Da anni ho smesso di chiedermi <<A che cosa serve partecipare il Sabato a quel corso di formazione?>> << A che cosa serve impegnare energie, tempo, forza nell’unico giorno feriale della settimana nel quale sono libera? >>.
Rientro dagli incontri, sempre ancora affamata di novità e con mille intenzioni di fare-dire-proporre. Ma poi arriva il Lunedì e quasi tutto quello che ho sognato il Sabato è irrealizzabile, lontano dalla mia capacità di cambiamento del quotidiano e l’amarezza per non poter “fare” molto presto lascia il posto all’oblìo di quello che ho appreso e sognato in un Sabato di formazione.
Ho iniziato quindi a farmi un’altra domanda <<Di tutto quello che ho ascoltato, percepito, inteso cosa ne farò Lunedì?, è realizzabile nel mio contesto lavorativo? È attuabile nel mio contesto sociale?>>
…e quindi direi che il mio primo suggerimento e proposito per “Un corso di formazione condiviso fra tutti gli attori della rete di sostegno per la donna ed i minori che subiscono Violenza Domestica” è che il corso formativo sia realizzabile il Lunedì e per far questo è necessario non allontanarsi dalle dinamiche e dai protagonisti della propria realtà sociale e culturale. Ha senso recarsi fuori dal proprio contesto di vita per condividere Linee Guida, ma è indispensabile conoscere <<chi, come e quando potrà farne parte nel posto dove il reato viene compiuto e perpetrato>>. Chi sono gli attori ed in quale contesto socio-economico e culturale si concretizza la rete.
Cercare di costruire un discorso comune è necessario, e su questo siamo tutti d’accordo ma le forze dell’ordine, la magistratura, i servizi socio-sanitari, la scuola, le associazioni, i Centri antiviolenza, il mondo della ricerca e dell’università, nonché i professionisti come avvocati, medici, psicologi parlano e si comportano in maniera diversa se il reato si compie in Friuli oppure in Basilicata, il Sabato può essere uguale dovunque, è il Lunedì che non lo è. Le belle parole ed i buoni propositi, spesso, troppo spesso si infrangono sugli scogli delle diversità social e culturali. Le differenze di linguaggio, di priorità, di approccio e talvolta anche di pregiudizi reciproci, rischiano senza dubbio di diventare un ulteriore ostacolo ad affrontare al meglio le situazioni di Violenza.
Conoscere “Chi fa che cosa e dove e come e quando nel proprio contesto sociale” potrebbe essere il primo step formativo. Conoscere quali sono i compiti che ciascuno “mette a servizio” della rete di sostegno, identificare gli ostacoli e le difficoltà operative lì, proprio lì dove il reato si compie e si perpetua e dove abitano gli attori protagonisti e non e le comparse della scena, serve per avere un ‘idea chiara di dove possiamo arrivare e di quali siano gli ostacoli al cambiamento.
In cammino insieme dunque, ma per le strade della propria città o del proprio paesino. La consapevolezza dei propri limiti, non restringe le potenzialità, piuttosto esalta le personali capacità.
di Rosa Pedale
foto: usl3.toscana.it
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