Volere, credere, potere: il viaggio della coscienza nel Regno di Oz

Basta volere per potere?

In realtà, per realizzare i nostri obiettivi dovremmo aggiungere un altro verbo: credere

Se non crediamo fermamente e sopratutto se la nostra coscienza non è consapevole, sarà infatti difficile approdare al verbo “potere”.

Troviamo una suggestiva allegoria di questo viaggio della “coscienza consapevole” nel romanzo di Frank Baum “Il meraviglioso Mago di Oz”.

La storia inizia con Dorothy Gale, un’adolescente che vive nella borghesissima Kansas (città che incarna il mondo materiale, il piano fisico, ovvero il luogo in cui inizia il cammino spirituale). 

Dorothy (doron in greco significa dono e rappresenta la vita) si addormenta in un campo di papaveri e si lascia andare ad un sogno che la spinge “Over the Rainbow” (così canta all’inizio del film), oltre l’arco-baleno, simbolo di ponte tra l’uomo e Dio, tra il mondo materiale e quello spirituale.

Il viaggio, pieno di ostacoli ed incontri terrificanti la conduce nel Regno del Mago di Oz, luogo dal quale Dorothy cerca di scappare per fare ritorno a casa.

Simbolismi esoterici e teosofici

La storia rappresenta il viaggio interiore che effettuiamo quando siamo alla ricerca di noi stessi e si avvale di numerosi simboli:

1) Oz è l’unità di misura americana che indica i liquidi.

 Il Regno di Oz è pertanto il luogo in cui si dà un “peso” alle cose, in cui si misura e si valuta il nostro cammino, il luogo della coscienza consapevole e della rigenerazione ottenuta rielaborando le esperienze.

2) Il desiderio di tornare a casa rappresenta la curiosità di cercare le nostre origini e per farlo occorre passare attraverso i recessi della nostra anima. 

3) Al fine di ottenere l’illuminazione (della coscienza), Dorothy deve sconfiggere le streghe malvagie d’Oriente e d’Occidente, incarnazione del mondo materiale. Si affida pertanto ai consigli delle streghe buone del Nord e del Sud, che raffigurano la dimensione spirituale.

4) In particolare, Glinda, la strega buona, consiglia a Dorothy di seguire la strada di mattoni gialli “Yellowstone brick road”. Nel Buddismo (parte importante degli insegnamenti teosofici), questo concetto viene indicato come il “Sentiero d’oro”.

La strada di mattoni gialli conduce al Regno del Mago di Oz. Il sovrano, dotato di straordinari poteri, è l’unica persona in grado di fare tornare Dorothy in Kansas.

5) In realtà il Mago di Oz è l’archetipo della condizione umana, ovvero del dominio dell’Ego sulla coscienza, dell’individualismo mosso da interessi personali ed egoistici.

Questi, chiede a Dorothy di portargli la scopa della Strega cattiva dell’Ovest, che rappresenta l’avidità, l’oscurità (l’Ovest è infatti il punto cardinale del tramonto).

I compagni di viaggio

Ad accompagnare Dorothy durante il viaggio troviamo il cane Toto, che rappresenta la sua “voce interiore”, il suo intuito e altri tre personaggi, che simboleggiano tre aspetti della personalità. 

  1. Lo spaventapasseri che desidera un cervello, è il simbolo della leggerezza di pensiero e d’azione;
  2. L’uomo di latta privo di un cuore rappresenta l’incapacità di amare; 
  3. Il leone che vorrebbe avere coraggio rappresenta l’incapacità dell’uomo di rischiare, di osare e dunque di progredire in direzione dell’illuminazione.

Nel tentativo di salvare lo spaventapasseri dalle fiamme, Dorothy lancia dell’acqua. Così facendo riesce a sconfiggere la terribile strega dell’Ovest, che si dissolve in un istante. 

L’acqua è infatti simbolo di purezza e trasparenza, tanto che viene utilizzata nel battesimo o nelle iniziazioni spirituali per “lavare” dall’uomo il peccato originale e permettergli di iniziare la sua vita con cuore puro. 

La Strega dell’Ovest simboleggia pertanto tutti quegli aspetti del nostro carattere che vanno affrontato e “curati” con purezza di spirito.

Sconfitta la strega gli amici portano la scopa al Mago di Oz (l’Ego).

Il potente personaggio, nascosto dietro ad una tenda, è in realtà un omino piccolo, un impostore, un ciarlatano, che usa uno sgabello per sembrare più alto, un megafono per ottenere una voce tuonante ed altri effetti speciali per incutere terrore.

Di certo, non avrebbe potuto aiutare in alcun modo i protagonisti nella missione.

Il Mago è infatti un falso nume che si sgretola quando avviene una presa di coscienza delle proprie potenzialità, dunque, una volta smascherato egli non può che acconsentire a realizzare il desideri di Dorothy.

In sintesi, il potere vero non va ricercato all’esterno, nel Mago di Oz, ma esclusivamente dentro di noi. 

La consapevolezza 

Alla fine del viaggio (esistenziale), l’anima riesce a ricongiungere le tre caratteristiche presenti in ognuno di noi (cervello, cuore e coraggio) e può tornare a casa (il luogo della coscienza) totalmente arricchita, illuminata e consapevole.

Cosi, sebbene la famiglia di Dorothy non creda alle disavventure della sua ricerca (simbolo dell’ignoranza dei profani), può finalmente sussurrare “Non c’è nessun posto come casa”.

La meditazione 

Ricreando le stesse condizioni del sogno di Dorothy, la meditazione ci porta ad una dimensione di viaggio e di ricerca, di scoperta e consapevolezza, una dimensione in cui il volere, rafforzato dal credere nelle proprie potenzialità, diventa “potere”. 

Foto di Benjamin Balazs da Pixabay

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