L’argomento di oggi è in continuità con l’articolo di qualche settimana fa sui panni. Oggi parleremo di un elettrodomestico fondamentale per la vita quotidiana, forse l’unico che non viene mai messo in discussione. In casa il primo posto è per la lavatrice anche perché sfido chiunque a saper lavare dei panni a mano.
Ci sono semplici lavatrici, lavasciuga, c’è la carica dall’altro, varie dimensioni in base al peso dei panni che si possono lavare. Anche in questo caso però sarà utile soffermarci sulle abilità che, anche il più sofisticato di questi congegni, ancora non possiede.
Una lavasciuga non solo non raccoglie i panni in giro per la casa, ma non riesce neppure a prelevarli dal cesto della biancheria né dalla borsa del calcetto, quindi è necessario introdurre i panni sporchi nel cestello. Ecco alcune avvertenze:
- I panni vanno divisi in chiari e scuri;
- decidere se sono in cotone o sintetici è troppo difficile, ma se non si esagera con la temperatura si possono mescolare, a 40° non si fanno danni eccessivi;
- se dovete lavare un maglione a cui tenete molto, chiamate la nonna: in lavatrice è quasi certo che lo roviniate e non contate su una presenza femminile perché le maglie da donna hanno sempre un po’ di sintetico (nel corso “ lavatrice avanzato” verranno spiegate le funzionalità evolute di alcuni lavaggi a freddo che possono essere usati per la lana e i capi delicati);
- le istruzioni di lavaggio sono stampate sulla manopola dei comandi (geniale!) in modo che siano sempre consultabili;
- anche l’asciugatura ha qualche istruzione da seguire ma sempre sulla manopola dei comandi;
- il lavaggio va fatto prima dell’asciugatura ma si possono impostare le due azioni contemporaneamente.
Una rassicurazione: la lavasciuga non mangia i calzini, quindi se non riuscite a riaccoppiarli dopo il lavaggio è perché non ce li avete messi dentro e si trovano in giro da qualche parte.
di Patrizia Calamia
foto: leitv.it e leshoppingnews.com
Il ruolo della lavatrice, a tal punto caratterizza l’iconografia della condizione femminile nella vita familiare da aver indotto la regista Celia Rico Clavellino a costruire sul suo improvviso rompersi un cortometraggio, Luisa no está en casa, insignito di vari premi e presentato nel 2012 a Venezia (http://www.youtube.com/watch?v=etA62r5Ejiw).
Nelle parole dell’autrice, “Luisa, con su silencio, reproduce un viejo mecanismo, el del consentimiento. Siempre quise parar este mecanismo, como se para de repente una vieja lavadora. Por eso he sacado a Luisa de casa, de sus hábitos de obligado cumplimiento, para acompañarla y, a la vez, descubrir el efecto de su ausencia, descubrir que nunca es tarde para alzar la voz, para expresar la propia voluntad. Cuando surgió la idea de Luisa y su lavadora estropeada, pensé en la necesidad de escribir un guión sobre el doble sentido que puede adquirir el silencio en las mujeres de una determinada generación. El silencio puede edificar secretamente los hogares, como lo hace un bote con pequeños ahorros escondido al fondo de un cajón insospechado. Esta imagen concreta ha sido para mi la imagen de la economía familiar subterránea de las mujeres de una época. Luisa tenía que ser, sin duda, una de estas mujeres; mujeres que han sabido administrar con cautela los pocos recursos económicos de que disponían y construir con su dedicación incondicional la “bendita casa” (como reza el azulejo que decora el portallaves de la casa de Luisa). Pero al mismo tiempo, el silencio de Luisa es también una renuncia, un abandono de sí misma, un gesto más de su sometimiento como ama de casa y esposa. He intentado construir una historia sencilla, común, componer un breve capítulo en la cotidianeidad de un matrimonio y plantear la necesidad de que una palabra ajena altere el silencio de una soledad compartida. Paradójicamente, el ruidoso desencadenante, la lavadora -que mantenía a Luisa ocupada dentro del hogar -, le otorga ahora una posibilidad nueva, la de no estar en casa, la de poder ser ella misma. “Luisa no está en casa” es la historia del nacimiento de una amistad. También es la historia de una ausencia, la de Luisa en casa. Y ¿por qué no?, podría ser la historia de una dulce y silenciosa venganza. Es, además, la historia de unos objetos, de unas sábanas que viajan en una cesta, de una lavadora vieja que, a pesar de que ya no sirve para nada, se resiste a ser sustituida.”