Intervista a S.E. Istvan Alfaro Solano, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Costa Rica in Italia
La Costa Rica, paese conosciuto a molti per le sue splendide spiagge, le immense foreste pluviali e un’incredibile fauna selvatica, in realtà occupa anche a livello geo-politico e diplomatico un ruolo rilevante. In primis, è l’unico paese del centroamerica insieme a Panama, ed uno dei pochi al mondo, senza un esercito permanente. Infatti, l’abolizione delle forze armate è avvenuta il 1° dicembre 1948, sotto la guida dell’allora Presidente José Figueres Ferrer. Questo aspetto mette in luce la politica pacifica portata avanti dal paese a livello internazionale. E proprio grazie a quest’attitudine, in aggiunta ad una visione molto democratica, che la Costa Rica risulta essere tra i paesi delle Americhe, e del mondo, con il punteggio più alto nell’indice “Global Freedom” di Freedom House ed anche nel “Global Peace Index” dello IEP. In secondo luogo, anche grazie a questi notevoli risultati, nel 1969 è stata firmata a San José (capitale della Costa Rica) la Convenzione americana sui diritti umani, entrata poi in vigore dal 1978. Questo documento è uno degli strumenti su cui è fondata la dottrina sui diritti umani degli stati membri dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Sempre a San José ha sede la Corte interamericana dei diritti umani, ovvero l’organismo giuridico che ha lo scopo di interpretare e applicare la Convenzione americana. Da ultimo, importante è il ruolo della Costa Rica come partner dell’Unione Europea; infatti, tra l’Unione e il paese centroamericano sono numerosi i campi in cui c’è un’attiva collaborazione, facilitata anche grazie a valori socio-politici similari. Proprio la cooperazione tra Bruxelles e San José è il fulcro dell’intervista, a S.E. Istvan Alfaro Solano, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Costa Rica in Italia, prima ancora Ambasciatore a Bruxelles. L’intervista è stata fatta in spagnolo e poi sempre da me tradotta per questo articolo.
Nel 2012, l’Unione Europea ha siglato con vari paesi centroamericani, l’Accordo di Associazione UE-America centrale. Quest’ultimo ha coinvolto poi, dal 2013, anche la Costa Rica. Quanta importanza detiene questo accordo per il Suo paese?
«Questo accordo è di grande importanza perché rappresenta, sul piano politico, una fase consolidata di un processo costruito durante molti anni in cui la Costa Rica ha sempre avuto un ruolo da protagonista. In seguito al Dialogo di San José avviato nel 1984, la regione centroamericana e l’Unione Europea hanno avuto incontri annuali che hanno contribuito alla costruzione della pace nella regione, alla sottoscrizione di un accordo di cooperazione bi-regionale e, infine, all’Accordo di Associazione. In breve, per la Costa Rica questo Accordo ha un’importanza molto significativa, e da tempo ne guidiamo i processi, da parte dell’America Centrale.»
Gli scambi commerciali sono maggiori ed agevolati? E quali sono i settori che ne hanno tratto maggior vantaggio in Costa Rica?
«Certamente il commercio ne ha beneficiato molto: infatti, gli scambi commerciali sono in numero maggiore e svolti in maniera migliore perché sono state stabilite regole chiare, oltre al fatto che esiste la commissione per il commercio internazionale (INTA) dell’UE che si riunisce ogni anno con i nostri Paesi per la costante valutazione del pilastro commerciale, il che consente di effettuare gli adeguamenti necessari. Solitamente, tali riunioni si svolgono in due livelli: tecniche e di viceministri. A giugno 2022 il Ministero del Commercio Estero ha riferito che, dopo i primi passi di ripresa post-pandemia, in 10 anni dalla firma dell’Accordo, le esportazioni centroamericane verso l’UE e le importazioni da quest’area verso la nostra erano aumentate dell’86% nel primo caso e dell’82% nel secondo caso. La Costa Rica continua a distinguersi per essere il principale esportatore della regione centroamericana verso l’Unione Europea con il 35% delle esportazioni totali a luglio 2023. Invece, i settori più avvantaggiati in Costa Rica al momento sono l’agricoltura e l’alta tecnologia. Tuttavia, l’elenco di prodotti e servizi è molto ampio, e mostra ancora molto potenziale.»
Sappiamo che l’Unione Europea è fortemente impegnata nel rispetto dei diritti umani e nello sviluppo della democrazia. In questo contesto, considerando che in America Centrale e Latina ci sono alcuni paesi con governi antidemocratici, come il Venezuela e il Nicaragua, quanto ha beneficiato la Costa Rica della presenza attiva dell’Unione nella vostra regione?
