Distanti sono i giorni di “Io e Annie” quando Woody Allen si dovette rassegnare a mangiare un piatto di germogli di erba medica e purè di lievito. Non più incatenato nel brodo primordiale delle associazioni radical chic, il veganismo è asceso al piano astrale della vita aspirazionale e anche tu hai finito per apprezzarne i dogmi. Da che hai optato per questa scelta, ti trovi tuttavia a dover combattere contro gli onnivori, srotolando puntualmente ai loro occhi le tue tesi, come le 95 affisse da Lutero nella cattedrale di Wittemberg.
Logico, no?
Del resto non è facile comprender le “turbe” psichiche che si nascondono dietro questa scelta etica/salutista. Per trovare un pò di sano conforto morale ti isoli sempre più dal resto del mondo ed inizi a frequentare i tuoi simili… ma qui casca l’asino.
Hai presdente il film Kramer contro Kramer? Ebbene, i raduni vegan lo ricordano alla grande.
Tra vegan, crudisti, digiunisti, melariani, fruttariani, specisti, fobici della contaminazione, profeti della conversione e dell’imminente olocausto, apocalittici catastrofisti, abolizionisti e welfaristi e chi il ne ha più ne metta, se non fosse che hai una fede salda nelle tue convinzioni, ti verrebbe voglia di mandare tutti a quel paese.
Fai dunque grande fatica a scovare il fil rouge del veganismo o qualsivoglia linea di base morale che accomuni tutti i suoi proseliti.
Anche sulla rete le cose non cambiano: basta una parola in più e si scatena il putiferio.
I virtual vegan appartenenti ai vari “clan” bisticciano praticamente per tutto, perdendo il punto di vista essenziale delle lotte vegan, ovvero la tutela degli animali e dell’ecosistema (ma non solo…)
Cosa fare? Fermati un attimo e pensa.
Se ritieni di essere: assolutamente convinto che gli animali non siano di nostra proprietà ed altrettanto convinto che il mondo debba diventare vegano, continua per la tua strada, ma evita l’approccio hardcore, non solo con i non vegani ma anche con i tuoi simili.
Anche perché, essere troppo dogmatici o moralisti nell’approccio, potrebbe fare scappare i potenziali proseliti.
A volte, dobbiamo mordere la nostra lingua, anche quando qualcuno declama “ma io mangio la carne una volta al mese” oppure “sto provando a fare dei passi verso il veganismo” per esempio.
Sì, è frustrante che non ci siano già e sì continuano a causare danni dai loro acquisti, ma vediamo cosa succede se ci congratuliamo con loro e siamo più incoraggianti (non sto suggerendo che tutti gli abolizionisti adottino questo approccio “tutto o niente” ma è indubbiamente molto prevalente).
Infine, penso che dovremmo concentrarci sui nostri metodi di difesa e smettere di fossilizzarci sulle molteplici varianti vegan e su quanto siano “cattive”. Forse stanno anche provando una tattica diversa. Smettiamola di pensare al peggiore degli altri e iniziamo a pensare da soli.
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