Super –Tuesday : vincono Clinton e Trump, ma la partita è tutta da giocare

5f67bc69-be79-478d-870e-3eebb3a5209dLe previsioni si sono confermate. Il Super Martedì delle primarie USA conferma le vittorie di Hillary Clinton e di Donald Trump. Tutto come previsto quindi, anche se le vittorie dei due candidati non sono definitive.

Hillary Clinton vince con il voto degli afro-americani e quindi secondo gli analisti questo è un dato importante che può garantirle una vittoria sicura anche nelle prossime consultazioni. Sanders resta li, staccato di molto, vince negli stati “bianchi” ma non sembra avere grandi possibilità di ribaltare il risultato nelle prossime consultazioni.

In casa democratica quindi si è abbastanza tranquilli. La Clinton naviga, senza grossi scossoni verso la nomination. L’unico problema potrà presentarsi qualora nelle prossime consultazioni la sua vittoria non sia schiacciante, in termini di numero di delegati, e quindi si potrebbe arrivare alla Convention finale, con il partito spaccato tra i sostenitori di Sanders e quelli della Clinton.

Generalmente non succede, il candidato con meno possibilità in quei casi si ritira, soprattutto se le previsioni degli analisti, lo vedono perdente nel confronto finale con il candidato repubblicano.

Bagarre in casa repubblicana. Trump vince, ma non stravince. Soprattutto perché il partito repubblicano non ha scelto ancora il candidato unico su cui contare. Infatti Trump vince con una media del 30% dei voti favorevoli, che alla fine, gli garantiscono solo 272 delegati, contro i 144 di Cruz, 82 di Rubio. Se si considera che la Clinton ne ha a suo favore più di 1000, il conto è presto fatto.

I repubblicani sono nella confusione più totale. Hanno sottovalutato Trump, considerandolo ad una meteora mediatica, e proprio su questo Trump continua a mietere successi. Come i democratici, con i Clinton, anche i repubblicani hanno la loro dinastia, quella dei Bush e forse pensavano di “piazzare” il loro candidato, Jeb Bush, progetto che è fallito miseramente. A questo punto si ritrovano tre candidati, Trump, Rubio e Cruz, nessuno in grado di riunire le forze del partito per una battaglia finale.

Su Trump pesa l’inchiesta per frode, per la sua fantomatica Università e questo potrebbe in qualche modo farlo inciampare, ma il problema è che gli altri due candidati repubblicani non sembrano al momento in grado di coalizzare l’elettorato, e quindi qualora Trump fosse costretto a ritirarsi (essere sotto inchiesta brucia automaticamente la candidatura presidenziale) come si dice, si raccoglierebbero solo i “cocci”.

Alcuni analisti ipotizzano che qualora Trump continui ad essere il candidato vincente, spaccando ulteriormente il Partito repubblicano, per giochi di potere molti voti “importanti” potrebbero finire ai democratici.

Insomma al momento quello che emerge è che la politica americana naviga tra un “continuum” democratico, e una assenza completa di strategie innovative repubblicane. Per una grande potenza, che vuole comandare il mondo, non è proprio il massimo.

di Gianfranco Marullo

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