«La Costa Rica ne ha beneficiato molto. Considerando che San José e l’UE condividono principi e valori democratici, gli europei trovano terreno fertile per lo sviluppo di azioni d’avanguardia in questo ambito. La Costa Rica ha lavorato per decenni per raggiungere gli standard più alti, e questo è riconosciuto in tutto il mondo; infatti, abbiamo il privilegio di ospitare la Corte Interamericana dei Diritti Umani (OSA), e l’Università per la Pace (dell’ONU). L’UE partecipa attivamente insieme a noi al raggiungimento degli obiettivi per rafforzare la democrazia, per difendere un maggiore rispetto dei diritti umani nella regione e in tutte le aree trasversali che le sono inerenti: uguaglianza di genere, infanzia, protezione degli indigeni, processi elettorali… La Costa Rica opera nell’ambito democratico e dei diritti umani su 3 livelli: bilaterale, sub-regionale e bi-regionale con l’UE attraverso EU-LAC. Abbiamo anche sviluppato un dialogo per facilitare la fine delle ostilità in Venezuela e recentemente abbiamo ricevuto esito positivo da parte della Corte internazionale di giustizia in merito all’invasione ai nostri danni da parte del Nicaragua.»
Un altro valore che Bruxelles e San José condividono è quello delle politiche “green” per la lotta al cambiamento climatico. Quali sono i settori in cui Bruxelles e San José collaborano positivamente? Quali sono, invece, gli ambiti in cui l’Unione e la Costa Rica potrebbero cooperare maggiormente già ora, ed in futuro?
«In materia di ambiente e sfide climatiche siamo assolutamente partner con Bruxelles per affrontarle al meglio. In effetti, la Costa Rica presta seria attenzione a tutto ciò che riguarda il cambiamento climatico e partecipa in modo proattivo tramite iniziative nazionali che aggiunge ai programmi sviluppati dall’Unione Europea. Potremmo citare la tutela delle foreste, la conservazione marina, il rimboschimento ed il ripristino della biodiversità, e la produzione responsabile con l’ambiente; inoltre, si sta lavorando insieme su tutte le aree possibili per realizzare strategie di sviluppo sostenibile inclusivo e resiliente. A questo proposito, abbiamo almeno tre iniziative interessanti: 1) partecipiamo con decisione nel quadro del programma EUROCLIMA+, 2) esiste un Piano Indicativo Pluriennale 2021-2027 che, come strumento di cooperazione bilaterale, costituisce un’alleanza di tipo orizzontale per lo sviluppo di attività finalizzate al conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e 3) alla fine del 2022 la Costa Rica e l’Unione Europea hanno presentato un Fondo di Cooperazione triangolare nell’ambito delle azioni del programma ADELANTE 2. La cooperazione tra entrambi, l’Unione Europea e la Costa Rica, è sempre stata ricca e fruttuosa. Al momento non ci sono aree dove la cooperazione è debole, ed in merito al futuro, le aree in cui è possibile approfondire saranno date dai diversi programmi già in corso e dalla pianificazione effettuata entro il 2027 che comprende molteplici aree sulle quali ci impegniamo con serietà e zelo.»
Venendo al tema della sicurezza, negli ultimi mesi in Costa Rica le violenze urbane sono aumentate. Quali sono le ragioni attuali e storiche?
«La Costa Rica è da sempre un paese amante della vita pacifica. Come in molti Paesi della regione, c’è stato un aumento della violenza, prevalentemente importata, a causa dei fenomeni di criminalità transfrontaliera causati da organizzazioni dedicate al traffico di persone o di sostanze illecite. Queste organizzazioni criminali esterne hanno trovato nel terreno costaricense, pacifico per tradizione e cultura, un sito operativo facilmente accessibile, e nel quale ora si stanno scontrando tra loro. Fondamentalmente, è quest’ultimo fatto che ha aumentato la criminalità nell’ultimo decennio. Il governo della Repubblica è totalmente impegnato nella difesa della sicurezza e nel mantenimento della tranquillità per i suoi cittadini, facendo sforzi enormi in tutte le aree di attenzione del fenomeno, garantendo una maggiore sorveglianza nelle strade attraverso la coordinazione tra i membri a capo dei supremi poteri Esecutivo, Legislativo e Giudiziario, più la Procura Generale e la polizia civile e giudiziaria. Inoltre, viene sempre più rafforzato il reclutamento di nuove forze di polizia e fornendo loro una formazione specializzata. Per la lotta alla criminalità organizzata svolge anche azioni per la modifica del quadro giuridico che permetta di rispondere a queste nuove sfide e migliorare la risorsa umana o materiale.
