The Wild Reeds. Quando c’è un banjo in un concerto Alternative Rock

The Wild Reeds, band californiana fondata nel 2010, inserita dentro il circuito della musica indipendente americana dove dominano forti influenze folk. Alla base del gruppo sono le tre voci femminili, tanto talentuose nell’esecuzioni soliste quanto in quelle corali. Le tre ragazze, Mackenzie Howe, Kinsey Lee, Sharon Silva, si alternano con dovizia fra gli strumenti musicali suonando chitarre acustiche ed elettriche o tastiere e percussioni. L’accompagnamento è lasciato agli altri due membri del gruppo, Nick Phakpiseth e Nick Jones, rispettivamente basso e batteria.

Carriera

Nel 2014 pubblicano il primo LP autoprodotto, Blind and Brave. Nel 2016 segue il formato EP, Best Wishes. Arrivano infine a firmare con l’etichetta Dualtone Records, label specializzata per gli artisti indie folk rock, che produce tutte le uscite successive: nel 2017 The World We Built, nel 2018 New Ways to Die, fino all’ultimo album, Cheers, nel 2019. Una pubblicazione all’anno, in effetti una produzione artistica di non poco conto. Oltre ai lavori in studio, la band si fa conoscere per i numerosi live. Di particolare impatto il loro concerto alla NPR Music e le esecuzioni nelle emittenti radiofoniche KEXP e KCRW, tutte seguite in America da un ampio pubblico.

La musica

La proposta musicale sembra trarre influenze da più orizzonti. In parte dal folk di tradizione americana, con la voce solista accompagnata dalla chitarra. In parte dal pop-rock, con basso e batteria e chitarra elettrica di larga presenza. In parte da sonorità alternative ed elettroniche che si collegano alla musica degli anni ’80 e ’90 (alla quale guardano diversi artisti dei repertori indie). La pluralità dei generi è constata dalle stesse cantanti che nell’intervista a Julia Wejchert (femchord.com, 18/04/2016) hanno riportato: «When you go to the festival and you’re the rock band at the country festival, but then you go to the rock festival and you’re the country band because you have a banjo», evidenziando la flessibilità della loro proposta e dell’ambiente musicale che abitano. Sempre nella stessa intervista le tre frontwoman elogiano la vitalità e la rete musicale di Los Angeles, dove è possibile formare contatti con musicisti di generi anche molto differenti. Shanon: «Quando io penso a Los Angeles io penso a “tu puoi fare qualsiasi cosa”».

Il sound del gruppo, quindi, non è mai scontato, neanche tra una canzone e l’altra. La strumentazione può passare dall’ensemble completo fino a una sola chitarra. Necessario anche ricordare come gli strumenti elettrici possano mutare facilmente il timbro dando a un testo carattere più poderoso oppure, all’opposto, più flebile. Le “dosi” musicali del prodotto finale sono sempre ineccepibili.

Si può notare dal primo all’ultimo album una continua evoluzione. Nel primo, Blind and Brave, le sonorità son per lo più legate al folk, con una predominanza degli strumenti acustici e un risparmio dei timbri più irruenti. Nell’ultimo, Cheers, si respira un’atmosfera ricca di lead e pad elettronici che si ricollegano con una certa nostalgia agli anni ’80-’90 (il “vintage” della musica indie). Nel mezzo, tanti piccoli frammenti nel quale si può riconoscere un andamento di ricerca e sviluppo.

Le voci

Al centro dell’originalità della musica dei Wild Reeds ci sono senza dubbio le voci delle tre front-woman. I loro timbri non sono molto differenti, ciononostante sono sicuramente singolarmente riconoscibili nei diversi brani composti. A spiccare con maggiore enfasi sono le parti in cui le voci vengono combinate: in solo, in duo, in trio. In questo modo le canzoni possono passare da un timido sussurro accompagnato solo dalla chitarra fino a un coro ricco ed elaborato sostenuto da tutti gli strumenti elettrici più la batteria. Entro questi due estremi le possibilità sono notevoli; la band lo sa bene e le prova tutte.

I testi

Le liriche dei Wild Reeds guardano a diversi temi, spesso, come in gran parte della musica indie, trattati con allegoria o in maniera implicita ma, nel loro caso, mai con sarcasmo o leggerezza. Fruition, per esempio, può parlare della ricerca della felicità nascosta nel darsi da fare, nel trovare un valore. In Lose my Mind troviamo la paura di smarrirsi e il sostegno degli altri nella vita. Le canzoni che parlano d’amore sono malinconiche, divise fra un passato pesante e un ottimismo debole, benché determinato, come in Everything Looks Better (in Hindsight), in The World We Built, o in Cheers. Ovviamente sono presenti anche canzoni più allegre e spensierate come Don’t Pretend o Only Songs.

Il futuro

Ogni anno hanno portato qualcosa di nuovo e un poco alla volta sembrano farsi conoscere sempre più lontano. Lo stile unico, dato in particolare dalle capacità canore, può riservargli un posto ancora maggiore nei palchi americani. Se saranno capaci di intercettare i vari piccoli cambiamenti dei gusti degli ascoltatori indipendenti è sicuro che dureranno a lungo nel mondo della musica. Queste tre ragazze potrebbero essere capaci di regalarci ricchi brani sempre più sorprendenti.

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