Turchia-Siria, è guerra fredda

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Dopo l’abbattimento di un caccia F-4 turco da parte delle forze siriane è guerra fredda fra Turchia e Siria. Per ora le ostilità si fermano alle parole anche se si registrano scontri al confine.

Ogni soldato siriano che si avvicini alla frontiera con la Turchia sarà considerato un elemento di minaccia e la Turchia «risponderà a qualsiasi violazione delle sue frontiere» ha dichiarato la settimana scorsa il premier turco Recep Tayyip Erdogan, durante il tradizionale discorso del martedì al gruppo parlamentare del suo partito, l’Akp.

Qualche giorno fa sei F16 turchi si sono alzati in volo dalla base di Incirlik per rispondere all’avvicinarsi al confine di elicotteri militari siriani. Il dittatore Bashar al Assad intanto si difende dagli attacchi mediatici del rivale accusando Erdogan di aver  “reso la Turchia complice del bagno di sangue in Siria, interferendo negli affari interni di Damasco e dando sostegno logistico ai ribelli”.

A livello internazionale Cina e Russia, da sempre sostenitori di Assad, vorrebbero far fuggire il dittatore senza discutere “della situazione riguardante il futuro del presidente siriano con gli Stati Uniti” mentre gli altri membri della task force per il Paese medio-orientale preferirebbero un governo di transizione composto da esponenti del vecchio regime e delle forze di opposizione.

Sebbene il genocidio della popolazione da parte del regime di Assad continui, la comunità internazionale è rimasta praticamente insensibile fino all’episodio dell’aereo abbattuto. Le similitudini con quello che successe in Libia sono molteplici e si teme che la diatriba sul futuro della Siria porteranno prima o poi ad un intervento militare della NATO per “favorire” la transizione verso un nuovo governo.

Matteo Testa

foto: rsi.ch

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