Tra i vari programmi attivi, è importante citare “Soberanía”, attraverso il quale la Costa Rica cerca di impedire ai gruppi di criminalità organizzata che approfittano delle esportazioni di prodotti agricoli costaricensi in Europa di agire. Questo programma prevede, tra l’altro, di eseguire la scansione di tutti i contenitori con i prodotti esportabili e l’uso di cani addestrati per il rilevamento di droghe e altri materiali illeciti prima della loro esportazione al mercato europeo. Attraverso la cooperazione con i Paesi Bassi e il Belgio in particolare, è stata strutturata una strategia che comprende la formazione di funzionari tecnici, doganali e giudiziari per affrontare questa sfida.»
In questo contesto, l’Unione Europea si è dimostrata disponibile ad aiutare il governo costaricano a combattere i criminali. In che modo l’UE potrebbe contribuire a garantire la massima sicurezza in tutto il Paese? E in che cosa ha già fatto qualcosa?
«L’Unione Europea ci ha accompagnato in questo sforzo per diversi anni, ad esempio con programma di sicurezza dei cittadini del 2015. Sono fondi piccoli rispetto alle risorse del crimine organizzato, ma la Costa Rica, come Paese a reddito medio-alto, non è tra le priorità di ricezione della cooperazione. Tuttavia, beneficia della portata di programmi quali COPOLAD III, PACCTO e, in chiave italiana, il programma Falcone-Borsellino attuato dall’IILA. Di recente, l’UE ha riunito ministri dell’Interno nel Comitato Latino-Americano di Sicurezza Interna (CLASI) per rafforzare la cooperazione contro la criminalità transnazionale organizzata. L’incontro ha permesso di formalizzare una cooperazione che si rende indispensabile in un’area prioritaria per entrambe le parti, con lo scopo di offrire soluzioni a vantaggio delle società di UE e Costa Rica. Pertanto, sia a livello bi-regionale che bilaterale, si sta lavorando in modo ben coordinato e solidale, sapendo che è fondamentale occuparsi del fenomeno dell’Atlantico.»
Per concludere, sono molti i centroamericani che raggiungono l’Europa. In quest’ottica, cosa attrae i costaricani che raggiungono l’UE? In che modo possono essere una risorsa preziosa per i Paesi europei?
«La maggior parte dei costaricani viene in Europa per turismo o per studio, e sono molti di meno quelli che vengono per lavoro. I costaricani, rispetto ai cittadini di altri Paesi della regione, raramente emigrano. Al contrario, la Costa Rica accoglie migranti dal XIX secolo, e continua a farlo anche al giorno d’oggi. I cittadini del mio paese possono portare molto talento in termini di capitale umano. Abbiamo molti studenti di alto livello o specialisti in diverse aree di studio che possono offrire il meglio della loro formazione educativa o delle loro abilità. Per esempio, nell’ambito culturale abbiamo avuto un musicista che è stato direttore artistico del Teatro Regio di Torino e coordinatore artistico al Teatro La Scala. C’è una biotecnologa in neuroscienze a Padova. Presso l’Università degli Studi di Genova si trova un ricercatore associato in ingegneria civile, chimica e ambientale con specializzazione in oceani. Questo per citare solo tre casi in Italia tra i tanti in tutta Europa.»
E invece, quanti europei si trasferiscono permanentemente nel vostro Paese? Ed in cosa possono essere una risorsa preziosa per la Costa Rica?
«Le statistiche ufficiali a dicembre 2021 indicano che c’era un totale di 582.483 stranieri con status di residenti, di cui la parte più sostanziosa comprendeva cittadini delle Americhe. Del totale di cui sopra, 89.229 persone corrispondono ad “altre nazionalità”, di cui molti sono europei. La maggior parte degli europei visita il Costa Rica per turismo. Al di fuori di quest’ottica, gli europei che raggiungono la Costa Rica per lavoro, hanno sempre apportato un valore aggiunto alla Costa Rica, soprattutto in settori come l’accademia, l’arte, la scienza, la tecnologia, l’imprenditorialità, le PMI o il commercio»
Sua Eccellenza, La ringraziamo per il Suo tempo e per le informazioni che ha condiviso con noi.
Nella foto, della Presidenza della Repubblica gentilmente fornita da Sua Eccellenza Istvan Alfaro Solano, l’Ambasciatore della Repubblica di Costa Rica in Italia e il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.
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