“Voglio che gli Italiani tornino a sorridere”. Il desiderio di un ragazzo indiano

Akash ha 29 anni, è nato in India ma vive da 4 anni in Italia. Da qualche giorno il suo gesto di solidarietà ha avviato una campagna di raccolta fondi per due ospedali toscani alle prese con l’emergenza COVID-19.

C’è chi può, c’è chi vuole

Sono molti i giganti e i filantropi che dall’inizio di questa epidemia si sono spesi, a vario titolo e in vario modo, a sostegno della nostra sanità – coprendo le spese necessarie alla costruzione di laboratori e ospedali da campo, rinunciando ai propri compensi o donando migliaia e milioni di euro – ciascuno come meglio ha potuto, tutti come meglio hanno creduto.

Akash è uno di questi piccoli colossi di solidarietà, una mano di vernice colorata e un mattoncino nel muro di sostegno all’emergenza. Allievo e dottorando in Scienze molecolari presso la Scuola Normale di Pisa, il 23 marzo 2020 Akash invia un messaggio di posta elettronica al direttore della Scuola, chiedendo di donare il 100% della propria mensilità di borsa al dipartimento di sanità italiana. 

Altruismo e riconoscimento

Perché ospedali toscani piuttosto che indiani, dove vi è da sempre un grande bisogno di aiuto? Lo abbiamo chiesto a Akash.

«Sono in debito con l’Italia. Tre anni fa questo paese mi ha regalato una grandiosa opportunità di studio e formazione, ora è arrivato il momento di ripagare gli italiani. Come dottorando, sono beneficiario di una borsa di studio che credo essere anche il frutto delle tasse versate dai cittadini italiani. Io ve sono immensamente grato, perciò voglio contraccambiare», racconta.

Quella di Akash è anche l’ultima di una serie di scelte dettate da altruismo e responsabilità, il gesto di chi sa che anche una goccia nel mare può fare la differenza. Negli ultimi tre anni Akash ha utilizzato parte della sua borsa di studio per provvedere all’educazione dei suoi fratelli e contribuire alle spese familiari dei suoi genitori in India; dopo numerose donazioni a malati di cancro (bambini in particolare) nel suo paese, di recente ha fondato una ONG – non ancora ufficialmente registrata – impegnata nella distribuzione di materiale scolastico ai bambini di un villaggio del Nagaland, stato montuoso nel nord-est dell’India, al confine con il Myanmar.

Solidarietà contagiosa

«L’Italia sta attraversando una crisi senza precedenti, io non posso restare a guardare, ho un dovere nei confronti di questo meraviglioso paese. Penso inoltre che il popolo italiano mi abbia accettato, trattandomi come uno di loro. Non sono in prima linea ma posso aiutare, quindi ho deciso di sostenere gli ospedali; mi sembrava il modo migliore di contribuire concretamente allo sforzo di salvare vite umane. Io voglio che gli italiani tornino a sorridere».

L’idea di Akash ha trovato seguito in un movimento spontaneo nato all’interno della Scuola, che ha visto altri ricercatori e docenti della stessa rinunciare allo stipendio del mese di aprile per devolverlo a sostegno della sanità.

Il direttore, Luigi Ambrosio, ha inoltre predisposto una procedura, aperta fino al 30 aprile 2020, per la raccolta libera di fondi da destinare all’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana o all’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze da impiegarsi a sostegno delle misure di contrasto nell’emergenza epidemiologica.

Passa il favore

«Amo l’Italia, sono emotivamente legato a questo territorio; se mi chiedessero cosa ho fatto finora per il popolo italiano, risponderei ‘niente’ – spiega Akash – e sono ancora tante le cose che voglio fare per questo paese, prima fra tutte, qualora ne avessi la possibilità, lavorare qui per tutta la vita».

Grazie Akash, la tua partecipazione è straordinaria.  

Fonte foto: it.freepik.com

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