USA. Studiare è terrorismo, devastare il Campidoglio è patriottismo: la sicurezza della nazione prima di tutto

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Finalmente Trump sta facendo una cosa buona: una dura lotta contro l’antisemitismo.

Il saluto a braccio teso di Elon Musk non c’entra niente, quelle sono sciocchezze, uno scherzo, magari Elon nemmeno sa cosa significhi, ché essere ricchi e geniali non vuol dire aver studiato la Storia. No, nell’ordine esecutivo del 29 gennaio, Trump ha chiarito che la sua amministrazione combatterà  con vigore l’antisemitismo “in America ed in tutto il mondo”: DJT le cose vuole farle in grande. 

Ed è così che le forze dell’ordine degli Stati Uniti d’America hanno ricercato ed arrestato pericolosissimi antisemiti: tutti studenti universitari, tutti regolarmente residenti nel paese ma tutti rei di aver manifestato in favore della popolazione di Gaza e contro il governo israeliano, non contro gli israeliani né contro gli ebrei. Voi direte: ma ci sarà dell’altro! Avranno commesso azioni violente, aggredito ragazzi ebrei, avranno legami con i terroristi. Ci credete se vi dico niente di niente?

Il primo arrestato, Mahmoud Khalil ha 30 anni, è sposato con una cittadina americana, ha regolare green card ed aspetta il primo figlio. Studente della Columbia, dove ha preso un master, lo scorso anno ha organizzato e partecipato alle manifestazioni in favore della popolazione palestinese di Gaza ed è stato il portavoce del movimento studentesco. 

Gli agenti dell’ICE, il dipartimento di polizia cui è affidato il controllo sugli immigrati, lo hanno ammanettato davanti alla moglie incinta, in un corridoio dell’università, e portato via. Prova di un suo coinvolgimento in attività  terroristiche: nessuna, basta il sospetto. Come in Iran. 

D’altra parte, uno che si chiama Mahmoud Khalil, musulmano, nato in un campo profughi palestinese in Siria è un tipo già di per sé sospetto nell’America di Trump. Ed infatti la portavoce della Casa Bianca ha informato la stampa che Khalil era sospettato di legami con Hamas. Accusa gravissima e del tutto infondata. Falsa, tanto falsa che la contestazione che, infine, gli è stata mossa per giustificare la revoca della green card è di non aver riferito del lavoro svolto per l’ufficio siriano dell’Ambasciata britannica a Beirut nonché di aver fatto lo stagista presso un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi. Il classico curriculum di uno che mette a rischio la sicurezza nazionale. 

Fatto sta che Mahmoud Khalil è detenuto dall’8 marzo in un centro per immigrati clandestini della Luisiana, non proprio un resort a 5 stelle, ed è stata chiesta la sua deportazione. Dove non si sa: pare che a Gaza, ultimamente, ci siano problemi d’accoglienza. 

La Columbia University, che non aveva mai risposto alle richieste di aiuto di Khalil, ha siglato la scorsa settimana un accordo con l’amministrazione Trump per non perdere i finanziamenti statali, accondiscendendo, tra l’altro, sia a “commissariare” l’istituto di studi mediorientali, che sarà controllato da una commissione esterna all’ateneo, sia a far circolare nel campus 36 addetti alla sicurezza che avranno il diritto di allontanare gli studenti e di arrestarli. Cosa non si fa per i soldi in questo paese!

Di contro, gli studenti della Columbia University continuano a manifestare per la liberazione di Khalil e, in segno di disprezzo per le politiche universitarie, hanno strappato platealmente i loro diplomi.

Ci vuole coraggio a manifestare in America, oggi: sono migliaia i commenti negativi sulle bacheche dei social di Trump e di JD Vance, ma gli studenti delle università americane non sono pavidi, anonimi, leoni da tastiera nascosti dietro un account, loro manifestano a volto scoperto, accusando apertamente l’amministrazione Trump di reati gravi. Un atto di enorme coraggio. 

A chiunque non sia cittadino e sia ritenuto un pericolo per la sicurezza della nazione può essere annullato il visto e può essere arrestato e deportato; questo accade in tutto il mondo ed è comprensibile e condivisibile ma se ci sono delle effettive responsabilità.

Rumeysa Ozturk, dottoranda turca della Tuft University del Massachusets è stata arrestata: sei agenti dell’ICE l’hanno attesa sotto casa, ammanettata e portata via. Il video è impressionante. La sua colpa? Aver pubblicato sul giornale studentesco un saggio nel quale criticava l’università per non aver riconosciuto la guerra di Gaza come genocidio. 

Per ragioni simili è stato arrestato Alireza Doroundi, dottorando all’Alabama University, 

Ranjani Shrinivasan, studentessa della Columbia, ora vive in Canada: quando ha saputo che le avevano revocato il visto, poco dopo l’arresto del suo collega di studi Khalil, ha fatto la valigia e se n’è andata.

Yunseo Chung, invece, rea di aver preso parte alle proteste in favore di Gaza, si è resa irreperibile ed il processo si sta svolgendo in sua contumacia. In quale parte del mondo può essere deportata una 21enne che vive in America, con la sua famiglia, da quando ha 7 anni? Ma per l’amministrazione Trump anche lei è un pericolo per la nazione e, poiché è coreana, deve essere deportata in Corea.

Il segretario di Stato Marco Rubio ha informato di aver revocato 300 visti studenteschi, ché l’America è stufa di questi stranieri che vengono qui a studiare, pensare e, in caso, protestare manifestando idee non conformi a quelle del governo. 

In linea astratta, manifestare per le proprie idee dovrebbe essere garantito dal Primo Emendamento; in concreto, la discussione sul piano giuridico è aperta, perché c’è chi sostiene che la norma si applichi solo ai cittadini. In pratica, l’Amministrazione Trump fa quello che vuole. Come concedere la grazia agli oltre 1500 rivoltosi che avevano assaltato e devastato il Campidoglio il 6 gennaio del 2021, fomentati proprio da Trump che si rifiutava di riconoscere  la propria sconfitta elettorale. 

Così, adesso, non solo gli ebrei, ma l’America intera si sentirà più sicura, con 1500 rivoltosi liberi e 300 studenti a rischio di arresto e di espulsione. 

Image by Alexa from Pixabay

1 risposta

  1. Leo Tastiera

    Siamo alle solite, imprecisioni tipo ” lo hanno ammanettato … in un corridoio dell’università”. No, no – Video (fatto dalla moglie) Mahmoud Khalil’s Arrest at His NYC Home (Campus Housing) cercate in Google. Poi “i loro diplomi” che in italiano sono lauree, diplomi al liceo. Omettere le dimissioni della Presidente Armstrong dopo che la Columbia si è piegata a una serie di richieste del governo federale. Indispensabile.

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