Una graziosa canzone del primo Battiato accompagna il viaggio nell’alta laguna veneta, e suggerisce di fare “Scalo a Grado”: sospesa tra la terra e il mare, Grado sorge in mezzo alla più settentrionale delle lagune dell’Adriatico; è un importante centro turistico e termale di 8 mila abitanti, noto anche come “Isola del Sole” e – per la sua storia molto particolare – la “Prima Venezia”.
I primi insediamenti risalgono alla metà del V secolo, quando una parte della popolazione si rifugiò sull’isola per sfuggire alle orde degli Unni di Attila. In epoca romana la città era nota come “ad Aquae Gradatae”, primo centro portuale per favorire l’ingresso delle navi nel fiume Natissa; in quel periodo il territorio di Grado era attraversato dall’importante Via Gallica. Dopo l’invasione dei longobardi Grado aumentò la popolazione, acquisendo un ruolo politico e religioso di primo livello, come testimoniato dalle sue maestose basiliche paleocristiane: Sant’Eufemia fu costruita su di una chiesa preesistente (basilichetta di Petrus, i cui resti sono all’interno dell’edificio); è del V secolo dallo stile semplice, lineare e severo esaltato dai mattoni chiari a vista, dedicata alla Santa martire di Calcedonia (attuale quartiere di Istanbul);
La prima edificazione di Santa Maria delle Grazie risale alla metà del V secolo; poi è stata riedificata alla fine del VI secolo, a un livello rialzato di circa un metro.
Anche il Santuario della Madonna di Barbana è del VI secolo (l’isola di Barbana, a 5 Km da Grado, abitata da una comunità di frati francescani); l’originaria chiesa venne edificata – come ringraziamento per aver salvato la città da una violenta mareggiata che minacciò Grado – nel luogo dove un’immagine della Madonna era stata trasportata dalle acque.
L’isola lagunare di Grado venne fortificata; prese il nome di Nova Aquileia e restò nell’ambito della dominazione bizantina (il resto del Friuli era invece sotto il controllo dei Longobardi).
Con la crescita di Venezia (centro dominante delle lagune venete) inizio il declino dell’isola, e Grado tornò presto ad essere un povero paese di pescatori, per rimanere tale nei secoli successivi (apparteneva al Dogado, la stretta lingua di terra che si estendeva dal delta del Po a Grado, un insieme di lagune, canali e corsi d’acqua amministrati da Venezia).
Con la fine della Repubblica Veneta (1797) Grado passò al dominio austriaco fino al 1918; da questo periodo iniziò la riscoperta di Grado come stazione balneare, anche con frequentazioni illustri dell’isola (come come Freud e Pirandello). Nel 1936 Grado venne collegata alla terraferma con un ponte che la liberò dal secolare isolamento: rapida espansione urbanistica, opere di bonifica e di contenimento delle acque hanno favorito l’espansione e la frequentazione turistica.
L’isola di Grado ha numerosi chilometri di spiagge sabbiose; la laguna è caratterizzata dalla presenza dei ‘casoni’ (semplici abitazioni con tetto di paglia, utilizzate in passato dai pescatori gradesi); qui si può ammirare lo spettacolo della flora selvatica (tamerici, olmi, pioppi, ginepri e pini) e della fauna molto ricca, con notevole varietà di volatili (gabbiani, garzette, aironi, germani reali e rondini di mare).
Dal 1946 si tiene a Grado il Festival della Canzone Gradese, appuntamento di grande rilievo per la comunità locale, da sempre contraddistinta da una forte sensibilità nel conservare e tramandare le proprie tradizioni canore-musicali.
Il brano “Scalo a Grado” di Franco Battiato richiama anche un’altra località, ben distante da Grado: si tratta di Pieve di Cadore (BL), dove c’è la casa natale dell’illustre pittore Tiziano Vecellio.
(Scalo a Grado, Franco Battiato,1982, Album “L’arca di Noè”, EMI).
Foto di Steve Buissinne da Pixabay
Scrivi