La regressione alle vite precedenti può aiutarci a guarire le ferite dell’anima, rendendoci protagonisti e coautori della nostra narrazione
Vite precedenti: a cosa serve la regressione?
Sentiamo spesso parlare di regressioni alle vite precedenti. L’approccio “standard” utilizza l’ipnosi per recuperare ciò che i praticanti credono siano ricordi di vite passate o incarnazioni.
Ovviamente, tale tecnica può sollevare dubbi negli scettici, soprattutto se è fine a sé stessa, al soddisfacimento cioè di una curiosità legata a un eventuale nostra incarnazione illustre.
In realtà, il fulcro della regressione è che non è importante sapere se esiste o meno una vita passata, ma comprendere tutte quelle dinamiche che si presentano nella nostra vita sotto forma di blocchi.
Blocchi che sei ripetono sistematicamente, impedendoci di realizzarci pienamente in ogni aspetto del quotidiano.
Io ricordo…
Chi crede nell’esistenza di una vita precedente, troverà familiari certe situazioni, luoghi, lingue. Esempi del genere vengono dal buddismo e non solo.
Quando muore un Dalai Lama, inizia una lunga ricerca per trovare la sua nuova emanazione, il ‘Tulku’.
Esistono numerose e diverse argomentazioni logiche presentate nelle parole del Buddha e nei commentari successivi, atte a dimostrare l’esistenza delle vite passate e future. Le storie sono incentrate sugli effetti di certi tipi di karma creati in una vita passata, che si sperimentano nella vita attuale della persona. Inoltre, nelle biografie dei maestri indiani vissuti dopo il Buddha, molti svelano i precedenti luoghi di nascita.
Essi si riassumono in quattro punti: la logica secondo cui le cose sono precedute da cose di tipo simile; la logica secondo cui le cose sono precedute da una causa sostanziale; la logica secondo cui la mente ha acquisito una dimestichezza con le cose del passato; e la logica di aver sperimentato cose nel passato.
Da qui parte ricerca…
Altri esempi
Molti sono i casi di persone che apprendono misteriosamente lingue antichissime, imparano e padroneggiano strumenti musicali o tecniche di danza distanti dalla loro epoca storica o dalla loro provenienza.
C’è chi parla a tal proposito, di una “memoria ancestrale” nel nostro Universo che ha estratto tutti quei dati che possono influenzarci.
Credere o non credere è sicuramente una libera scelta. Ma la regressione alle vite passate, come ve la presenteremo oggi, è sicuramente il punto di partenza per dare una svolta, in positivo, al nostro vissuto. Perché cambiando il passato possiamo correggere il presente e dare una direzione più centrata al nostro futuro.
Il lavoro di Carlo Lesma e Consuelo Zenzani
Il coach, mentore e formatore Carlo Lesma, insieme a Consuelo Zenzani, psicologa e psicoterapueta, ci offrono gli strumenti per regredire correttamente nelle vite passate, traendo benefici concreti.
Come accennato, spesso ci troviamo letteralmente impantanati in una realtà che si ripete. E non c’è verso di rimuovere determinati ostacoli, anche se decidiamo di trasferisci in un altro angolo del Pianeta e stravolgiamo la nostra vita.
Questo dipende da alcuni blocchi ancestrali, da “venti karmici” che ci portiamo dietro inconsapevolmente, magari da qualche nostro vissuto precedente.
Fare un lavoro sulla ricerca del passato ci aiuta a vedere se anche in un altro tempo o epoca si ripetevano le stesse dinamiche.
Vite passate: il lavoro inizia con la visualizzazione
Nello specifico, il lavoro sulla regressione inizia con la visualizzazione delle vite passate.
Nel corso della meditazione, si apprende a riconoscere l’impatto emotivo dato dalle immagini che ci arrivano.
Dopodiché si cerca di decifrarle, per tradurle in azioni pratiche che possono modificare la nostra narrazione.
L’importanza dell’intenzione
Quando si fa il lavoro di gruppo o individuale, si chiede ai partecipati di mettere un’intenzione specifica in ogni regressione, in modo da trovare la soluzione alle dinamiche che si ripetono in modalità loop.
E’ fondamentale capire non tanto perché una persona visualizza un determinato luogo o immagina di essere una persona ben precisa.
Il punto è capire quali sensazioni generano tali immagini.
Per riuscirci, occorre andare in profondità, capire quali sono i problemi che si ripresentano inesorabilmente, lasciare emergere ogni sensazione, senza mai giudicarla “bella” o “brutta”.
Poi bisogna osservarla senza averne paura e riconoscerla chiaramente come elemento su cui basare l’intero lavoro.
Come superare il vento karmico
La tecnica ci insegnerà a:
- Gestire le emozioni attraverso quello che vediamo;
- Aumentare la consapevolezza dell’immagine;
- Visualizzare ogni dettaglio;
- Gestire l’immagine che appare.
Tutti questi passi ci aiuteranno a superare il vento karmico che ci paralizza.
Vite precedenti: attenti alle false aspettative
La seconda fase è evitare di aver aspettative su quello che si è visto.
La meditazione, attraverso le tecniche di rilassamento, fa sì che possiamo entrare in una dimensione “pulita” da ogni distrazione esterna, da ogni interferenza che possa farci perdere di vista il focus.
Differenze fra registri akashici e regressione alle vite passate
L’Akasha, in sanscrito è la “sostanza”, l’essenza di cui sono fatte tutte le cose, che pervade e contiene l’Universo.
Nei registri akashici è impresso ogni avvenimento, ogni pensiero, ogni emozione di ogni anima di ogni essere senziente che si è incarnato su questo Pianeta, dalla sua separazione dalla Fonte fino al suo ritorno al punto di origine.
Stando all’akasha, tutti i viaggi di reincarnazione dell’anima restano registrati in questi archivi, ma per una questione di autoconservazione, l’essere cancella la sua memoria per non autodistruggersi conservando il ricordo di errori o traumi precedenti.
Avere accesso ai registri significa poter ottenere indicazioni per dirigersi verso l’obiettivo che l’essere ha stabilito di raggiungere prima di incarnarsi.
Per fare il viaggio, occorre tuttavia una guida, un “Maestro Custode” dei registri che canalizza l’esperienza per chi lo vuole compiere.
Sarà il Maestro ad aprire le porte e svelare il messaggio a chi ne fa richiesta.
Va da sé, che non si può agire in autonomia.
La regressione di Carlo Lesma e Consuelo Zenzani, è più immediata e offre la chiave di volta per accedere direttamente alla conoscenza, anche senza bisogno di un tramite.
Conclusione
Che esista o meno una vita passata, provare a guardare indietro può spiegare gli archetipi chestiamo mettendo in scena nella nostra vita vivendo. Siamo l’archetipo della Madre, della Povertà, della Mancanza, del Potere o cosa?
Riconoscerli può aiutarci a capire l’origine dei nostri disagi. Questo è certo.
Foto di Dariusz Sankowski da Pixabay
Scrivi