Il punto interrogativo sul titolo sembra esprimere sfiducia e diffidenza.
Lungi da me porre in dubbio l’efficacia d’una risorsa che ha assicurato all’umanità successi esaltanti e traguardi clamorosi e che copre ogni campo d’attività dal pagamento della spesa con carta di credito all’invio delle sonde spaziali si Saturno e Giove.
Quell’interrogativo allude alle difficoltà che si creano nelle modeste pieghe del quotidiano dove si incontrano la resistenza di molti (soprattutto anziani) alle nuove applicazioni e la incompetenza o l’approssimazione di chi le fornisce.
Ne scaturiscono comiche e imprevedibili situazioni di cui fa testo il mio sconsolato diario.
Una giornata da dimenticare
Debbo munirmi di denaro contante.
Un tempo andavo alla banca, facevo la mia piccola fila, nel frattempo leggevo il giornale o scambiavo due parole col mio vicino: amabili ovvietà… “Questa settimana non la smette di piovere … la Lazio non smette di pareggiare …”.
Tempo eccessivo, tempo inutile? Io dico tempo vissuto, alla buona ma vissuto. Ora c’è il bancomat.
Oggi ho affrontato tre diversi sportelli di tre diverse banche.
Il primo fa apparire sul display la dizione “prelievo non disponibile”.
Il secondo (lontano mezzo miglio) recita “erogazione sospesa per cause tecniche”.
Il terzo, bugiardo ed offensivo “carta non abilitata”.
Mai che dicano “contante esaurito, guasto al congegno, paura dei ladri!”. Basta! Decido di tornare all’antica e recarmi in banca.
L’auto intelligente
Salgo in macchina e subito compare sul display del cruscotto un richiamo allarmante seguito da due numeri di codice.
Consulto il libretto di istruzioni: “guasto al segnale di stop, indicatore di curva inefficiente.”
C’è poco da sottovalutare, si rischia la vita. Sospendo tutto e corro dal meccanico.
È Mohamed, un algerino che parla un italiano sbilenco ma sa fare il suo mestiere. Osserva i congegni, si fa un giretto alla guida per meglio valutare, poi sentenzia: «Tutto ok, buono segnale di stop, buona freccia di curva, segnalatore elettronico di guasto no buono. O tu cambi segnalatore e paghi 300 euro o ti tiene segnalatore bugiardo e vai tranquillo. Inshallah!».
Gli pago un caffè perché non vuole nulla. Ma non sono tranquillo: se il marchingegno maledetto formula minacce ed io non ne tengo conto, può darsi che mi scoppi in faccia l’airbag o si blocchi lo sterzo. E se resterò vivo leggerò la scritta: “Perché non mi credi?”.
Al telefono
Accidenti si è fatto tardi. Siamo al primo pomeriggio, chissà se la banca è ancora aperta?
Telefono.
“I nostri operatori sono occupati, restate in linea per non perdere la priorità acquisita”.
Musica.
Ancora… “I nostri operatori…..”
Musica.
Cade la linea. Il gioco si protrae per parecchi minuti. Alla fine qualcuno risponde: «Banca Popolare di Credito e Risparmio, cosa desidera?».
Io sussulto di rassegnata ironia, rispondo: «Vorrei sapere se l’intervallo musicale è il Lago dei cigni di Ciaikovskij o la Sheerazade di Rimskij Korsakov».
«Vuol ripetere prego?».
Allora sbotto: «Va a farti fottere!».
La banca
Come Dio vuole (Inshallah, come ha detto Mohamed) arrivo alla banca ancora aperta.
Entro nel vano d’accesso e resto imbottigliato. “Prego depositare all’ingresso gli oggetti metallici”. Torno indietro e deposito l’orologio e gli spiccioli.
Rientro nel vano d’accesso e resto nuovamente intrappolato.
“Prego depositare…”.
Depositare cosa? Forse la fede, la catenina … Esco, eseguo, praticamente mi denudo.
Rientro, non vengo invitato a depositare altro ma la porta non si apre.
