Lo sviluppo dell’industria cinematografica francese
Dagli anni 1896/98 in poi il cinema francese seguirà due direzioni. Da una parte continua a primeggiare il cinema dei f.lli Lumière, di carattere documentaristico e nato dalla realtà quotidiana, ma questi sono gli anni nei quali inizia a farsi strada anche un nuovo tipo di linguaggio: con Georges Méliès infatti avremo il passaggio effettivo dal cinematografo al cinema, e per la precisione il cinema narrativo e del fantastico. Realtà e fantasia quindi iniziano a coesistere finché quest’ultima non avrà la meglio in questi anni, arrivando ad oscurare quasi completamente il lavoro dei fratelli francesi, questi ultimi non propensi ad accogliere il nuovo genere del momento. Georges Méliès era un vero e proprio illusionista, introduce e realizza lui stesso i primi fondali dipinti, i primi segni della venuta di un nuovo mondo fantastico sullo schermo. Méliès passa alla storia anche per esser l’inventore del montaggio, tecnica che utilizzerà per creare una dimensione immaginaria e sicuramente molto meno terrestre rispetto a quella al quale era abituato il pubblico in sala fino a quel momento. La maggior parte dei suoi film veniva realizzata sia in fase di ripresa sia successivamente attraverso interventi che lo stesso autore sperimentava sui negativi delle pellicole cinematografiche.
Méliès, come spesso succedeva nei cortometraggi dei f.lli Lumière, era il protagonista dei suoi stessi film che girava, scene rimaste alla storia per le loro incredibili stranezze: purtroppo su 500 film solo i 2/3 si sono salvati.
I primi film di Méliès: il realismo
Méliès sperimenta il cinema fantastico non prima di aver realizzato anche lui dei cortometraggi simili a documentari: nel 1898 infatti gira Panorama pris d’un train en marche, a testimonianza del fatto che sapeva anche essere un autore molto simile ai suoi predecessori. La ripresa effettuata sopra il treno è già di per sé un’innovazione: lo spettatore immagina se stesso sopra il mezzo, intento a guardare il paesaggio circostante.
Nel 1899 un altro grande capolavoro del genio francese farà molto discutere per diverso tempo: si tratta de L’Affaire Dreyfus del 1899, interpretato dallo stesso Méliès. Il film venne girato nello stesso anno nei giorni del processo dell’ufficiale francese Alfred Dreyfus e, proprio per tale motivo, il film stesso divise il popolo francese fra chi considerava il cortometraggio un affronto e chi un omaggio all’ufficiale. In seguito alle risse che ne seguirono, il film venne bandito diventando a tutti gli effetti il primo film censurato della storia, in questo caso per questioni politiche.
Méliès tra umorismo e fantasia: il padre degli effetti speciali
Il primo effetto speciale che troviamo nella storia del cinema è molto probabilmente quello che compare nel cortometraggio del 1896 Escamotage d’une dame chez Robert- Houdin (Robert-Houdin è il nome del teatro di Parigi appartenente a Méliès). La scena mostra Méliès nei panni di un prestigiatore intento a far sparire una donna. Per realizzare l’effetto surreale viene utilizzata la tecnica del fermo macchina: dopo l’interruzione della scena, il personaggio o l’oggetto interessato veniva fatto sparire dall’inquadratura e successivamente si riprendeva a girare il film con l’elemento scomparso. Un effetto che a quei tempi poteva davvero risultare come una magia.
L’homme-orchestre del 1900 è forse il cortometraggio che più rappresenta l’incredibile talento dell’illusionista e del comico. Il protagonista è sempre Méliès, il quale si trasforma in “uomo orchestra” sdoppiandosi ogni volta fino a formare un piccolo complesso di 7 musicisti, direttore compreso. Per far ciò Méliès usufruiva di un sistema di sovraimpressione di fotogrammi e tale tecnica, assieme a quella dell’arresto della ripresa, dava la possibilità di filmare la stessa pellicola in diverse fasi separate tra loro ma che a lavoro ultimato si aveva l’impressione di aver girato il tutto in un’unica ripresa. Méliès in questo caso riesce a creare una situazione a dir poco surreale: e, se ci impressiona ora, si può solo immaginare l’effetto che fece agli spettatori presenti in sala in quegli anni.
Nel 1901 L’homme à la tȇte en caoutchouc si propone come un altro piccolo capolavoro con effetti speciali senza precedenti e nel quale Méliès rimane il protagonista indiscusso della scena. Il film inizia con Méliès che apre una porta alle sue spalle, prende un tavolo e lo posiziona al centro della ripresa: la porta rimasta aperta ci mostra uno sfondo nero, elemento essenziale per l’effetto chiamato mascherino/contromascherino, il quale permetteva di imprimere scene diverse sulla stessa pellicola coprendo una parte dell’obiettivo in modo tale da riuscire a dividere l’inquadratura desiderata in più parti.
Méliès posiziona un ripiano sopra il tavolo e sullo stesso ripiano pone una gigantesca testa, ovvero la sua, la quale viene gonfiata fino ad ingrandirsi sempre di più: tale effetto speciale viene reso grazie alla tecnica della carrellata, altra grande invenzione, nella quale la macchina da presa viene spostata avanti o indietro tramite dei binari sui quali scorre.
