Sovraffollamento nelle carceri italiane: sventura per detenuti e agenti penitenziari

sovraffollamento

Il 72% delle strutture penitenziarie italiane è sovraffollato ed ospita molti più detenuti di quanti ne potrebbe accogliere in modo adeguato. Secondo i dati aggiornati del Ministero della Giustizia, alla fine di giugno il tasso di sovraffollamento ha raggiunto il 120%. Ciò significa che, a fronte di una capienza regolamentare di circa 51mila posti, le carceri italiane ospitano quasi 61mila detenuti, superando del 20% la capacità massima. 

Secondo le verifiche di Pagella Politica, solo il 28,5% degli istituti penitenziari italiani accoglie un numero di detenuti inferiore alla propria capienza regolamentare. Tra questi, molti sono comunque vicini alla soglia massima. 

Il sovraffollamento varia tra le regioni, con Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Puglia che mostrano i tassi più alti. In molte di queste regioni, solo una o due strutture rispettano la capienza regolamentare.

La situazione è particolarmente grave in carceri come il “Canton Mombello” di Brescia, che al 211% di sovraffollamento accoglie più del doppio dei detenuti per i quali è stato progettato. Simili condizioni critiche si riscontrano anche nel carcere di Grosseto e in quello di Foggia, con tassi di sovraffollamento rispettivamente del 200% e del 193,1%. (Fonte Pagella Politica)

Cause del fenomeno

Il fenomeno è il risultato di diversi fattori combinati. Tra questi, la lentezza dei processi giudiziari, l’uso eccessivo della custodia cautelare e la mancanza di alternative efficaci alla detenzione. Inoltre, le riforme legislative spesso tardano ad essere attuate, lasciando il sistema penitenziario in uno stato di perenne emergenza.

Proviamo ad analizzare quali siano le conseguenze di questa drammatica situazione.

Le difficoltà umane e strutturali

Il sovraffollamento carcerario ha molteplici effetti negativi. Le condizioni di vita dei detenuti peggiorano drasticamente, con celle che spesso non garantiscono spazio sufficiente per muoversi o riposare adeguatamente. La situazione sanitaria si può fare precaria e questo può favorire l’insorgenza di malattie, aumentare la tensione tra detenuti e agenti e rendere più difficili le attività di rieducazione e il reinserimento sociale. 

Questa situazione genera stress, frustrazione e tensioni che possono sfociare in episodi di violenza e autolesionismo. Dall’altra parte il personale penitenziario è sotto pressione costante, dovendo gestire un numero di detenuti ben oltre la capienza prevista, con risorse spesso insufficienti.

Il problema dei suicidi in carcere

Un aspetto tragico è rappresentato inoltre dall’alto numero di suicidi tra i detenuti. Con quello di sabato scorso nel carcere di Prato, nel 2024 i suicidi in carcere hanno raggiunto il numero record di 60. A questi vanno aggiunti sei suicidi tra gli agenti di Polizia Penitenziaria. Questi numeri raccontano la crisi umanitaria all’interno delle prigioni, dove la disperazione e la mancanza di supporto psicologico adeguato portano alcuni detenuti a gesti estremi. Crediamo che esistano diversi modi per risolvere questa drammatica situazione. 

Soluzioni per ridurre il sovraffollamento carcerario

Si dovrebbe, anzi tutto, tentare di trovare un equilibrio tra punizione e rispetto per i diritti dei detenuti: non bisogna, infatti, dimenticare che la pena ha sì una funzione punitiva ma anche riabilitativa. Le carceri, quindi, non dovrebbero essere solo un luogo di espiazione ma dalle carceri dovrebbe iniziare un percorso di riabilitazione per poter restituire alla società un individuo che ha scontato il suo debito ed ha imparato il rispetto per la collettività.

Una soluzione è, ovviamente, la costruzione di nuove strutture carcerarie. Tuttavia, questa misura, sebbene necessaria in alcuni casi, non risolve le cause profonde del sovraffollamento. 

Parallelamente, sarebbe opportuno investire nella manutenzione e nell’espansione delle carceri esistenti per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. Questo dovrebbe includere la ristrutturazione degli spazi comuni, l’aggiunta di servizi igienici adeguati e la creazione di aree per attività ricreative e formative.

Un’altra strategia efficace potrebbe consistere nel promuovere maggiormente l’uso di pene alternative, come la detenzione domiciliare, il lavoro di pubblica utilità e i programmi di reinserimento. 

La riforma Cartabia, ad esempio, prevede la possibilità di concessione delle misure alternative da parte del giudice ma necessiterebbe di una maggiore applicazione pratica per avere un impatto significativo.

Interventi legali e politici

Molte persone sono incarcerate per reati minori e una politica più orientata alla prevenzione e alla riabilitazione potrebbe alleviare il carico sulle carceri.

Inoltre, attuare programmi di rimpatrio assistito per i detenuti stranieri potrebbe aiutare a ridurre il sovraffollamento. Questo richiede accordi bilaterali con i Paesi di origine e un sistema di supporto per garantire che i detenuti possano scontare la loro pena in condizioni adeguate nella loro madrepatria.

Revisione generale del sistema carcerario

Ad ogni modo, affrontare il problema del sovraffollamento carcerario richiede una revisione generale del sistema carcerario stesso che comprenda misure strutturali, riforme legali, supporto psicologico e un cambiamento culturale nella percezione dei detenuti. 

Solo attraverso un impegno coordinato e compassionevole si possono creare le condizioni per un sistema penitenziario che rispetti la dignità umana dei detenuti e favorisca il loro reinserimento nella società. 

Non sottovalutando l’importanza della soddisfazione professionale, la sicurezza personale e la dignità degli agenti di Polizia Penitenziaria. 

La prospettiva di Papa Francesco sul sistema carcerario

Papa Francesco ha più volte espresso preoccupazione per la situazione carceraria. Ha invitato a riflettere sull’umanità di chi è recluso, spesso vittima di circostanze difficili e di un sistema che non sempre favorisce la riabilitazione e il reinserimento sociale. 

Il Pontefice ci ricorda che, al centro di ogni riforma, deve esserci l’umanità e il rispetto per la vita di ogni individuo, detenuti compresi. 

Nella foto il Carcere di Rebibbia a Roma. Fonte: giustizia.it

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