Se ne parla da giorni, con grande attenzione mondiale sulla la tensione politico militare, tra Russia e Ucraina. Una tensione che sembra aumentare di giorno in giorno.
L’interesse mondiale dimostra che non si tratta di una questione interna, tra le due nazioni coinvolte, ma una questione che rischia di coinvolgere direttamente l’Unione europea, la Gran Bretagna, la Nato, gli Stati Uniti con effetti a cascata anche in altre aree “calde” come il Mediterraneo.
La dimostrazione più evidente è quella dell’intervento del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha ventilato la possibilità di mettere in atto misure economiche che possono avere conseguenze importanti non solo per Mosca ma anche per altri paesi tra cui l’Italia.
Questo intervento è anche una dimostrazione di come l’influsso della Guerra fredda sia vivo in alcune diplomazie che vedono sempre la Russia come il principale nemico dell’occidente.
Ma cosa sta succedendo esattamente in Ucraina e quindi in Crimea?
La crisi Ucraina è legata al ruolo di indipendenza cha questo paese ha ottenuto nell’era post sovietica, anche se come molti analisti evidenziano non si è arrivati ancora ad una definitiva chiarificazione sulle zone di influenza. Insomma una parte del paese vuole rimanere legata all’influenza della Russia, un’altra vuole spostarsi verso la UE.
Il tutto con conseguenze complesse quali la presenza nel Parlamento Europeo, i parlamentari ucraini, il ruolo della Nato e l’impegno dell’UE nella situazione dell’Eurasia nell’evoluzione di questi paesi nell’era post sovietica.
In questo contesto di instabilità si è aggiunto “l’affaire” Crimea. Una risposta militare di Putin alla crisi Ucraina, che lo ha visto soccombere politicamente nel suo aiuto al Presidente Viktor Yanukovich.
La Crimea è una regione semiautonoma dell’Ucraina, ciò significa che nonostante faccia parte del territorio sovrano ucraino, è sufficientemente autonoma dal punto di vista governativo, che oltre ad essere un luogo di vacanza molto ambito, rappresenta anche uno snodo politico critico.
La popolazione della Crimea è di maggioranza di origine russa, con una forte minoranza di origine ucraina, a cui occorre aggiungere una forte comunità Tartara deportata da Stalin verso la fine della seconda guerra mondiale. Di fatto storicamente la Crimea è sempre stata una regione strategica per la Russia.
Fu infatti il luogo dove si combattè la famosa Guerra di Crimea, nel 1853, che vide la Russia impegnata contro la Francia, e gli imperi Ottomano e Britannico. Una guerra tanto importante che Cavour, inviò un contingente di Bersaglieri, che partecipò all’assedio di Sebastopoli già allora una importante base navale dell’Impero russo.
Famosa nella storia rimase la famosa battaglia di “Balaklava o la carica dei 600” dove un contingente di Cavalleria inglese si sacrificò in un impossibile attacco contro le fortificazioni Russe.
Sempre in Crimea si tenne la “Conferenza di Yalta”, durante la seconda guerra mondiale, nella quale i capi politici dei tre principali Paesi alleati presero alcune decisioni sul proseguimento del conflitto, e la famosa suddivisione dei blocchi Est e Ovest.
La Crimea, quindi, per la Russia è un territorio che occupa una posizione di importanza geopolitica strategica.
La base navale di Sebastopoli, è considerata vitale per la Russia, perché è il solo punto da cui i mezzi russi possono far valere direttamente la loro forza e potere attraverso il Mediterraneo.
Secondo molti osservatori ad esempio, si afferma che il porto di Sebastopoli sia stato utilizzato per rifornire il leader siriano Bashar al-Assad durante la guerra civile in Siria.
Il Mar Nero è storicamente, il crocevia di molte formazioni geopolitiche situate nell’area delimitata da Asia centrale, Anatolia, Balcani, Caucaso e Urali. Basti pensare come sul Mar nero siano presenti paesi come la Turchia, la Bulgaria, la Romania, l’Ucraina, la Georgia e infine la Russia. Molti di questi stati sono sempre di più in orbita Unione Europea.
La base di Sebastopoli ha un accordo di utilizzo, con l’Ucraina, valido fino al 2047, mentre al contrario la maggior parte della costa del Mar Nero è detenuto da paesi alleati della Nato. Quindi si comprende come l’interesse della Russia per la base navale in Crimea sia di grande importanza strategica, in quanto il suo potere militare in un’area cosi importante come il Mediterraneo sarebbe messo a repentaglio.
La Crimea però fa parte del territorio Ucraino. Avendo scelto volontariamente di far parte dell’Ucraina. Quindi il grande problema è che molte regioni della Crimea, specialmente Sebastopoli e la capitale Sinferopoli, sono esplicitamente pro-Russia, mentre molte altre non lo sono. I Tartari specialmente non vogliono, in nessun modo, diventare cittadini russi.
A complicare la questione c’è il “Memorandum di Budapest” del 1994.
Un documento diplomatico importante, ma che non ha il valore di un accordo internazionale. Il documento è stato siglato da Ucraina, Russia, Stati Uniti e Regno Unito, in cui i firmatari, accettano di denuclearizzare l’area, ovverossia eliminare tutte le armi nucleari, presenti sul territorio ucraino, retaggio dell’epoca sovietica, restituendole alla Russia, garantendo all’Ucraina di essere dichiarato stato indipendente e ottenere dai firmatari e dalla Russia in particolare il rispetto della sua integrità territoriale.
Se Putin ha deciso di prendersi la Crimea, c’è relativamente poco che Ucraina, Stati Uniti e Nato possono fare per contrastarlo. La Russia dispone di ampie risorse militari in quell’area e considerando che la maggioranza della popolazione è favorevole alla Russia anche un referendum potrebbe portare alla sconfitta dell’Ucraina e dell’Occidente che la sostiene.
Una situazione estremamente complicata, che ricorda come per questioni simili, si sono scatenate sanguinose guerre, l’ultima quella dei Balcani che partì dal problema del Kossovo e la Serbia, per non risalire ai tempi della seconda guerra mondiale quando la Germania nazista, preparò la guerra per la questione dei Sudeti e dello Stretto di Danzica.
Va tenuta in considerazione anche l’adesione alla NATO da parte della Georgia, con tutti i sistemi di armamenti avanzati che questo ha comportato a livello militare e strategico e quindi una presenza militare da non sottovalutare. Un’operazione militare di annessione della Crimea alla Russia, può avere conseguenze sul ruolo dell’Ucraina, che finirebbe sempre di più nella sfera di interessi dell’Unione Europea, determinando un ulteriore stato di crisi nella regione.
Va sempre ricordata una cosa che la politica estera russa – sia sotto Breznev, Eltsin, Putin o chiunque risponde a tre imperativi: la Russia è sempre una superpotenza nucleare, la Russia è una grande potenza del mondo, e la Russia deve mantenere il suo il potere centrale nello spazio geopolitico post-sovietico.
La Russia però non è una potenza economica, e questo forse è il suo punto debole. Una risposta economica internazionale alla crisi Ucraina, potrebbe indebolire il potere di Putin, con effetti su scenari politici non solo europei ma anche nell’area del Mediterraneo. Basti pensare alla crisi siriana al ruolo dell’Iran.
Vedremo se le diplomazie riusciranno a trovare una soluzione, rispettando quella legge non scritta, nella politica internazionale “delle zone di influenza”. Un’altra verifica della capacità di attuare una politica internazionale condivisa da parte dell’Unione Europea. Le precedenti decisione non sono state incoraggianti.
In alto a sx (© GettyImages): lettera43.it
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