Varato “Il pacchetto lavoro” : i tre punti sono assai discutibili

montaggio-lavoroIl Governo Letta ha presentato un decreto alle Camere, il “pacchetto lavoro” pensato per contrastare la disoccupazione giovanile. Il decreto sarà consegnato al Consiglio europeo che si aprirà oggi a Bruxelles.

Peccato che le misure adottate siano del tutto inefficaci e peccato che al momento non siano state indicate le coperture per il provvedimento, anche se Letta assicura che esse verranno dalla riprogrammazione dei fondi Ue e nazionali.

Spieghiamo perché, dopo aver analizzato i fatti.

Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni ha spiegato di aver trovato coperture che” mobilitano 1,5 miliardi sul lavoro oltre che sul rinvio dell’Iva, senza creare nuovo debito e rispettando le direttive comunitarie”, con l’obiettivo di creare un ponte per la ripresa economica.

Ebbene, il decreto prevede un versamento di 650 euro mensili per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato, una misura di sostegno per i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, il cui ammontare è pari a 800 milioni di euro (33% della retribuzione mensile lorda complessiva) per 18 mesi.

Questo sostegno sarà corrisposto mediante conguagli nelle denunce contributive mensili del periodo di riferimento (ad eccezione per i contributi del settore agricolo).

Quali sono i requisiti per poter ottenere tale bonus, istituito “ in attesa dell’adozione di ulteriori misure da realizzare anche attraverso la realizzazione della nuova programmazione comunitaria 2014-2020”?

I giovani non devono essere retribuiti da almeno sei mesi; devono avere al massimo la licenza media e vivere soli o con una persona a carico.

Secondo Letta il provvedimento aiuterà “l’assunzione di duecentomila giovani”, (prevalentemente del Sud) mentre il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha puntualizzato “centomila saranno quelle (aziende) che potranno beneficiare degli sgravi contributivi mentre altre centomila, sono coinvolte nelle altre misure d’inclusione”.

Tra le altre cose e dietro pressante del Pdl, il decreto prevede un rinvio di tre mesi dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, mossa che porterebbe all’anticipo dell’Ires e dell’acconto Irpef a dicembre.

L’esecutivo ha altresì ribadito che l’aumento potrebbe essere annullato.

A questo punto due cose sono chiare: una è che per finanziare il blocco dell’Iva, il governo dovrà aumentare le tasse sulle persone fisiche e sulle imprese; in secondo luogo appare evidente che la platea dei beneficiari degli incentivi sarà piuttosto scarsa, dal momento che la disoccupazione interessa tutte le fasce d’età, grazie anche alla Riforma Fornero.

Dulcis in fundo, ricordiamo che i privilegi saranno temporanei, cosa assai discutibile, in quanto il rischio di distribuire troppi interventi su periodi limitati, porterebbe al fisiologico esaurimento delle scorte prima di aver inciso realmente sull’economia.

di Simona Mazza

foto: Tempi

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