Il Vesuvio brucia da giorni. Gli incendi sono dolosi e stanno richiedendo un grande spiegamento di forze e risorse umane. Coinvolto anche l’Esercito Italiano per le operazioni di evacuazione della popolazione a rischio e per supportare i soccorsi.
Se nasci sotto un vulcano impari a fare i conti col destino. Impari a vivere in bilico tra la quiete apparente e l’inquietudine che scalpita dentro di te, tra la consapevolezza di essere padrone della tua vita e il disincanto. Perché è il vulcano che deciderà per te quando si sveglierà dal suo torpore, manifesterà la sua potenza e la sua vitalità, vomiterà la lava incandescente con tutta la sua autorità, seminerà terrore e stupore. La terra dovrà inchinarsi al suo volere, gli uomini non potranno far altro che inginocchiarsi e piegarsi alla volontà del dio fuoco.
Il vulcano ti toglierà il respiro e ti farà chiudere gli occhi mentre cerchi disperatamente di guardare l’incantevole spettacolo che ha creato con giochi di luce, spruzzi d’ardente colore, piccole fate fiammeggianti, sbuffi di torride nuvole, coriandoli di cenere, cascate di arancio, allegri spruzzi di fontane di magma che si dissolve in minuscole goccioline, il mare a fargli da specchio, tinozza di acqua che ribolle. Puoi solo osservare in silenzio, da piccole fessure tra le palpebre, il boato dell’esplosione ti avrà causato un trauma acustico, i suoni sono batuffoli d’ovatta.
Resta solo da inchinarsi a tanta regalità, comprendere che non puoi opporti alla forza della natura; il vulcano risolve i tuoi piani, orienta il tuo vivere, decide se lasciarti in vita o divenire parte del paesaggio che resterà dopo la metamorfosi, quando avrà terminato la sua opera.
Se nasci sotto un vulcano, ti aspetti che da un momento all’altro, in un giorno qualunque, succeda tutto questo e lo rispetti con religiosa approvazione. Lo accetti perché quel fuoco e quella passione erano già parte di te, erutti come lui la tua consapevolezza dell’essere inermi di fronte alla sua volontà.
Se nasci sotto il Vesuvio, impari anche che esiste una categoria di uomini secondo cui il mondo va piegato a suo piacimento; uomini che non rispettano la maestosità del dio vulcano, che usano la terra natia come campo di opportunità per i propri egoistici ed illeciti scopi, che deturpano, calpestano, danneggiano, uccidono. Si uniscono e procedono compatti, il loro progetto è chiaro, nulla e niente ferma il loro incedere, bisogna eliminare gli ostacoli, bruciare, sostituirsi al vulcano: il destino del paesaggio, la metamorfosi, deve essere opera loro.
E allora il passato che è stato sotterrato sarà cancellato, il verde diventa nero, c’è nuovo spazio, si può ancora scavare, nascondere, occultare, usare il paesaggio a proprio piacimento, possibilità data dalla fiamma che arde, dal vento che soffia ed alimenta. La terra urla dal dolore. Anche quelli nati sotto il vulcano urlano e scappano, cercano la via di fuga ma non s’inchinano al destino. Qui il fato non è arrivato a modificare vite e percorsi, qui c’è soltanto mano crudele e voglia di ricchezza sporca.
In questo caso non c’è rispetto, non c’è rassegnazione, c’è voglia di riscatto, mani e voci che chiedono giustizia, ritrovata dignità, riappropriazione, aria pulita, prato verde, amore per il vulcano.
Foto di Charlotte Gupta da Pixabay
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