il ballerino per cui tutti impazziscono, mentre registriamo le proteste e i disagi che i lavoratori Tim stanno vivendo sulla propria pelle per “le conseguenze disastrose di politiche del lavoro che non tutelano gli individui e li lasciano in balia delle decisioni manageriali” – come da nota – ricordiamo un sempre-verde Marco Masini, il bravo Sergio Sylvestre, la sempre amata Paola Turci, mentre Zucchero lo abbiamo ritrovato come ospite, per cantare “Partigiano Reggiano” e “Miserere” (con la voce di Luciano Pavarotti in un video, accolto da grandi applausi). Curiosa accoglienza trionfale da parte di un Festival e di una platea, quella appunto Sanremese, che trent’anni fa non lo aveva certo trattato bene, tanto per fare un eufemismo.
Di Bianca Atzei con “Ora esisti solo tu”, ricorderemo soltanto l’apparizione di Max Biaggi (chi scrive è tifosa di Valentino Rossi, quindi la dice tutta).
Premio alla carriera, Rita Pavone “Gianburrasca”
Vogliamo ricordare per ultima Rita Pavone con la sua splendida “Cuore” e l’omaggio di tutta la sala, vincitrice del premio alla carriera, meritatissimo. Metteremmo tutti la firma per arrivare a 72 anni pieni di energia e con voglia ancora di emozionarci ed emozionare.
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