Si vola fino in Africa del sud, a Johannesburg. Il viaggio che abbiamo scelto di fare quest’estate è sicuramente più interessante e impegnativo rispetto a quelli fatti negli anni passati. Quello che ci aspetta, però, ci ripaga totalmente delle ore d’aereo e di auto previste dall’itinerario del giro, pianificato l’inverno scorso dal nostro amico Giovanni, uno dei compagni di viaggio.
Un mondo inaspettato
Giunti in Sudafrica scopriamo un mondo a noi completamente nuovo, a volte inaspettato: panorami meravigliosi, natura rigogliosa, gente solare e disponibile, città pulite, moneta vantaggiosa, cucina etnica ed internazionale entrambe di qualità, animali allo stato brado, alcuni mai visti prima se non dietro le sbarre di uno zoo, altri sconosciuti; bagni pubblici profumati, nessun fuso orario. La nostra stessa ora rende più facile l’ambientamento. Meno favorevole invece è abituarsi alla guida a destra, come usa in Inghilterra.
Apartheid e povertà
Due sole, pur se importanti, le note negative del viaggio: la separazione tra le razze, l’apartheid, inesistente nella nuova Carta costituzionale sudafricana ma ancora visibile in alcune circostanze e parti del territorio nazionale e l’estrema povertà constatata in alcuni villaggi indigeni o nelle township, una su tutte Soweto (SOuth WEst TOwnship).
La città nata intorno alla miniera aurifera più ricca del mondo
Il nostro viaggio comincia con un giro turistico di Johannesburg, fulcro economico del Sudafrica. La città è nata intorno alla miniera aurifera di Tau Tona, nell’area di Witwatersrand, considerata la più ricca miniera d’oro esistente al mondo. Nelle vicinanze sono visibili le colline di materiale di risulta estratto dalla miniera stessa.
Nonostante Johannesburg sia conosciuta per essere tra le città più pericolose al mondo nella nostra realtà quotidiana evince fascino e mistero. Visitandola sono subito evidenti le differenze di ceto sociale. I suoi quartieri ricchi di Rosebank, Melville e Sandton, svelano case e ville con piscine circondate da prati verdi e muri di cinta, bassi ma “arricchiti” da filo spinato elettrificato e cartelli con la scritta “Armed response”, risposta armata. Gli istituti scolastici privati, recintati e costruiti tra giardini e fabbricati in stile nord europeo, sono frequentati quasi esclusivamente da giovani bianchi in divise colorate.
Progettati come per incanto dietro un’ipotetica linea invisibile, cozzano con la povertà, la densità di popolazione e la pericolosità di Hillbrow e Bellevue, quartieri sconsigliati a bianchi e turisti dopo il tramonto.
Tuttavia, una delle mete turistiche più ambite della città e simbolo di democrazia, Costitution Hill, un’antica prigione ora sede della Corte costituzionale sudafricana, è situata proprio a Hillbrow, fino agli anni ’70 quartiere di soli bianchi. Nella stessa zona c’è anche il Carlton Centre, un grattacielo di 223 metri, 50 piani. Il secondo edificio più alto di tutta l’Africa contiene 180 negozi nei piani bassi e uffici in quelli più alti. Il primo, The Leonardo, è stato appena finito di costruire nella stessa città, alto 234 m. per 55 piani.
Il Museo dell’apartheid
Proseguiamo il nostro giro turistico della città con la visita al Museo dell’Apartheid. La ricostruzione visiva di contesti di oppressione del secolo scorso, i filmati illustrativi e descrittivi della orribile condizione di schiavitù, l’obbligo alla marginalizzazione e alla separazione tra razze subita da uomini, donne e bambini di colore si osserva e respira nell’aria dell’esposizione permanente di testi, resti e oggetti di quel periodo. Un senso di mestizia e di sofferenza ci assale. Per la prima volta sentiamo il disagio di essere bianchi; la possibilità di essere accomunati anche solo dal colore della pelle con persone che hanno potuto e voluto questa situazione è aberrante.
