Il 4 dicembre 1886 nasceva Vasilij Kandinskij, il principale esponente dell’astrattismo; buon compleanno ad un grandissimo artista.
Per ricordare questo grande pittore, questo artista particolare, prendiamo un suo quadro intitolato “Blu di Cielo”, del 1940. Intanto la tela è completamente attraversata da una macchia azzurra, uno sfondo blu chiaro, che diluisce man mano che si arriva alla cornice; si tratta veramente del cielo? Su questo sfondo danzano libere delle strane figure, ricurve, rotonde, colorate e coloratissime.
Kandinskij aveva già dipinto forme simili in altri quadri: non volavano in cielo ma erano racchiuse in caselle e assomigliavano alle lettere di un alfabeto sconosciuto, potevano ricordare ideogrammi cinesi. In questo quadro i caratteri si sono trasformati in “pagliacci”, giullari di corte che gesticolano in tutti i sensi, dei moderni arlecchini colorati, vestiti con pezzi di stoffa multicolori.
Noi tutti abbiamo diverse emozioni quando osserviamo un quadro, ed è proprio questa l’arte: deve donare emozioni, deve portarci in un’altra dimensione, una porta non a tutti conosciuta ma che regali forti sensazioni ed empatia con quello che si osserva. Non è tanto il “messaggio” , quanto proprio l’emozione che ognuno di noi può trovarci, dentro.
Cosa sono dunque queste strane figure? Potrebbero essere animali ? Alcuni fanno pensare ad uccelli, farfalle o strani pesci, dalle forme diversissime. Potrebbero però assomigliare a batteri (qui la fervida fantasia di un bambino, per esempio, lo permetterebbe), virus dunque, batteri da osservare al microscopio? Quando venne fatta questa domanda, proprio a Kandinskij, cioè che cosa avesse voluto rappresentare con questo quadro, lui rispose semplicemente che “non lo sapeva”; che “era un mondo sconosciuto anche a lui, fino a quel momento” e che per lui “l’importante era essere un autentico poeta”.
Forse siamo o possiamo essere davvero tutti un po’ poeti davanti ad un dipinto ed a questo quadro: in piedi, seduti, concentrati o liberi di fantasticare ed essere noi stessi, tutti “un po’ poeti”.
di Alessandra Paparelli
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