Split è il nuovo film di M. Night Shyamalan in cui il protagonista, interpretato da James McAvoy, è un personaggio affetto da un disturbo dissociativo dell’identità o disturbo di personalità multipla, che lo porta a vivere in 23 personalità differenti.
La storia
Split è in parte un thriller psicologico con leggere caratteristiche horror. Il protagonista, Kevin Wendell Crumb, a causa di alcuni abusi subiti durante l’infanzia da parte della madre ha sviluppato un disturbo dissociativo che lo “trasforma” in 23 personalità diverse, tra cui un bambino e una donna. Dennis, uno dei “tanti Kevin” rapisce tre adolescenti e le chiude in uno scantinato di casa sua. Durante il film emergono le varie personalità che la dottoressa Karen Fletcher, la psicoterapeuta del protagonista, tenta di controllare.
La storia vera di Billy Milligan
La storia di Split è in parte ispirata a quella di Billy Milligan, un uomo con personalità multipla che a fine anni Settanta rapì e stuprò delle studentesse universitarie, per poi essere assolto per infermità mentale. Così come il protagonista il disturbo di personalità multipla si manifestò in Billy in tenera età, in seguito alle violenze inflitte dal patrigno. Lo stato di confusione in cui egli viveva si alternava a brevi attimi di lucidità in cui tentò spesso il suicidio. Dopo una vita passata tra ospedali psichiatrici, manicomi e prigioni e dopo essersi riabilitato numerose volte con altrettante ricadute, nel 1988 Billy Milligan ottenne il rilascio definitivo perché dichiarato ormai “fuso”, ovvero guarito dalla malattia di disordine mentale.
I pazienti con split brain
Il titolo del film, “Split”, che letteralmente significa “diviso” viene utilizzato per indicare la “doppia personalità”. Richiama perciò a tutti quegli studi sui casi di pazienti “split brain”, ovvero dal cervello diviso, oggetto di innumerevoli studi scientifici e citazioni in testi di psicologia.
In particolare a partire dagli anni quaranta, un gruppo di 26 pazienti a Rochester (New York) sottoposto ad un intervento di resezione del corpo calloso come trattamento per l’epilessia, fu analizzato per capire le conseguenze derivanti dalla divisione dei due emisferi. Grazie allo studio di questo gruppo, gli scienziati ora sanno che il cervello sano può somigliare a una coppia di macchine nettamente diverse, cablate fra loro e costantemente impegnate a scambiarsi torrenti di dati. Ma una volta tagliato il cavo primario, l’informazione presentata a un emisfero viene ignorata dall’altro.
Una grande scoperta derivante da questa ricerca è la presenza del giudizio morale. È stato dimostrato infatti che questi pazienti non presentavano etica, in quanto per questo tipo di attività mentali sono necessari tutti e due i lati della corteccia cerebrale.
In antichità eravamo tutti Split
Come abbiamo appena visto c’è una correlazione tra la formazione di propri giudizi morali e la comunicazione tra i due emisferi cerebrali. Ma perché allora anche persone apparentemente da “split brain” e con una vita fino a quel momento onesta e stimabile poi commettono tali brutalità di cui siamo spesso testimoni nella cronaca quotidiana? Quante volte abbiamo sentito dire “era tanto una brava persona”? Non si tratta solo di ipocrisia popolare, ma di una reale e grave “scissione” della personalità, per cui due soggetti sembrano coesistere uno accanto all’altro in un’unica mente, il famoso dottor Jekyll e Mister Hyde. Alcuni sostengono dipenda dalla conformazione cerebrale costituita da due emisferi funzionalmente diversi e con due centri di coscienza separati. Dagli studi è emerso che lesioni o recisioni del corpo calloso che lega i due emisferi portano a gravi patologie, come la schizofrenia. La cosa più sconvolgente è che alcuni studiosi affermano che anticamente tutti gli uomini avessero un cervello con due emisferi nettamente divisi, chiamato “mente bicamerale”.
I pazienti sentono le voci come se i loro pensieri stessero dividendosi e le stesse voci si organizzano spesso in una gerarchia, proprio come nel caso delle personalità multiple di Kevin Wendell.
Altro elemento riscontrato e presente anche nel film, a dimostrazione delle basi analitiche su cui è stato costruito il film è il collegamento tra determinate patologie e alcune funzioni biologiche. Lo studioso Julian Jaynes nel suo libro definiva l’instancabilità come “vantaggio selettivo alla base della mente bicamerale e comune alla schizofrenia”. La maggior parte degli schizofrenici infatti sembrano stancarsi meno delle persone normali e sono capaci di grandissime prestazioni di resistenza. Questo fatto fa pensare che la fatica sia in gran parte un prodotto della mente bicamerale, tanto che l’autore collega la possibilità di costruzione delle priamidi d’Egitto, delle ziqqurat di Sumer o dei templi di Teotihuacàn con le sole mani al fatto che anticamente gli uomini non fossero autoriflessivi perché bicamerali.
Un film che dovrebbe far riflettere
Tirando le somme, il film affronta una tematica molto profonda, dimostrandosi anche ben strutturato e progettato…peccato per quei pochi minuti di finto horror che probabilmente se non ci fossero stati non avrebbero fatto altro che renderlo più credibile e di spessore.
di Arianna Orlando
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