Giorgia Bistrusso, 34 anni, è una dei Designer più promettenti del Made in Italy e del Made in Sardinia
Dopo aver lavorato presso grandi aziende di Moda, tre anni fa, Giorgia Bistrusso ha avviato il suo Brand e si è posizionata tra i cinquanta migliori Designers a livello mondiale al concorso MUUSE x VOGUE Talents – Young Vision Accessories Award 2014.
Nelle sue creazioni ci sono tradizione e creatività, innovazione e ritorno alle origini. C’è la Sardegna, insomma. Tutte le creazioni sono prodotte nell’isola perché è dalle sue origini che Bistrusso parte. In tutti i sensi. Nata a Cagliari, Giorgia Bistrusso si laureata a Firenze in Fashion e Design. Le sue creazioni nascono in Sardegna, partendo dalla lavorazione dei filati, della lana, del cotone e della seta. Ogni prodotto è unico.
La filosofia di vita Bistrusso è rendere una persona unica con prodotti esclusivi. La bellezza del lavoro della Designer cagliaritana consiste in questo. E’ alle donne dal carattere forte e deciso, che non hanno paura di osare, che Bistrusso dedica le sue creazioni.
Sughero, stile minimal e forme geometriche perfette sono il tratto distintivo delle sue collezioni.
Un viaggio dentro la Sardegna, partendo dai colori, passando per i materiali e finendo nei dettagli. Qualità e unicità sono le parole chiave che spiegano lo stile Bistrusso.
Sono una creativa, disegno da quando ero una bambina. La mia è una passione innata. All’età di sei anni sapevo già che avrei intrapreso questa strada. Quando andavo a trovare mia nonna a Laconi, amavo osservarla lavorare al telaio. Amo l’architettura, amo molto la storia dell’Arte e questo mi ha permesso di intraprendere determinati studi. Provengo dal Liceo Artistico e ho sempre frequentato corsi privati di Moda. Quindi, di base, ho sempre disegnato. Poi ho studiato a Firenze, che è stata fondamentale per il mio background professionale. Mi ha dato quella spinta maggiore per avviare un mio progetto. Lavorando per altri brand ho capito che avevo necessità di esprimermi a modo mio, senza troppi vincoli.
- La scelta del sughero nelle tue creazioni, è dovuta dall’attaccamento alla Sardegna o anche da altre ragioni?
Non sono stata la prima a puntare sul sughero. Ci tengo a specificarlo. Non ho voluto togliere l’idea a nessuno, semmai ho voluto confrontarmi con chi aveva già proposto questa tendenza.
Ho deciso di investire nel sughero perché credo che in Sardegna sia un materiale sottovalutato. Le mie origini sono queste, i materiali che uso fanno parte del patrimonio artistico della Sardegna. Cerco, a modo mio, di dare valore ad un materiale di base carente e poco valorizzato.
Ho cercato di inserire il meglio della mia isola nelle mie creazioni. E ho notato che il sughero piace, soprattutto all’estero. Accostato a determinati accessori, risalta.
I paesi coinvolti nel progetto sono diversi. Parliamo di: Samugheo, Atzara, Laconi, Domus Novas, Ottana. Sto cercando di coinvolgere anche altri artigiani di altri paesi. Ma non è facile.
- Un Designer che ammiri particolarmente?
Sono tanti. Ma al primo posto metterei Antonio Marras. Mi ha aiutato fin da quando ero molto giovane dandomi dei consigli e spronandomi ad andare avanti. Se non mi sono mai arresa lo devo anche alle sue parole.
Mi piace tantissimo anche Missoni, per i filati. E poi ho la passione per lo stile giapponese, amo diversi Designers giapponesi. Hanno un modo d’essere molto rigoroso che io ammiro. Trovo che siano simili ai sardi da questo punto di vista. Noi siamo chiusi ma facciamo il nostro. E questo lo vedo più nel Giappone che non in altri posti. Addirittura d’Italia. Per quanto l’Italia sia unita, è profondamente diversa. Quando Antonio Marras collaborò con Kenzo, per me, è stato il connubio perfetto: Sardegna e Giappone.
Fondamentale. In questo periodo storico vi è una volontà di tornare al passato. Io questo lo noto in generale. Ed è anche la mia filosofia di vita. Il mio è un lavoro duro, a livello di costi. Un Made in Italy e un Made in Sardinia, giustamente, ti costa molto di più rispetto ad un Made in Cina. Ma io lo devo. Lo devo alla mia terra e lo devo al Made in Italy. E’ un valore che noi abbiamo. Non è aggiunto. Il rispetto del passato fa parte del Made in Italy. L’Italia, nella Moda, ha dato tanto e ha perso tanto da quando le produzioni sono state fatte all’estero. La Moda in Italia ha un peso maggiore rispetto ad altri paesi perché ha un fatturato annuo immenso, e se non si dà la possibilità agli italiani di lavorare qui allora non si va avanti. Parte da noi.
- Progetti per il futuro?
Il prossimo anno partiranno delle vendite in altri siti e-commerce. Poi partirà anche il mio.
A Cagliari ho aperto un atelier. E’ uno spazio che ho creato per mostrare il lavoro che c’è dietro le mie creazioni, che per me sono come figli. Non è un negozio. Ho notato che i miei lavori sono conosciuti più all’estero che nella mia terra, e questo mi dispiace molto.
Poi punto all’America, all’Asia e all’Arabia.
Tutte le info su: bistrusso.com
di Roberta Colella Di Salvo
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