Sopravvissuti al naufragio riabbracciano i loro figli

webstory_bigSant’Angelo Muxaro (AG) – Sono stati lunghi minuti, molto toccanti, fatti di abbracci e lacrime, l’ansia ed il pesante trauma subito con il naufragio e la separazione dai propri cari improvvisamente, seppur momentaneamente, spazzato via dalla gioia di poter riabbracciare i propri bambini e fratelli. E’ quello che hanno provato quattro famiglie di rifugiati siriani sopravvissuti al terribile naufragio che l’11 ottobre scorso è costato la vita a centinaia di loro connazionali in fuga disperata dalla violenza nel loro paese. Mercoledì, in un piccolo paesino della Sicilia, hanno potuto finalmente riabbracciarsi.
Farah* è quasi svenuta quando, scesa dal pulmino, ha visto la sua bimba, Amira, nel gruppo degli altri bambini. Hashim ha pianto a lungo mentre stringeva fra le braccia il piccolo Dawud, un bel bambino di due anni. Un pianto carico di sollievo e di dolore allo stesso tempo. La moglie di Hashim è morta durante il naufragio solo qualche settimana prima.
Sono stati venticinque linterminabili giorni per sei genitori e per i loro bambini, i primi portati nell’isola di Malta, i secondi accolti in un istituto per minori non accompagnati in Sicilia, dopo complesse operazioni di salvataggio che hanno visto impegnate la Guardia Costiera italiana e le Forze Armate Maltesi in quel tragico venerdì, a 60 miglia da Lampedusa.
In realtà sono stati venticinque giorni di intenso lavoro volto a velocizzare procedure di per sé molto complesse, sopratutto quando ci sono dei minori coinvolti. Lo sforzo congiunto di UNHCR in Italia e Malta, dei loro partner sul terreno, IOM, Croce Rossa Italiana, Save the Children Italia e JRS è stato supportato dalle autorità competenti di Italia e Malta e dalle rispettive ambasciate. Venticinque giorni durante i quali genitori e figli separati sono stati assistiti ed immediatamente informati della buona notizia: i loro familiari erano sopravvissuti al naufragio e presto le famiglie si sarebbero riunite. Per altri, putroppo, le notizie non sono state altrettanto buone. Molti superstiti hanno perso i loro familiari nel terribile incidente.
E’ stato necessario predisporre la necessaria documentazione ed effettuare il test del DNA, ordinato dal Tribunale dei Minori di Palermo, e completare la procedura di affidamento ai genitori naturali prima che Rashid e Ilham, Issam e suo figlio Labib, Jaber e Farah e Hashim potessero riabbracciare i loro bambini e fratelli.
Sono partiti mercoledì mattina presto dalla Valletta, accompagnati da un funzionario dell’UNHCR. “Non mi importa niente di Italia o Malta, voglio solo Amira” ha continuato a ripetere Farah all’aeroporto della Valletta. Dove avrebbero potuto cominciare una nuova vita e lasciarsi alle spalle la violenza della Siria non era importante, in quel momento carico di tensione e speranza. Durante un viaggio che è sembrato non finire mai i genitori erano ansiosi e continuavano a ripetere domande agli operatori dell’UNHCR alla ricerca di risposte rassicuranti. La paura di brutte sorprese non riusciva a lasciare i loro animi.
In aereo il piccolo Labib, di quattro anni piangeva prima del decollo. Presto avrebbe ritrovato il suo fratellino. Subito dopo il decollo si è addormentato profondamente sul suo papà, Issam. Durante il volo Issam continuava a fare domande e cercare risposte su sua moglie e sugli altri due bambini, che purtroppo risultano ancora dispersi. Issam si aggrappa alla speranza che si trovino da qualche parte in Sicilia.
“E’ lontano? Quando arriviamo?” continuavano a domandare Rashid e Ilham, genitori di tre bambini, due gemelli e il piccolo Uday di soli 10 mesi, avvicinandosi in macchina al luogo dell’incontro. Nel tardo pomeriggio i sei genitori e il piccolo Labib sono finalmente arrivati nel piccolo paese di S.Angelo Muxaro, nell’agrigentino, scortati dalla polizia.
“Siamo felici che il ricongiungimento sia stato finalmente effettuato e che questa brutta vicenda si sia conclusa, almeno per queste famiglie sopravvissute all’orribile naufragio, con esito positivo” ha dichiarato oggi Laurens Jolles, Rappresentante dell’UNHCR per il Sud Europa. “Le procedure – ha aggiunto Jolles – sono state molto complesse a causa del coinvolgimento di minori, e desidero ringraziare tutti gli attori che hanno reso possibile un esito positivo di questa vicenda, le autorità italiane e maltesi, le ambasciate dei due paesi tutte le organizzazioni umanitarie coinvolte”.
Nella sede del Comune di Sant’Angelo Muxaro (AG), accompagnati da un funzionario di UNHCR Malta i genitori sopravvissuti al naufragio si sono quindi ricongiunti ai loro bambini, accompagnati a loro volta da un funzionario e mediatore culturale dell’UNHCR di base in Sicilia, da staff di IOM e Save the Children Italia.
Le quattro famiglie verranno ora inserite in un progetto di accoglienza dello SPRAR – Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, nel piccolo paese dell’agrigentino e si aprirà per loro la procedura di asilo in Italia.
“Macchinina!” ripete Abdel Wahid  cercando di insegnare una parola in italiano al fratellino Labib, che l’11 ottobre era soccorso dai Maltesi. I due giocano finalmente insieme sul letto dell’appartamento che li ospiterà. Anche Issam, il loro papà è determinato a integrarsi al meglio in Italia: “Io imparerò l’Italiano”, ha continuato a ripetere.
* Per proteggere l’identità dei rifugiati i nomi utilizzati in questa storia sono di fantasia.
fonte: unhcr.it
foto: UNHCR/P.Tesoriero

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