Sono da sempre un grande appassionato di musica e abbandonati quei gusti sicuramente più commerciali apprezzati in tenera età, ormai da un pezzo ricerco e prediligo sonorità decisamente più impegnate.
La musica fa costantemente da colonna sonora alla mia vita.
Anche se, a pensarci bene, anche l’individuo meno portato all’apprezzamento di quanto un pentagramma possa offrire, forse non si è mai soffermato a pensare che tipo di mondo sarebbe senza la musica.
E se è vero che anche un filosofo come Nietzsche, nonostante le Sue continue critiche alle “infrastrutture limitanti e ipocrite create dall’uomo”, asseriva che senza la musica la vita sarebbe stata un errore, anche quell’individuo capirebbe che ogni cosa ci circonda, ha in se una Sua musica.
Amo particolarmente la musica dal vivo e, quando possibile, mi reco in compagnia di qualche amico in locali divenuti per me veri e propri punti di riferimento in cui poter ascoltare cover-band di assoluta qualità.
Tra queste, seguo da qualche tempo e con sempre crescente apprezzamento, le performance di una delle migliori cover-band in circolazione che, con assoluta maestria, incarna e permette di godere gli intramontabili fasti dei famosi Pink Floyd: i Fluido Rosa (foto).
Ed anche martedì scorso ero lì, puntuale al mio posto, ad un appuntamento divenuto, per me, praticamente fisso.
Mediamente una volta al mese, questi interpreti di assoluto livello permettono al loro pubblico di passare 2 ore in compagnia di ottima musica e soprattutto di rivivere, ogni volta in maniera differente, le meraviglie che nel tempo i vari Sid Barrett, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright, e Bob Klose ci hanno regalato.
I Fluido Rosa il confronto (ma di confronto non è corretto parlare) lo reggono in maniera davvero egregia.
Un gruppo formato da 7 professionisti che assicurano, grazie ad un affiatamento non indifferente, performance di altissimo livello.
Ed ogni volta, come anticipato, con una scaletta mai uguale, ma che assicura, ad ogni appuntamento, novità ed, in special modo, grande aspettativa.
Sulla scena live praticamente da 20 anni (da qui il nome del loro ultimo lavoro live “4 lustri”: piccola tirata d’orecchie visto che fanno riferimento all’incisione da parte dei Pink Floyd di “The final cut” più o meno nello stesso periodo, mentre l’album citato viene registrato 10 anni prima, nel 1983) il gruppo è formato, come dicevamo, da veri professionisti.
Gabriele Marciano è il leader e la voce del gruppo.
Oltre alla voce Gabriele è protagonista alla chitarra acustica.
Lo contraddistingue un’apparente calma, dietro la quale si cela un interprete veramente da 5 stelle!
Cristiana Polegri è la punta di diamante della formazione.
Se la Sua voce fa venire i brividi (memorabili le Sue interpretazioni di “Dogs” e “The great gig in the sky”), quando imbraccia i fiati, la stessa non fatica a catturare l’attenzione di tutta la sala.
La professoressa del sax è semplicemente sublime quando regala alla platea le Sue chicche.
Al Suo fianco l’altra voce da applausi è quella di Roberta Lombardini.
La batteria è quella di un veterano: Derek Wilson.
Scozzese, da decenni batterista di cantanti di successo come Antonello Venditti.
Ma il meglio di se (non ce ne voglia Antonello), Derek lo da con i Fluido Rosa: intramontabile!
Al basso Adriano Lo Giudice.
Se di solito quella del bassista è una delle figure che meno “appare” su un palco, Vi invito ad ascoltare cosa combina Adriano nella cover di “One of these days” per capire il livello a cui ci troviamo…
Al contrario, la figura che solitamente viene più notata e dalla quale ci si aspetta quel qualcosa in più, è quella della chitarra solista.
E Maurizio Perfetto non delude; anzi.
Con una semplicità da vero leader, confeziona le varie tracce in maniera davvero impeccabile.
E, infine, Danilo Cherni.
Tastiere e programmazioni.
Adrenalina, emozioni, carica esplosiva; una bomba a orologeria.
Danilo trasferisce alla sala il meglio che i Pink Floyd avrebbero potuto chiedere a qualcuno incaricato di “far vivere” uno degli strumenti da loro maggiormente utilizzato.
Danilo, stravince la sfida.
E anche la scaletta, in quest’ultima apparizione, è di tutto rispetto. 2 ore di musica di ottima fattura cominciata con “Welcome to the machine”.
Da brividi il secondo pezzo proposto, “Dogs” dove Cristiana Polegri si esalta ed esalta la platea grazie alla Sua voce e al sax che riesce a padroneggiare in maniera impressionante, rendendo assolutamente intrigante la Sua performance, la Sua persona, la serata in generale.
E’ poi la volta di un pezzo di Sid Barett: “Astronomy domine”.
E poi “Learning to fly”, “Time”, fino ad arrivare alla immancabile (per fortuna) “The great gig in the sky”.
Qui Cristiana Polegri e Roberta Lombardini, addirittura commuovono.
Quindi l’intramontabile “Money”, la melodica “Us and them” e “On the turning away”.
Si arriva poi allo storico omaggio al compianto ex leader dei Pink Floyd Sid Barrett con “Wish you were here”.
E’ quindi la volta di “Sheep” alla quale segue “One of these days”, dove il basso di Adriano Lo Giudice esplode in un’esecuzione da standing ovation.
E arriviamo all’epilogo con “Another brick in the wall” che precede il canonico siparietto finale in cui i Fluido Rosa vengono richiamati a gran voce, per chiudere con “Run like hell”.
Siamo ai saluti.
La piccola pecca di questa sera è forse stata l’acustica, non al pari delle volte precedenti.
Ma non si può trattare di una loro responsabilità.
I Fluido Rosa ci danno appuntamento per il prossimo 28 Ottobre e noi proveremo ad essere lì, al nostro posto.
A sentire i Fluido Rosa, immaginando i Pink Floyd.
Anche perché sono talmente bravi che, se mentre li ascolti chiudi gli occhi … li vedi …
di Riccardo Fiori
Scrivi