Sono questi tre aggettivi legati alla realtà e al futuro del popolo che, secondo noi, inquadrano l’attuale situazione politico/sociale nazionale.
Sogni della gente infranti
Fino a un decennio fa tutti, chi più chi meno, avevamo un sogno: una casa, un lavoro, un’automobile, un viaggio; poi la crisi economica, l’inefficienza politica e la permanente delinquenza insita nelle istituzioni ci hanno portato a un’apatia sociale e a un risveglio dalle illusioni.
I nostri governi, succedutisi al potere in Italia negli ultimi anni, parti passive del grande fratello economico globale, oltre a tartassarci di tasse e balzelli, pian piano, attraverso iniezioni d’illusioni e falsità, ci hanno condotto “in sonno”.
Realtà miserevole
Per anni sono state attuate politiche restrittive per il popolo e concessive a favore delle banche che ci hanno portato precarietà e disoccupazione nel lavoro; promesse istituzionali sistematicamente disattese; regole e leggi violate; giustizia iniqua, spesso basata sulla teoria dei “due pesi e due misure”: determinata con i deboli e incerta con i potenti.
Un esempio unico: nelle aule dei tribunali c’è scritto che “La legge è uguale per tutti” ma poi regolarmente constatiamo che alla luce dei fatti ciò non accade, la discrezionalità del giudice spesso non coincide con le nostre aspettative. Il perché non si comprende.
Il nostro Paese crolla – in tutti i sensi – nell’assenza di etica e legalità e la classe politica rimane inerte, a guardare.
La misura è colma. C’è bisogno di una rivoluzione culturale, di un rovesciamento della clessidra perché il tempo dell’attesa e della disuguaglianza sociale, tra potenti e gente comune, è finito.
Popolo dormiente
E’ necessaria una sveglia. Bisogna ridare fiducia agli italiani: lavoro, considerazione e dignità ai giovani ma anche alle persone che perdono un impiego in età matura che si trovano d’impatto catapultati in un vortice d’instabilità economica e insicurezza sociale.
Non bastano i call center, se non temporaneamente; questi lavori spesso non riescono a dare gratificazione professionale alle persone impiegate perché, sovente, queste sono sottopagate. Così come credo non possa dare la giusta dignità un’attività retribuita attraverso i buoni lavoro, strumenti economici di difficile cambio con il denaro.
A volte, i centri di chiamate non sono utili neanche a chi, chiamandoli, li utilizza come servizio, perché, laddove si riesca a parlare con qualcuno, spesso ci si trova di fronte a disinformazione e/o a informazioni pronunciate in un italiano incomprensibile.
Purtroppo l’eccessiva pressione fiscale verso le aziende e una burocrazia meticolosa e sfiancante per ogni cittadino, hanno portato il sistema lavoro a un’impasse difficile da superare.
La soluzione
Non abbiamo una soluzione ma crediamo che la riduzione delle tasse sul lavoro, una semplificazione tangibile della burocrazia e la costruzione di venti nuove carceri, una per regione, più moderne ed efficienti; parallelamente alla certezza delle pene, porterebbero una vita più confortevole per i detenuti, più sicurezza nelle strade e più lavoro per il popolo.
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