“Credo di aver visto per la prima volta un esempio di upcycling bazzicando le stalle di mio nonno, quando ero bambina lo vedevo utilizzare le reti dei materassi come cancelli e recinti per gli animali. Non era geniale? […] Immagino si tratti di una realtà sempre esistita, prima dell’avvento del consumo di massa si intende. Quando i soldi erano pochi e le risorse scarseggiavano, bisognava essere creativi, nulla si buttava, tutto serviva. Perciò quella che anni fa era una pratica ben conosciuta ed applicata, è oggi diventata un estro, praticamente una rarità”.
Il ciclo del riciclo con un ‘pollice in più‘
L’esempio di buona pratica che vi segnaliamo oggi inizia con un tenero ricordo d’infanzia ed un umile insegnamento, che forse solo il contatto con la vita di campagna può dispensare, attraversa la Scozia, e getta preziosi semi tra le fila di un ente internazionale che delle buone pratiche dovrebbe essere leader indiscusso.
Siamo in Danimarca, in una delle più grandi e prestigiose organizzazioni intergovernative nel mondo: seduti “tra i banchi”, circa 30 funzionari internazionali; e’ invece una giovanissima tirocinante italiana ad impartire un’insolita lezione di upcycling e riciclaggio.
«Non è una mia invenzione», ci tiene a precisare M. : «a me lo ha insegnato una cara amica, durante gli anni di perfezionamento in Scozia. Da allora ho deciso di contribuire alla diffusione di un’iniziativa che trovo utile e anche divertente. Lo scopo è proprio quello di promuoverla nel mondo».
Per ragioni di privacy e politiche contrattuali, non possiamo fornire ulteriori dettagli in merito a M. né il nome del dipartimento presso il quale tale iniziativa si è tenuta.
La regola delle “tre erre”: riduci, riutilizza, ricicla
Buoni consumatori si diventa: prova ad allineare consumi e necessità, acquista ciò di cui hai davvero bisogno e impara a fare a meno del superfluo; limita soprattutto il consumo di materiali da imballaggio; prediligi l’acquisto di prodotti riutilizzabili e/o riciclabili, prima di gettare un ‘vecchio’ oggetto nella spazzatura, sforzati di immaginare come poterlo impiegare in un uso diverso e nuovo; ricicla, presta attenzione ai simboli del riciclo presenti sulle etichette delle confezioni, oggi la maggior parte di carta, vetro, plastica e metallo può essere riciclata.
La traduzione che più si avvicina al concetto di upcycling è ‘riuso creativo’: a differenza di recycling infatti, i rifiuti di un bene ormai da gettare non vengono solo trasformati in un prodotto adatto ad un riuso, piuttosto questi vengono trasformati ed assemblati in modo tale da conferire al nuovo oggetto un maggior valore rispetto a quello originario. Upcycling è infatti un processo di conversione di materiali vecchi o scartati in qualcosa di utile e spesso anche più bello ed appetibile. Quando fai upcycling stai dando ad un oggetto un nuovo scopo, una seconda funzione che dipende in buona parte dalla tua creatività.
Il valore aggiunto
“Aiuta l’ufficio a riciclare i cartoni del latte e a ridurre gli scarti prodotti dalle nostre pause caffè! Impara a creare piccoli portafogli, portacarte, etichette regalo, portapenne ed altri oggetti”. Era questo lo slogan che invitava i dipendenti a prendere parte al laboratorio.
Nel caso di M., potremmo parlare di un design intelligente per la modellazione di simpatica oggettistica e cartoleria. Un laboratorio, gratuito e volontario, durato tre giorni, che per due ore al giorno ha offerto la possibilità di approfondire il tema del riciclaggio, del valore aggiunto, e partorire un’alternativa ‘di consumo al consumo’.
Dopo il workshop è stato installato un art corner, “un angolo creativo” (ndr) nella sala comune del dipartimento, per permettere a chiunque di continuare upcycling in autonomia e nei ritagli di tempo.
Si è inoltre aperta una discussione sulla possibilità di cambiare le modalità di rifornimento del latte presso gli uffici: scatoloni più grandi, che richiedono tuttavia anche frigoriferi più capienti; un dibattito che potrà trovare il giusto spazio tra i punti della prossima agenda.
Una proposta che trova applicazione nell’immediato è stata presentata dagli stessi partecipanti alla fine del workshop: parte degli scarti verrà utilizzata per la realizzazione delle prossime decorazioni natalizie.
Un’alternativa ‘polifunzionale’
Oltre a rinsaldare il buon proposito di ridurre gli sprechi e con esso il bisogno di nuovo materiale per oggettistica da ufficio, il workshop è stato particolarmente apprezzato per aver saputo regalare un’occasione di socializzazione tra gli impiegati, relax e stimolo alla creatività. Un’attività funzionale, in grado di allentare lo stress lavorativo attraverso l’arte, anche definita, ironicamente, “eyergonomics” – funzione ergonomica in relazione all’occhio (ndr) – perché permette di riposare la vista, spesso affaticata dal costante contatto con dispositivi elettronici.
La speranza è che la pratica si diffonda e che anche altri uffici dell’organizzazione possano applicare iniziative simili, recuperando i propri scarti.
Ogni cambiamento, di qualsiasi portata esso sia, da quanto lontano esso provenga, avviene attraverso un “altrimenti” che, come cittadini e consumatori, ci poniamo e ricerchiamo.
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