Se il tempo fosse un gambero, ma non lo è

Enrico Montesano (Max) e Nancy Brilli (Adelina), nella famosa commedia diretta da Pietro Garinei

Se il tempo fosse un gambero, che a retromarcia va…”. “I giorni e gli anni passano, che ce volete fa’…”.

Come nella favola d’amore della fioraia Adelina e del diavolo Max, dopo gli ultimi tracolli elettorali e le fronde interne che, per onestà, ingenerosamente emergono solo ora copiose all’interno del Movimento 5 Stelle, l’ormai provato Luigi di Maio, alias Adelina, si ritrova solo a pensare che, forse, alla luce dei fatti, sarebbe convenuto vendere a suo tempo l’anima (al PD) pur di evitare questo tracollo personale e di apparato.

Sempre giocando con la divertente e romantica storia di Jaia Fiastri e Bernardino Zapponi, opportunamente rivisitata ed adattata, il Movimento e la sua base ripercorrono oggi con la memoria scelte e decisioni assunte e, probabilmente, si chiedono: come siamo arrivati qui?

L’aver rifiutato di sposare quel principe “PDoniatowskij”, parafrasando il nome di uno dei personaggi della storia, e aver comunque ceduto alle lusinghe del diavolo Salvini non ha portato bene al movimento.

Era davvero così imprevedibile che sarebbe potuta finire così?

Complici il lungo ed estenuante suicidio politico del PD e una destra che non riesce ad andare oltre la presenza fisica che da decenni è stata, nel bene e qualche volta nel male il suo catalizzatore, Silvio Berlusconi, si è compiuta questa unione contro natura ed ora molti italiani avvertono la sensazione di trovarsi a bordo di un treno ad altissima velocità e pochissimo controllo.

È probabile che a maggio la fiducia di famiglie e imprese possa calare ancora. Il morale delle famiglie è atteso deteriorarsi per il quarto mese consecutivo, dal precedente 110,5 a 110. Sarebbe questo un minimo da quasi due anni a questa parte. 

Dato l’esiguo numero di nuclei famigliari che ne ha beneficiato, poco hanno valso le prime erogazioni di reddito, in larga parte di importo ampiamente inferiore alle aspettative, e pensioni di cittadinanza su un potenziale recupero di fiducia come pure sulla domanda interna.

L’indice composito di fiducia delle imprese potrebbe ulteriormente contrarsi dal precedente 98,7 a 98,5. È altresì attesa un’ulteriore diminuzione, nel manifatturiero da 100,6 a 100,4 e una correzione più significativa nelle costruzioni. Al contrario, nei servizi e nel commercio si potrebbe vedere un rimbalzo, dopo il vistoso calo di aprile. In ogni caso, i dati disponibili ci restituiscono ancora una sostanziale stagnazione dell’attività economica.

Come sempre nei periodi di incertezza sale l’oro mentre perde oltre l’1% il petrolio nonostante il taglio di produzione dell’Opec, le tensioni tra amministrazione Trump e Iran e la pericolosa situazione di conflitto interno in Venezuela. Continuano a pesare i timori sulla infinita guerra commerciale tra Usa e Cina con i mercati che temono sempre più una recessione e che scontano due rialzi dei tassi da parte della Fed il prossimo anno.

In Europa imperversano le discussioni post elettorali e la lettera su una probabile procedura di infrazione inviata all’Italia. Rimane sotto pressione lo spread che, anche questa mattina, ha aperto in rialzo in attesa dei risultati dell’asta bot. Conte, che professa di non sentirsi commissariato, ha dichiarato che le discussioni sul budget non sono ancora iniziate mentre Salvini ha detto di aspettare di conoscere il contenuto della lettera da parte dei vertici europei, ma sostiene che non aumenterà le tasse. 

Rafforzato oltremodo dai risultati delle tornate elettorali europee ed amministrative, il leader della Lega, punta con decisione a richiedere, nell’ambito della manovra 2020, una riforma dell’imposta sui redditi, con introduzione di un’aliquota unica del 15% sui redditi fino a 50mila euro, il cui costo ha indicato in 30 miliardi di euro. Le coperture deriverebbero da imprecisati “tagli di spesa”. 

Nei giorni scorsi, altri esponenti della Lega avevano prospettano il taglio di deduzioni e detrazioni fiscali. Tuttavia, per evitare un aumento del deficit, il governo avrebbe dovuto anche o aumentare le imposte indirette per 23 miliardi, o trovare coperture alternative. Il programma di riforma tributaria, quindi, più che raddoppia le esigenze di copertura. È facile prevedere che una parte verrà giustificata da ottimistiche proiezioni di accelerazione della domanda interna, non diversamente da quanto già accaduto per reddito e pensioni di cittadinanza, come effetto dello stimolo fiscale. 

Non si prospettano tempi facili per il Ministro Tria e per la stabilità dell’attuale esecutivo, né ci sarà da attenderci aiuto dalla piattaforma Russeau. 

Chissà se Di Maio riuscirà mai ad ammettere che non sempre, almeno in politica, uno vale uno.

Certamente sta acquisendo consapevolezza sul fatto che i contratti, di governo o no, non solo si applicano, ma si interpretano e, talvolta perfino si violano. 

Il diavolo veste Lega.

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