Una tavola rotonda per uscire dal medioevo del nostro calcio

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Sono passati cinque lunghi anni dalla calda estate di Calciopoli e del trionfo azzurro al mondiale. Un periodo pieno di avvenimenti sportivi ma di altrettante vicende giudiziarie. Personalità più o meno influenti continuano a trascinare le spiacevoli vicende “cupolane” in una rete spazio-temporale che tende all’infinito.

 Ci eravamo forse tutti illusi quel nove luglio quando, dal centro dell’Olympia stadion  di Berlino, capitan Cannavaro alzava al cielo la coppa del mondo. Sognavamo forse un altro ottantadue. L’indelebile macchia dell’ennesimo raggiro italiano di palazzo coperta da un trionfo mondiale giustificato col cuore e la superiorità su un campo verde. Calciopoli come il calcio-scommesse.

Di fatto quel giorno abbiamo scioccato tutti gli insulti che ci piovevano addosso dal mondo intero. Le nostre grida di rabbia e di gioia, miste insieme, avevano messo indiscutibilmente a tacere tutti i nostri accusatori. Il nostro calcio in cima al mondo, pronto con la sua competitività a sovrastare qualsiasi inghippo extra-sportivo. Nessuno si aspettava che invece questa volta non saremmo stati forti. Da quell’estate il nostro rincorrere un pallone sul campo è stato accompagnato costantemente dal rincorrere giudici ed accusati all’ingresso dei tribunali. Le beffe del mondo sono tornate prepotenti, e la tragica lentezza della giustizia di questo stato non fa altro che alimentarle, con polemiche e scarsa credibilità di fronte a tutti. Il nostro calcio è stato trascinato in un oblio dal quale non riesce più ad uscire. Anni che ricordano i “secoli bui” medievali in cui sotterfugi, ingiustizie e inadeguatezza regnavano tra tutta la comunità.

Lo scenario sembrava rischiararsi con le recenti condanne penali seguite tuttavia dai soliti strascichi sarcastici. Sportivamente parlando le condanne sono state rapide già all’epoca e come potevano non esserlo? Purtroppo il vegetare del nostro pallone ha portato alla luce figure losche, approfittatrici e senza moralità alcuna. Un accusarsi reciproco che non scrolla l’Italia dal concetto di paese dell’impunità dove chi ha colpe non paga, aggrappandosi facilmente a cavilli legislativi. Il punto di non ritorno sembra davvero vicino: sportivamente parlando il nostro campionato va a picco; il ranking Uefa ci fa scivolare in basso per peso e prestigio; lo scetticismo popolare serpeggia come mai aveva fatto.

E allora si prova una carta a sorpresa, che vede scendere in campo le più alte cariche sportive di questo paese: una tavola rotonda. Ad incontrarsi/scontrarsi ci saranno il presidente federale Abete, quello del CONI Petrucci, mediatori di lega e presidenti, con le due parti maggiormente interessate rappresentate da Agnelli(Juventus) e Moratti(Inter). Si parlerà di Calciopoli; speriamo anche di come andare avanti e di come superarlo per far ripartire il nostro calcio. Ma in un clima tesissimo, dove nessuno sa fare un passo indietro chiedendo semplicemente scusa al mondo, chi sarà il nostro Re Artù?

Daniele Conti

foto: tekw.org

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