I capi delle diplomazie Russe e Usa, rispettivamente il ministro degli Affari Esteri russo Sergej Lavrov ed il segretario di stato americano John Kerry (foto), hanno finalmente trovato un accordo per il disarmo chimico della Siria, dopo tre giorni di negoziazioni. Il “Framework For Elimination of Syrian Chemical Weapons” prevede che Damasco riveli la dislocazione delle sue armi entro una settimana. Le stesse dovranno essere distrutte entro metà del prossimo anno. A novembre intanto, gli ispettori della Organization for the Prohibition of Chemical Weapons (Opcw) dovrebbero essere sul terreno per cominciare le verifiche, e distruggere subito i mezzi di produzione dei gas.
Secondo le stime dell’intelligence americana, attualmente ci sarebbero circa 1000 tonnellate cubiche di sarin, gas usato durante l’attacco del 21 agosto, mustard e VX, nascosti in 45 siti.
Putin intanto sarebbe pronto a partire per Teheran, per cercare di risolvere la disputa sul programma nucleare iraniano. E’ stato invitato direttamente dal nuovo presidente Rohani che ha affermato «La Russia potrebbe fare nuovi passi per risolvere il dossier nucleare iraniano. L’iniziativa presa sulle armi chimiche siriane offre la speranza che un’altra guerra possa essere evitata nella regione».
L’accordo verrà scritto in base al capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite e prevede sanzioni pesanti in caso di violazioni. La risoluzione ammette l’uso della forza, ma la Russia ha fatto sapere che si opporrà a interventi militari ed è contraria anche alla denuncia di Assad davanti al Tribunale penale internazionale.
Per Obama si tratta di un «passo importante e concreto», ma non ha escluso l’intervento militare nel caso di un fallimento degli accordi diplomatici.
Il presidente degli Stati Uniti d’America si è riservato di agire comunque sul piano militare se la diplomazia fallisse e ha disposto di mantenere l’assetto della flotta americana davanti alla Siria, per precauzione.
Il generale Salim Idriss, uno dei comandanti dei ribelli, ha rigettato l’accordo: «La comunità internazionale ci ha delusi, non abbiamo alcuna speranza».
L’unico contento è Putin, che non sarà attaccato dagli americani e avrà ancora 9 mesi di tempo per il suo alleato Assad.
L’unico interrogativo resta quello della tempistica. Pare infatti assai improbabile riuscire a smantellare l’intero arsenale in cinque mesi, a maggior ragione in un paese dove è in corso una guerra civile.
Gli americani sanno bene che ci vorranno almeno cinque anni per farlo, ma hanno imposto questi tempi per mettere alla prova la serietà di Mosca e Damasco, lasciando sul tavolo la minaccia militare.
Intanto Ban Ki-moon, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, ieri sera ha detto che il 14 ottobre la Siria aderirà alla Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche.
di Redazione
foto: voanews.com
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