Mi domando: chi ha abbattuto l’aereo di Ustica?
Se lo chiedeva il rais libico, Gheddafi, durante un’intervista che il Colonnello concesse a Carlo Rossella e Maurizio Molinari e pubblicata su “La Stampa”, l’8 febbraio 1998 due giorni dopo l’incontro che i due giornalisti italiani ebbero in una tenda nel deserto della Tripolitania, con Gheddafi. Erano trascorsi 18 anni dalla strage di Ustica ma fù un argomento che ebbe uno spazio particolare in quella interessante intervista i cui contenuti sono tuttora molto attuali. “Si faccia una domanda e sia dia una risposta” diceva tempo fa un noto conduttore televisivo nostrano, e così fece Gheddafi. La sua risposta alla domanda che egli stesso si fece è la seguente: “l’arroganza americana, la prepotenza americana”. E continuò dicendo: “Conosciamo bene quest’atteggiamento, avevano basi anche in Libia. I soldati si ubriacavano e investivano con le loro auto i nostri cittadini. Dopo è venuta la rivoluzione e li abbiamo cacciati via Questo è il motivo per cui gli americani odiano Gheddafi. In Italia avete bisogno di uno come Gheddafi, che cacci questi prepotenti».
Di fronte a cotanta protervia il giornalista chiese se avesse delle prove, dei documenti per confermare la sua certezza. Ecco la risposta di Gheddafi: “Io sono il testimone, perché io in quelle ore andavo in aereo verso la Jugoslavia ed io ho visto in mare la Sesta Flotta americana che manovrava dalle parti di Ustica. C’erano navi militari degli Stati Uniti. La gente che era con me temeva, aveva paura che ci abbattessero con un missile. Però noi, a differenza dei passeggeri del volo Itavia, siamo arrivati a destinazione sani e salvi. Quando abbiamo sentito dell’abbattimento di questo aereo civile, abbiamo capito che probabilmente noi eravamo l’obiettivo. E che loro volevano buttar giù il mio aereo”……
In quel tempo l’Occidente (in particolare America e Francia) vedevano in Gheddafi il nemico numero uno, mentre in Italia, in virtù di interessi reciproci, c’era chi aveva a cuore la sopravvivenza stessa del rais libico.
Forse è vero quella notte ad essere colpito e affondato doveva essere il suo, di aereo, quella stessa notte in cui per un diabolico destino un Mig23 libico (probabilmente di scorta al colonnello) sfuggì al missile che distrusse in un attimo la vita di 81 persone e dei loro cari che ancor li piangono in attesa e nella speranza, che sia fatta piena luce e la verità trionfi.
Presidente del Consiglio dei Ministri era all’epoca, Francesco Cossiga il quale per 27 anni ha mantenuto un silenzio, sulla tragedia di Ustica, che ha interrotto nel 2008, un paio d’anni prima di morire. A seguito di una sua intervista-video concessa a Giampiero Marrazzo e Gianluca Cerasola, la Procura di Roma riaprì il caso per “depistaggio”.
Ma a distanza di trentatrè anni i testimoni chiave della “strage senza colpevoli” sono deceduti praticamente tutti. O almeno sono deceduti tutti quelli che in qualche modo avrebbero potuto contribuire alla ricostruzione “vera” dei fatti. Molte le ricostruzioni, troppe le contraddizioni e le dietrologie che alla fine rendono evidente ciò che ora i supremi giudici della Corte di Cassazione hanno accertato: depistaggio, appunto, vale a dire, deviazione, manipolazione dei sospetti emersi in un’indagine; manovra diretta a trarre in inganno e ad alterare i fatti, per sviare l’attenzione da qualcosa che si vuole tenere nascosta, (dal dizionario di italiano Il Sabatini Coletti).
Questo riconoscimento farà riaprire un nuovo processo civile, davanti alla Corte di appello di Roma la quale valuterà se il fallimento della compagnia aerea Itavia abbia avuto come causa strutturale la “riconosciuta attività di depistaggio”, resa evidente dall’esito delle indagini sul disastro aereo di Ustica. Certo fa un effetto amaro, sentir dire dai giudici che a questo punto, accertato il depistaggio, diventa anche «irrilevante ricercare la causa effettiva del disastro», e questo «nonostante la tesi del missile sparato da aereo ignoto, la cui presenza sulla rotta del velivolo Itavia non era stata impedita dai ministeri della Difesa e dei Trasporti, risulti ormai consacrata pure nella giurisprudenza di questa Corte». Ora per i due ministeri si accendono i riflettori.
Di stragi inconffesabili l’Italia “s’è cinta la testa”. A darcene una ragione sono le parole attribuite all’ex ministro De Michelis epoca Craxi…. “Il valore principale a cui tutto il resto veniva subordinato era quello dell’equilibrio del mondo. E in nome di quell’equilibrio del mondo una buona parte di quello che è avvenuto in quei 45 anni tra l’est e l’ovest, non era raccontabile, ed era fuori dalle regole ed era fuori dalle leggi formali vigenti. Ustica è un episodio, ma ce ne sono centinaia e centinaia».
Così parlò Zarathustra: Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: “Io, lo Stato, sono il popolo”. Scrisse Friedrich Nietzsche.
di Redazione
Foto: nove.firenze.it
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