I giapponesi sono notoriamente equilibrati e conservatori. Parlando di sesso tuttavia il discorso cambia. Le loro perversioni hanno ispirato film, libri e spesso sono state rappresentate in ogni genere di arte figurativa.
A loro si deve l’invenzione di ogni sorta di creazione sul sesso, ultime le famose bambole del sesso che cambiano posa, stanno in piedi e parlano in modi accattivanti.
Soaplands: i luoghi della perdizione
Le “Soaplands” discendono dai vecchi “Toruko Buro”letteralmente “bagno turco”, (anche se non ha nulla a che vedere con il classico bagno turco), luoghi in cui i salariati giapponesi si ristorano facendosi insaponare da giovani e agili ninfe.
Durante l’accoglienza, le ragazze invitano i clienti a lavarsi i denti, poi li aiutano a fare il bagno e la doccia e concludono la sessione con del rigenerante “sesso orale”.
Le Soaplands più recenti includono il mantoru (bagno turco della villa), negli appartamenti condominiali e l’hotetoru (bagno turco dell’hotel) che invia delle esperte “massaggiatrici” negli hotel.
Il menù del sesso
Oltre alla classica insaponatura, si può accedere ad altre prestazioni sessuali, che per ovvie ragioni (spiegate a seguire) sono elencate in modo criptico sulla tabella delle tariffe all’ingresso.
Perché fu cambiato il vecchio nome?
Come accennato, anticamente questi luoghi erano noti con il termine toruko-buro, ovvero bagni turchi.
Nel 1985 ci fu tuttavia un’aggressiva campagna di lobbying da parte del governo turco, che pretese un cambio di nome.
In buona sostanza, i turchi volevano evitare l’associazione con i loro tradizionali bagni, dove il sesso non era preventivato.
Da allora, la nuova etichetta scelta dal voto popolare fu “soapland“, un soprannome che è rimasto fino ad oggi.
Prostituzione illegale?
Oggi in Giappone la prostituzione è “tecnicamente” illegale, ma raramente si verificano arresti di prostitute o dei loro clienti (tranne nel caso di adescamento di minorenni).
Nel periodo prebellico invece molte forme di lavoro sessuale volontario e involontario non solo erano legali, ma rientravano anche nel dominio della promozione e della regolamentazione del governo.
Il cambio di passo avvenne subito dopo la sconfitta militare nell’agosto del 1945.
Inizialmente, il governo giapponese istituì l’Associazione ricreativa e di divertimento (raa), un sistema di bordelli ad uso esclusivo delle forze di occupazione americane.
Quando tuttavia salì il numero di prostitute affette da malattie sessualmente trasmissibili, il sistema governativo di “lavoro sessuale autorizzato” venne abolito, grazie a un nuovo decreto (1946).
Il decreto, tuttavia, non criminalizzava gli atti di prostituzione in cui “gli individui agivano di loro spontanea volontà e accordo”.
Tale decisione scaturì dal fatto che generalmente, il sentire pubblico dei giapponesi è favorevole alla prostituzione o comunque non la demonizza.
Parte di questo atteggiamento, neutrale o persino positivo nei confronti della prostituzione in Giappone, è dovuto alla mancanza di una storia rilevante di “crociate morali” contro di essa.
Né la religione shintoista né il buddismo praticato in Giappone hanno infatti specifiche prescrizioni contro la prostituzione o contro la poligamia.
Non ci sono mai state leggi contro la prostituzione prima del ventesimo secolo, sebbene quella autorizzata fosse spesso limitata a certe aree: le così dette “zone a luci rosse”.
Come ti aggiro le regole “morali”
La New Morals Improvement Association, ha adottato cinque linee guida:
- nessun rapporto sessuale coitile;
- nessuna droga o connessioni con i gangster;
- nessun impiego di donne di età inferiore ai 18 anni;
- nessun impiego di donne straniere;
- onesta contabilità.
Il mercato ha tuttavia risposto al nuovo contesto normativo aggirando elegantemente la legge.
Riguardo al divieto di sesso coitile, il servizio prevede che il pene non venga “lavato esplicitamente”.
Però potrebbe capitare che venga deterso, in un momento per così dire di “distrazione”.
Se tuttavia ai clienti non viene più promesso il sesso vaginale, sono consentite un’ampia varietà di altre opzioni: stimolazione manuale, sesso orale, sesso intercrurale o interfemorale (sfregamento del pene all’interno delle cosce per simulare la penetrazione), sesso anale, sadomasochismo, giochi di ruolo e qualsiasi altra perversione immaginabile.
Certo, sarebbe ingenuo presumere che il sesso coitale non avvenga mai negli stabilimenti.
Ma poiché tutto ciò che va oltre le voci di menu standard elencate nel listino prezzi è tecnicamente una questione privata tra le prostitute e i loro clienti, solitamente le forze dell’ordine chiudono un occhio.
Riguardo al tema della legalità, a dire il vero, in questi luoghi la sua ferrea applicazione è molto discutibile e infatti le Soaplands sono spesso gestite da “yakuza” – gangster giapponesi, che gestiscono interi quartieri a luci rosse.
Un’altra scappatoia consiste nel fatto che la legge del 1956 non prevedeva mai alcun tipo di punizione per l’atto di prostituzione in sé, solo per i reati di “costituzione di bordello” e “adescamento”.
Un fenomeno in espansione
Il successo di questi luoghi è tale, che ad oggi si contano circa 1.700 “bagni turchi“, pardon “Soaplands”.
Essi impiegano circa 18.000 “addetti” e sono in funzione in tutto il paese, principalmente nei distretti dell’intrattenimento di grandi città come Tokyo, Yokohama e Osaka.
Inoltre, nel 2007 è apparsa la stessa opzione, riservata esclusivamente alle donne.
Il primo “paese del sapone per le donne“, è stato aperto nella città di Fukuoka.
Nel bagno turco femminile, le donne possono godere di un bel bagno e servizi sessuali gentilmente offerti dall’ ikemen (uomo di bell’aspetto) soapboys.
Il centro benessere della moda
Un altro tipo di bordello autorizzato è il cosiddetto “centro benessere della moda”.
Le stanze dei centri benessere alla moda non hanno né vasca né doccia, solo un bel tatami.
Anche in questo caso, vengono offerti gli stessi tipi di servizi sessuali delle Soaplands (normalmente non coitili). Sarà davvero così?
Foto di Engin Akyurt da Pixabay
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