Soweto
Il giorno dopo visitiamo Soweto, la township più grande del Sudafrica. Nata come insediamento di abitazioni per i lavoratori neri delle vicine miniere d’oro, durante la seconda guerra mondiale divenne una vera e propria baraccopoli formata da capanne di lamiera e legno. All’interno ci si trova l’ex abitazione di Nelson Mandela e sua moglie Winnie, oggi Mandela Family Museum.
Blade River Canyon e Kruger National Park
La tappa successiva prevista dal nostro itinerario è Pretoriuskop, nel Kruger National Park.
Per arrivarci percorriamo la Panorama Route, una delle strade più panoramiche del mondo, con vista sul Blyde River Canyon. Lo spettacolo è mozzafiato!
Come da tabella di marcia, prima del tramonto giungiamo a Pretoriuskop. Dalle 18 alle 6 è impossibile entrare od uscire dal Kruger.
Il parco naturale è grande quasi quanto la nostra regione Toscana. Immenso. Ci fermiamo per due notti e alloggiamo in due capanne di mattoni, con tetto di legno e canne di bambù. Davanti alle camere abbiamo un grande giardino comune con barbecue a disposizione. Il perimetro del villaggio è recintato con due filari di ferro elettrificati, separati da un corridoio interno, piantonato e sorvegliato da guardie forestali armate.
L’esterno è popolato da animali selvatici di ogni specie, il parco comprende tra gli altri i Big five: elefanti, leoni, leopardi rinoceronti e bufali ed un’infinità di altre specie di uccelli come avvoltoi, aquile e cicogne. Nel nostro soggiorno riusciamo a fare tre Safari fotografici: due guidati, uno all’alba e l’altro notturno, ed uno diurno in totale autonomia. Le sensazioni e le emozioni vissute in questo territorio, durante i Safari, sono state molteplici, inimmaginabili e difficili da descrivere.
Swaziland, la piccola monarchia in terra africana tra Mozambico e Sudafrica
La nostra destinazione seguente è St. Lucia. La raggiungiamo dopo aver attraversato lo stato dello Swaziland (oggi Regno di eSwatini) e aver visitato, nei pressi di Mbabane, lo Swazi Cultural Village, una rappresentazione di un vecchio villaggio della cultura Swazi.
All’avventura tra ippopotami, coccodrilli e… babbuini
St. Lucia è una piccola cittadina turistica del KwaZulu-Natal, il regno degli Zulu (30% della popolazione) che si affaccia sull’Oceano indiano. È famosa soprattutto come porta di accesso all’iSimangaliso Wetland Park e per l’avvistamento di ippopotami e coccodrilli, i primi visibili a volte anche tra le strade cittadine. Altra meta turistica nelle vicinanze della città è Cape Vidal con la sua meravigliosa spiaggia di sabbia bianca fine, larga e lunga diversi chilometri, con spazi sconfinati deserti, popolata da babbuini, antilopi e granchi giganti. Le onde oceaniche, un immenso arcobaleno e la brezza marina arricchiscono la nostra visita in un incantesimo straordinario.
Khula Village, il villaggio Zulù
Il giorno successivo il nostro viaggio si arricchisce di una meta straordinaria: la visita guidata del Khula Village. Insieme alla guida, un ragazzo del posto, percorriamo a piedi il villaggio nuovo, quello, dove vivono oggi gli Zulù contemporanei.
Abbiamo fatto visita ad una signora, nel giardino con il suo bambino, dove abbiamo preso un piccolo albero da piantare. La tradizione Zulù è molto disponibile con gli ospiti ma a patto che questi piantino almeno un albero per supportare la vegetazione del villaggio stesso. Così abbiamo fatto, denominando il giovane Mango “BeAli”, crasi dei nomi delle nostre figlie.
