Chi pensa che lo splendore del Rinascimento possa essere goduto solo a Roma o nelle grandi città d’arte deve ricredersi. Altri splendori rimarchevoli si possono avere anche in provincia, tra ville stupende, giochi d’acqua e parchi magnifici. Vi offriamo questa settimana una visita indimenticabile che nulla ha da invidiare a Villa D’Este, Villa Gregoriana, Villa Adriana o ad altre bellezze facilmente raggiungibili dalla capitale: parliamo di Villa Lante della Rovere, nei pressi di Viterbo, a Bagnaia, nei suoi quattro ettari di estensione.
La costruzione fu portata a termine nel 1566 su commissione del cardinale Gianfrancesco Gambara, che aveva ammirato la maestria del grande Vignola mentre l’architetto rinascimentale stava lavorando al Palazzo Farnese di Caprarola, poco distante, di cui ci occuperemo in una prossima puntata. Villa Lante è un monumento, tra i più apprezzabili della penisola, prima appartenuto al cardinale sopracitato, passò poi al duca di Bomarzo, Lante Montefeltro della Rovere, dal quale prende il nome.
Appena fatto il biglietto (8 euro) ci si trova di fronte ad un magnifico parco sul lato destro della Villa e ad un immenso giardino all’italiana sul lato sinistro, nel quale sono inserite pregevolissime costruzioni. Superato il suo ingresso si assiste ad una magnifica ed enorme fontana con un cavallo alato nel centro, con alcuni angeli che lo irrorano di zampilli d’acqua. Il giardino presenta un “labirinto” realizzato modellando migliaia di piante di mortella con al centro una bellissima fontana su base circolare. Purtroppo non è possibile percorrere l’interno del labirinto ma solo costeggiarlo.
Due costruzioni pressocchè simili si trovano davanti a questi giardini. Si tratta di due “casini di caccia” con pregevoli affreschi, uno realizzato dallo stesso Vignola. Ogni casino è sormontato da un torrino o lanterna, che si eleva dalla sommità del tetto di tegole spioventi. Ciascuna di queste costruzioni, nel loro severo stile manierista, fu costruito da distinti proprietari. Infatti i lunghi lavori di costruzione, di ampliamento e di rifiniture della Villa si debbono ai vari padroni che li commissionarono.
Oltrepassate le due costruzioni l’occhio del visitatore viene attratto da una fantastica serie di giochi d’acqua. Al centro di una scalinata uno stretto ma lungo torrente d’acqua corrente, sollevato su di un artificiale letto pietroso, sapientemente rallentato da conchiglie, produce un piacevole gorgoglìo che accompagna il visitatore sino alla terrazza pensile più elevata dalla quale si ammira l’insieme stupendo ed affascinante dell’intero complesso, in tutta la sua armonia incantevole.
I giochi d’acqua sono presenti in ogni dove, dalle cascate alle fontane e ai grottini sgocciolanti. Questa fantasia di suoni e di visioni che inducono alla contemplazione fu raggiunta solo quando l’architetto Vignola chiamò a sé, da Siena, uno specialista di architettura idraulica, Tommaso Ghinucci con il compito di supervisionare il progetto idraulico. Fu consultato anche il noto architetto di giardini Pirro Ligorio, ma è il genio di Ghinucci che fluisce e rivive ancor oggi nei suoi giardini.
Fiori, alberi secolari, siepi sapientemente curate e modellate, grotte, vasche, zampilli innumerevoli che sgorgano da ogni dove, statue raffiguranti giganti, ninfe, deità greche, divinità fluviali, ci fanno comprendere come il giardino non è concepito come una mera appendice alle costruzioni abitative ma è parte integrante dell’originale concezione della villa nel suo insieme rinascimentale dell’epoca. Al termine delle varie scalinate si ammirano tre piccole cascate, dalle quali l’intero complesso attinge il prezioso elemento.
La leggenda racconta che nel parco si aggiri il fantasma di un giardiniere rimasto affogato all’interno di un edificio a cupola, situato poco distante dai palazzi del cardinale. Si dice che il proprietario, amante dei gelati e morto per una congestione per averne ingeriti troppi al momento della digestione, avesse fatto costruire una enorme ghiacciaia dove veniva accumulata la neve invernale. Il giardiniere cadde dentro il pozzo profondo sette metri e non fu possibile salvarlo proprio a causa del ghiaccio che lo ricoprì immediatamente.
Come arrivarci: da Roma, strada statale Cassia fino a Viterbo. Costeggiare le mura e poi girare a destra in direzione di Bagnania. Per Villa Lante ci sono cartelli turistici ovunque. Dopo un viale alberatissimo si giunge nella cittadina dove troviamo un area di sosta gratuita. Tra il parcheggio e l’ingresso della Villa, oltre a diversi ristoranti, vi sono numerosi punti ristoro tra i quali segnaliamo “Esse Pizza”, un piacevole posto con tavolini esterni ed interni dove gustare, oltre a pizze di ogni tipo, supplì e crocchette, anche i dolci tipici viterbesi, molto gustosi. Il tutto ad un prezzo davvero alla portata di ogni turista.
Scrivi