Nel Trattato sulla tolleranza del 1763, il filosofo illuminista Voltaire definisce gli uomini «atomi» distinti tra loro da piccole sfumature. Le sfumature in questione sono «le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni infondate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi».
L’uguaglianza e la violenza causata dall’intolleranza
Non si tratta di sminuire la dignità umana, bensì di guardare gli uomini dalla prospettiva di Dio e di riconoscerli nella loro fondamentale uguaglianza. I philosophes illuministi ci insegnano che gli uomini nascono tutti liberi e uguali, pertanto hanno pari dignità e devono essere rispettati nei loro diritti fondamentali. Tutte le differenze che intercorrono tra una cultura e un’altra, tra una nazione e un’altra, tra una religione e un’altra sono solo esteriori. Eppure da esse continuano a nascere contrasti che impediscono una buona convivenza civile e favoriscono il proliferare delle disuguaglianze.
Nella Francia del XVIII secolo, in particolare, l’intolleranza religiosa miete ancora molte vittime. Si pensi al caso giudiziario del cavaliere La Barre di cui parla Voltaire in una lettera inviata a Cesare Beccaria pochi anni dopo la stesura del Trattato. Nel 1765 La Barre viene accusato di aver vandalizzato un crocifisso esposto pubblicamente su un ponte a Abbeville. Si tratta di un crimine di empietà così grave che può costare la pena di morte. Non ci sono prove della colpevolezza di La Barre, ma il fatto che non goda di buona fama a causa di presunti comportamenti libertini e irreligiosi dà modo ai suoi nemici di farlo incriminare. Il 1° luglio 1766, dopo essere stato torturato, La Barre viene decapitato ed il suo corpo bruciato.
La tolleranza, il deismo e la transitorietà della vita
Per i giuristi dell’ancient regime è una vittoria. Per Voltaire La Barre è solo l’ultima vittima di quel fanatismo religioso che è la dannosa antitesi del pensiero razionale. Ed è proprio per rimediare a questa piaga secolare che nel Trattato sulla tolleranza il filosofo prega Dio di far sì che «coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo». Solo così l’uomo potrà osservare i doveri di tolleranza e fraternità che Dio stesso ha posto alle basi della comunità umana.
Secondo il credo deista — religione naturale assunta da molti filosofi dell’età dei lumi —, Dio è l’intelligenza razionale che ha ordinato il mondo. Egli presiede alle leggi di natura e proprio in virtù di queste leggi pretende il rispetto dei doveri fondamentali che ogni essere umano ha nei confronti degli altri. Uno di questi è la solidarietà, che rende meno dura la vita umana già crudelmente segnata dai conflitti, dalle tirannie e dalla sua stessa transitorietà. Conclude infatti Voltaire: «Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni con gli altri nei periodi di pace, ed impieghiamo il breve istante della nostra esistenza per benedire insieme in mille lingue diverse, dal Siam alla California, la tua bontà che ci ha donato questo istante».
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