Dopo che la testa si è sgonfiata, Méliès chiede aiuto ad un’altra persona affinché venga nuovamente gonfiata la testa, ma quest’ultima viene gonfiata troppo a tal punto che esplode facendo cadere tutti e producendo l’effetto di una scena comica e surreale.
Ai giorni d’oggi solitamente siamo abituati al contrario, in quanto è la cinepresa che si avvicina all’oggetto/persona, non viceversa come succede in questo caso, ma rimane comunque uno dei cortometraggi più incredibili di quegli anni e della storia del cinema in generale.
Tra il profetico e il fantastico: Le voyage dans la lune
Le voyage dans la lune del 1902 è un film muto conosciuto specialmente per l’immagine del volto antropomorfo della luna colpita su un occhio da una navicella spaziale, sequenza famosa in tutto il mondo. E’ uno dei film più complessi di Méliès in quanto non solo è stato prodotto e montato personalmente ma lo stesso Méliès l’ha musicato e realizzato la scenografia, e molto probabilmente questi sono i primi fondali creati per quello che tutt’ora viene considerato da molti il primo film di fantascienza della storia. Il registra ha tratto ispirazione da diverse fonti, una delle quali il celebre testo Dalla Terra alla Luna di Jules Verne.
Il tema principale è quello del racconto di un viaggio immaginario, fantastico: un’evasione fisica ma anche mentale, così come il cinema di Méliès si mostra, un cinema di intrattenimento che desidera far distrarre gli spettatori dai problemi della realtà quotidiana e farli immergere nel regno della fantasia facendoli (e facendoci) sognare ad occhi aperti.
La trama del film è lineare e segue un preciso schema suddiviso in quadri, ovvero in diverse riprese fisse aventi sullo sfondo fondali che venivano cambiati ripresa dopo ripresa. Il film comincia all’interno di un’aula nella quale troviamo riuniti astronomi intenti ad organizzare un viaggio incredibile, ovvero un viaggio sulla luna con una navicella sparata da un cannone. Saranno gli stessi scienziati ad intraprendere quel viaggio e, dopo le cerimonie pre-partenza, atterrano sulla luna (da qui la scena della luna infastidita in quanto “colpita” dalla navicella). Gli astronomi, una volta atterrati, vengono presi e catturati dagli ipotetici abitanti lunari chiamati Seleniti, i quali li portano dal loro re. Fortunatamente però i viaggiatori riescono a fuggire e a rientrare nella navicella la quale, con la semplice “forza di gravità”, cade giù verso la Terra: il mezzo finisce in acqua ma gli astronomi vengono tratti in salvo in poco tempo, con tanto di festeggiamenti ed onorificenze per l’impresa compiuta.
Oltre alla versione originale in bianco e nero sono esistite anche versioni a colori colorate a mano in quanto il film venne distribuito in entrambe le modalità, così come succedeva per altre pellicole del regista francese: infatti mentre per noi il bianco e nero potrebbe corrispondere all’irreale ed il colore al reale, in quei tempi si pensava al contrario e quindi il colore rappresentava al meglio il regno del fantastico, il cinema delle attrazioni. A differenza della versione in bianco e nero però, l’unica copia della versione a colori giunta ai giorni nostri è quella che è stata donata da un anonimo alla Filmoteca de Cataluña nel 1993. Dopo un’accurata e lunga operazione di restauro durata ben 12 anni, il film venne presentato al Festival di Cannes per la prima volta nel 2011 con colonna sonora della band francese di musica elettronica AIR.
Un’ultima piccola curiosità riguardo questo film che ha letteralmente fatto la storia del cinema. Le Voyage dans la Lune è stato fonte d’ispirazione per diversi artisti, tra i quali spiccano i Smashing Pumpkins con il loro tributo Tonight, Tonight comparso nell’album del 1995 Mellon Collie and the Infinite Sadness: il gruppo infatti omaggia Mélièsriproponendo le scene del film e citandolo sulla nave incaricata di recuperare i viaggiatori in mare (S.S. Méliès).
La fantasia che svanisce
Ad un certo punto il lavoro di Méliès non attira più, diventa quasi stucchevole. Passa gli ultimi anni senza rinnovare il suo modello di cinema e gli spettatori cominciano a non apprezzarlo, il fantastico non è più una novità e negli anni 1907/1908 Méliès inizia ad avere i primi problemi con la sua società.
Sono gli anni di un rinnovamento nel campo cinematografico, un nuovo modo di far satira che attinge dal reale e dai problemi quotidiani: nel 1914 è la volta di Charlie Chaplin, e tra lui e Méliès vi è un abisso: il mondo di Méliès è un mondo quasi infantile, in contrasto con il nuovo genere.
Ma nonostante il declino del mondo del regista francese, i suoi rimarranno nella storia per essere i primi film del cinema d’intrattenimento. Il mondo creato da Méliès è un mondo che ci fa sognare ed andare oltre la realtà concedendoci, almeno per qualche minuto, l’illusione di essere altrove, in un mondo fantastico.
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