Il giro ci ha mostrato squarci di vita quotidiana: abbiamo visto la chiesa, la scuola, un asilo, donne che lavavano indumenti nelle bacinelle e bambini giocare. Poco credibile, ai nostri occhi, la Sangoma, la “dottoressa” del villaggio che cura “ogni male” con le erbe della foresta. Molto divertente e coinvolgente (abbiamo ballato anche noi) la danza tribale nel vecchio villaggio Zulù.
Da Durban a Port Elizabeth
La seconda parte del nostro viaggio è dedicata al versante meridionale del continente e a Citta del Capo. Il volo interno di poco più di un’ora che ci conduce da Durban a Port Elizabeth, circa mille chilometri, ci risparmia undici ore di auto, più le soste, in strade provinciali e cittadine con alta densità di traffico. Dall’aeroporto di destinazione, dopo aver ritirato la seconda auto, una Toyota Hilux, praticamente uguale alla prima noleggiata a Johannesburg, percorriamo la Garden Route, una strada panoramica della costa meridionale del Sudafrica, che ci porterà a George.
Il ponte sospeso sullo Storms river e lo Tsitsikamma National Park
La passeggiata nello Tsitsikamma National Park ci consente anche di gustare le Ocean’s oyster, le ostriche dell’Oceano indiano, sulla terrazza di un ristorante con vista sul mare. A seguire attraversiamo la foresta, con il percorso denominato Mouth Trail: una passeggiata di un chilometro lungo una passerella di legno che ci porta a superare il ponte sospeso, uno tra i posti più spettacolari e panoramici della Garden Route. Nel tragitto di ritorno, che ci porta all’auto, riusciamo ad avvistare anche una famiglia di delfini giocherelloni.
Più tardi, prima dell’arrivo a George, facciamo un breve sosta a Knysna, un paradiso per soli ricchi in una laguna naturale circondata da una foresta. Qui vive un esemplare unico di elefante, discendente di una famiglia centenaria ormai estinta.
George e il capitano francese
George è una cittadina che si trova circa a metà strada tra Port Elizabeth e Citta del Capo. Prese il nome da Giorgio III d’Inghilterra ma ancor prima ospitava la Compagnia olandese delle Indie orientali, una compagnia commerciale attiva nelle colonie olandesi tra il 1600 e il 1800. A George abbiamo alloggiato in un Lodge, una casetta in stile etnico, gestita da Noel, un capitano francese di 67 anni, in pensione. Affascinante ed estroverso, nonostante l’età, il transalpino ha attirato l’attenzione delle nostre donne al seguito.
Ostrich farm e Swellendam
La mattinata inizia con una visita alla Ostrich farm, dove con un trattore ed una guida attraversiamo l’allevamento di struzzi. Ci viene mostrata tutta la catena alimentare: dalla cova, alle uova giganti, (un uovo di struzzo ha il valore nutrizionale di 24 uova di gallina), alla storia dello struzzo, alla vendita dei prodotti di pelletteria, fino alle degustazione della carne dell’animale in vari modi.
Nel tardo pomeriggio arriviamo a Swellendam, dove, a differenza di George, siamo accolti da una raggiante donna sudafricana bianca, bionda e con occhi azzurri. La città, frequentata soprattutto da neri, è tra le più antiche del Sudafrica e vanta diverse decine di monumenti nazionali, molti di questi risalenti all’architettura Cape Dutch.
Cape Aghulas ed Hermanus
L’immancabile tappa del viaggio è per Cape Agulhas, la punta estrema meridionale del continente africano, dove si incontrano i due oceani, indiano e atlantico.
Il nostro itinerario, prevede anche una visita nella “vicina” De Hoop Nature Reserve ma l’unica strada per arrivarci è sterrata e lunga circa 50 km. La percorriamo senza esitazione e all’arrivo il panorama che ci troviamo di fronte è incantevole e valorizzato ancor di più dalle numerose balene visibili dall’alto degli scogli e dalle dune di sabbia bianchissima, che ricompensano senza dubbio la strada fatta.
