Svolta all’ONU sulla guerra in Ucraina: per la prima volta Putin è definito ‘un aggressore’

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Svolta all’ONU. Cina e India hanno votato una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu in cui si fa esplicito riferimento alla “aggressione della Federazione russa dell’Ucraina”. L’oggetto della risoluzione era relativo ai rapporti tra le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa. La risoluzione è stata approvata la settimana scorsa con 122 voti favorevoli, 5 contrari e 18 astensioni.

Il via libera al testo rappresenta un primo cambio di rotta diplomatico nella posizione di Delhi e Pechino nei confronti della guerra in corso. Finora le due grandi potenze asiatiche erano state contrarie a condannare in modo netto Mosca per l’invasione dell’Ucraina. Al voto favorevole si sono poi accodati anche Brasile e Indonesia.

Hanno quindi votato contro solo Bielorussia, Siria, Nicaragua, Corea del Nord e, naturalmente, la Russia. Una vera svolta politico-diplomatica. Cade il tanto sbandierato assunto “putiniano” che il punto di vista dell’Occidente non sia maggioritario nel consesso mondiale. Quanto meno in termini di rappresentanza popolare visto che, da sole, India e Cina rappresentano quasi 3 mld di abitanti.

Svolta all’ONU. Quali i motivi?

Secondo l’opinione del cronista, hanno prioritariamente avuto successo le pressioni USA sull’India. Questa, nel frattempo, ha ufficialmente superato la Cina per numero di abitanti. Il 1° febbraio 2023, infatti, Jake Sullivan, consigliere USA per la sicurezza nazionale, ha ricevuto il suo omologo indiano Ajit Doval. L’oggetto dell’incontro era la ripresa della collaborazione tra i due paesi nel campo della difesa e delle tecnologie emergenti.

Si è messo nero su bianco l’intenzione dell’India di alleviare la sua dipendenza dalle forniture militari della Russia. Il voto indiano dei giorni scorsi, perciò, è sicuramente una conseguenza di tale accordo militare con gli USA. A questo punto ha dovuto votare favorevolmente anche la Cina per non restare l’unica grande potenza filorussa.

D’altronde, l’intenzione cinese di far da mediatrice tra le parti in guerra è reale. Fa parte della nuova politica di Xi di voler apparire come il grande e giusto arbitro del Mondo. Lo ha fatto mediando nel recente mutuo riconoscimento diplomatico tra Iran e Arabia Saudita. Ha tentato con minore successo nell’incontro con Putin, a Mosca, lo scorso 21 marzo. Con il voto dell’altro giorno, Xi ha lanciato a Putin il messaggio di non poter contare sulla Cina a tempo indeterminato.

Cosa succederà ora sul campo di battaglia?

Come abbiamo osservato in un precedente articolo, il 22 dicembre scorso il Presidente ucraino Zelensky si recò negli Stati Uniti per conferire con Biden. Questi premeva già allora per il cessate il fuoco. Riteneva infatti che l’Ucraina avesse già dato il massimo nell’ottica del prosieguo della guerra. Zelensky era invece contrario a un cessate il fuoco che avrebbe concesso alla Russia di mantenere il possesso dei territori occupati.

Biden, pur poco convinto, lo autorizzò a proseguire il conflitto sino al termine della stagione invernale. Poi avrebbe tratto le sue conclusioni. Nel frattempo si è avuto un avanzamento russo, con la sostanziale conquista di Bakhmut, nel Donbass. Cui ha fatto riscontro una ripresa della città di Kherson da parte ucraina. Con un sostanziale avanzamento del fronte meridionale sin sulle sponde del Dnepr.

Svolta all’ONU. Conclusioni

Con l’arrivo del disgelo, Zelensky ha annunciato un’importante controffensiva “sino alla vittoria”. Il comandante della divisione Wagner ha invece richiesto a Putin ulteriori armamenti. La Wagner è un gruppo di mercenari per lo più Ceceni, al soldo dei russi, che si stanno sobbarcando la quasi totalità delle operazioni in Ucraina.

Detto ciò, non vi sembra che ci sia possibilità di una tregua prima dell’arrivo del prossimo inverno. Si dovranno, infatti, vedere gli sviluppi dell’annunciata controffensiva ucraina. Se non addirittura di una possibile ripresa dell’avanzata russa. Alla fine si trarranno le conclusioni e, molto probabilmente, ci si metterà seduti seriamente al tavolo delle trattative. Quanto meno, per consunzione e stanchezza da parte di tutti i contendenti.

Foto di Erich Westendarp da Pixabay

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