C’è gioia nel nostro cuore per l’avvenimento di questa nascita importante o dobbiamo considerare la festa del Natale come un giorno qualunque, vissuto anche nell’indifferenza? Ci auguriamo che non sia così! Allora, seguiamo anche noi l’invito di questo Tempo d’Avvento e prepariamo questa nascita incamminandoci idealmente verso Bethlemme.
Chi troveremo, chi ci accoglierà? Lì ci aspetta un Dio fedele e paziente e, soprattutto, un Dio che sa rispettare i nostri tempi. Sì, perché quel Bambino che incontreremo nella mangiatoia è la più alta manifestazione dell’amore di Dio. Quel Bimbo è l’Amore in persona ed Egli vuole amarci in maniera disinteressata perché anche noi, dal suo esempio, possiamo apprendere l’arte dell’amare. Quel Dio-Uomo, infatti, ci chiederà soltanto di essere amato. Allora, mettiamoci in viaggio e incamminiamoci idealmente verso Bethlemme per intraprendere concretamente il cammino della nostra liberazione interiore.
Questo viaggio, anche se virtuale, ci condurrà alle porte della conversione. Giunti a Bethlemme, non troveremo un albergo, non saremo ospitati in un bed & breakfast, non potremo usufruire di conforts; una stella, come è già accaduto ai Magi, ci accompagnerà in una misera grotta per condividere la “povertà dignitosa”, oggi purtroppo dimenticata, di tre personaggi che hanno sconvolto totalmente il corso della storia. Il viaggio verso questa località anonima che, tra l’altro, non era nemmeno registrata sulle cartine geografiche del tempo, ci proporrà un’esperienza di libertà profonda: saremo esortati a compiere un gesto forte che certamente sveglierà l’egoismo della nostra umanità, saremo chiamati cioè, ad “uscire da noi stessi, per andare verso Dio”. E il Bambino di Bethlemme è un Dio che si è fatto vicino a noi, è una presenza viva che rinfranca i cuori, ci accompagna nelle scelte di ogni giorno e ci parla nel segreto del cuore e soprattutto attraverso le Sacre Scritture.
Pensiamo al pianto di quel Bimbo per trovare coraggio e tirarci su soprattutto quando si è affaticati per il duro cammino e quando c’è bisogno di ritrovare la serenità dei nostri giorni. E Giuseppe, il protagonista di questa quarta domenica di Avvento, è già arrivato! È giunto a Bethlemme prima di noi. Non è solo, con lui c’è Maria, la quale “prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Mt 1,18). Così la profezia di Isaia trova in Maria la sua realizzazione: “La vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele” (Is 7,14). Il Figlio di Dio, annunciato da quest’antica profezia, doveva farsi carne nel grembo di una vergine. Un vero mistero! Come può una vergine concepire? Questo mistero manifesta l’amore che Dio nutre per l’umanità, fortemente ferita dal peccato.
Nei Vangeli, S. Giuseppe è sempre presentato come “uomo giusto” (Mt 1,19), cioè fedele alla Torah, disponibile e docile a compiere sempre la volontà di Dio. Queste caratteristiche gli meritano l’ingresso nel mistero dell’Incarnazione. Un angelo del Signore, infatti, gli appare in sogno e gli annuncia: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti, il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). Maria, secondo la Legge, doveva essere allontanata dalla comunità ed essere lapidata. Ma Giuseppe, per obbedire alla volontà di Dio e nello stesso tempo per salvare Maria, abbandona il pensiero di ripudiarla e la prende con sé. Grazie alle parole dell’angelo, i suoi occhi finalmente possono contemplare nella misteriosa vicenda della Vergine l’autentico intervento di Dio.
S. Giuseppe è annoverato tra i personaggi silenziosi del Vangelo, ma il suo silenzio è molto eloquente: custode della vita terrena di Gesù, egli è un testimone oculare dei prodigi del Signore; garante della verginità di Maria, egli è colui che ci insegna ad accogliere nella nostra vita l’azione di Dio. E il Catechismo della Chiesa Cattolica, a proposito, si esprime in questi termini: “Nel padre legale di Gesù si profila l’uomo nuovo che guarda con fiducia e coraggio al futuro, non segue il proprio progetto ma si affida totalmente all’infinita misericordia di Dio” (CCC 532).
Carissimi, a S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa, continuiamo ad affidare tutte le nostre famiglie perché possano sperare, soprattutto in questo duro momento storico, in un avvenire migliore, in un futuro sicuro, baciato e benedetto dalla Provvidenza di Dio. Osservando alcune immagini che ritraggono S. Giuseppe, lo sguardo viene catturato subito dai suoi strumenti di lavoro: quanti oggi hanno perduto il lavoro e quanti non riescono a trovarne! Giuseppe, inoltre, è l’immagine della tenerezza paterna: quanti bimbi subiscono nel nascondimento e nella paura la violenza all’interno delle famiglie! Giuseppe ci indica la sobrietà cristiana: quanto consumismo e quanto spreco nella nostra società malata! Lo sposo di Maria, infine, ci richiama alla fedeltà: quante coppie sono poste sull’orlo della crisi a causa di infedeltà. Invochiamo con fiducia S. Giuseppe perchè in occasione di questo Natale il nostro cuore possa gioire e i nostri occhi possano vedere Gesù. Chiediamolo con fiducia: anche noi, nella notte santa, vogliamo essere i protagonisti di questo incontro d’amore. Ce lo conceda, benedetti anche dal materno sguardo di Maria SS.ma.
di Fra’ Frisina
Nella foto, la basilica della Natività in Bethlemme: it.wikipedia.org
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