In serata giungiamo nella città di Hermanus, nota anche questa per l’avvistamento dei cetacei. Dopo esserci rinfrescati in hotel, andiamo al Fisherman’s cottage, un ristorante tipico: cena a base di pesce fresco e vino ottimo. Anche il prezzo è nella media sudafricana, 15€ a persona.
La mattina seguente siamo fortunati, davanti alle finestre del nostro albergo, nella baia sottostante, tra gli scogli e la schiuma delle onde scorgiamo due balene, sembrano una mamma con figlio “piccolo” al seguito.
Cape Winelands
Il viaggio si avvia alla conclusione. Diretti a Città del Capo, passiamo per Cape Wineland, la terra dei vini. Ci fermiamo a visitare Stellenbosch e in una fattoria nelle vicinanze della città per assaggiare i prodotti locali e gustare la specialità della zona. Tutto buono e vino di ottima qualità. Paarl, invece, uno dei cinque municipi del distretto ci delude. Ci aspettavamo di più.
Città del Capo e Waterfront
L’arrivo nell’ultima tappa del tour è nel pomeriggio, questo ci permette di fare il check-in in un hotel di Sea Point e andare a cena nel vicino Waterfront, il quartiere e centro commerciale di Citta del Capo. Ricco di ristoranti, negozi e locali di ogni genere, è situato ai bordi del porto di Cape Town tra la Table Mountain e l’oceano Atlantico.
Greenmarket Square, Long Street e Bo-kaap
La mattina successiva giro turistico a bordo degli “Hop on Hop of”, con discesa nei posti più caratteristici della città, come Greenmarket Square, Long Street e Bo-kaap, o Quartiere Malese, ex township e zona multiculturale. Il quartiere è molto caratteristico per le sue vie ciottolate e le case colorate, dovute ad una forma di ribellione dei primi abitanti del posto nei confronti del governo che li aveva precedentemente obbligati a dipingerle solo di bianco.
Camps Bay
Nel pomeriggio tappa a Camps Bay, una tra le baie più belle della città insieme a Hout Bay. Spiagge bianche sull’oceano con panorami spettacolari.
Il leggendario Capo di Buona Speranza
Il giorno seguente è dedicato al giro della Cape Peninsula, il leggendario Capo di Buona Speranza.
“Fu scoperto e doppiato per la prima volta, con grandi difficoltà, nel 1487 da Bartolomeu Dias, che gli dette il nome di Cabo Tormentoso, cambiato dal re Giovanni II di Portogallo in quello odierno, di significato augurale.” (Enciclopedia Treccani).
La vista da Cape Point, raggiungibile anche con la funicolare Flying Dutchman (Olandese volante), lascia senza fiato: all’orizzonte il blu dell’oceano si unisce a quello del cielo e in basso, sotto di noi, le baie deserte di sabbia bianca bagnate dalle enormi onde spumeggianti rallegrano il cuore.
Sulla strada del ritorno, dopo un pranzetto a base di Kingklip (pesce oceanico) alla griglia, visitiamo la colonia di pinguini di Boulders Beach, a sud di Simon’s Town.
I Giardini di Kirstenbosch
Il penultimo giorno di vacanza ci rilassiamo nei Giardini botanici di Kirstenbosch. Nonostante l’inverno sudafricano in corso, abbiamo trovato sole, prati verdi e una varietà di piante e di fiori rigogliosa. Un orto botanico tra i più belli al mondo.
La Table Mountain
Siamo giunti al termine. Lasciamo l’hotel, carichiamo i bagagli in auto ma prima di dirigerci all’aeroporto abbiamo il tempo per vedere una delle sette meraviglie della natura: la Table Mountain. L’altopiano che domina Città del Capo e le varie baie sull’oceano Atlantico. Il panorama è appagante e di una bellezza straordinaria.
Ci congediamo dal Sudafrica con un pranzetto fugace all’Hard Rock Cafe di Camps Bay, con vista sull’oceano popolato anche dagli squali e in sottofondo, SummerThing, il singolo di Afrojack cantato da Mike Taylor.
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