Finché la voce misteriosa non mi invita a mettere il dito sull’apposito rilevatore contrassegnato da un segnale luminoso acceso.
Poggio il dito, lo tengo per un po’, non succede niente.
Abbandono la postazione e decido di munirmi del crick metallico e sfondare la vetrata.
Una signora gentile mi promette che appena entrata (lei è sicura di entrare) chiederà al personale di farmi passare in qualche modo.
Il personale, che è poi l’unico umano all’interno della struttura e fa da cassiere, (c’è la riduzione del personale) mi spiega: «Non sempre il congegno risponde, se la pressione è insufficiente, se è eccessiva, se il polpastrello è sudato, se…».
Per fortuna mi consente l’operazione di ritiro del contante ma non altro perché la cassa chiude.
La banca online
Torno a casa e, visto che sono in guerra conviene combattere, tento un’altra operazione, questa volta on line. L’avrei fatta nella sede della filiale ma era scattata l’ora fatidica della chiusura.
Dunque, all’opera: accendo il computer “codice utente, numero seriale, password …” arrivo ai miei dati e digito con fiducia, nome, cognome, luogo di nascita, residenza, il computer mi asseconda e concede “prosegui”.
Digito “prosegui” e non proseguo affatto.
Rifaccio due o tre volte l’operazione ma mi arresto ogni volta allo stesso punto.
Va bene, corriamo ai rimedi, il rimedio sta nel chiamare il servizio assistenza.
Mi munisco di telefono portatile, cellulare, carta e penna per appunti.
E chiamo.
Elenco opzioni:
“Se ti serve assistenza premi 1, se non ricordi la password premi 2, e perché no? se devi interrompere per andare al cesso premi 3…”.
Alla fine premo il numero giusto ed una voce femminile suadente, sexy, risponde: «Buongiorno, sono Marilena, in cosa posso aiutarla?».
Spiattello le mie difficoltà e scopro che nel riempire le caselle relative al luogo di nascita e di residenza ho trascurato le due caselline vicine destinate alla provincia. Io sono nato a Napoli e risiedo a Roma e quindi debbo riempire due quadratini con NA e RM. Come nei film di Wenders c’è una Paris nel Texas così forse c’è una Napoli alle Lofoten e una Roma nell’Ohio. Colmo la lacuna ma il mio tiranno telematico non è soddisfatto.
Torno al servizio assistenza.
«Sono Sergio, come posso aiutarla?».
Evito di rispondere che avrei preferito Marilena, ma dico quel che c’è da dire esponendo il problema.
Il cortese interlocutore ripete con me tutto l’iter e scopriamo che sulla schermata iniziale, dove ho fornito inutilmente i miei dati, ho trascurato di digitare su una delle quattro opzioni indicate in alto: persona, associazione, ente, azienda. Insomma, pur rivelando d’essere Mario Rossi nato e residente a, con tanto di codice utente, ho lasciato il mio telematico compagno nel dubbio ch’io potessi essere un’associazione dei Mario Rossi d’Italia, o un ente morale ispirato ad un personaggio chiamato Mario Rossi, o un’azienda intitolata al nome di Mario Rossi suo glorioso fondatore.
Che io sia un semplice individuo è parsa l’ipotesi meno probabile.
Digito su “persona”, ma non appare più nemmeno l’ingannevole “prosegui” …
Sono smarrito, indignato, frustrato.
Debbo ricorrere nuovamente all’assistenza, mi vergogno ma debbo farlo, questo gioco perverso deve finire.
«Pronto, sono Marilena, in cosa posso servirla?».
Oddio, di nuovo Marilena, che figura di merda sto per fare, chiudo?
Non chiudo, una forza misteriosa mi spinge a parlare:
«Perdoni Marilena, sono ancora quello di alcuni minuti fa, non le chiedo chiarimenti, vorrei solo che mi abbracciasse e mi lasciasse piangere un po’ sulla sua spalla gentile, ma siamo lontani…».
Nota
Il testo è stato estratto ed adattato da “Il teatrino dell’assurdo” di Nanni di Giacomo, edito da Albatros, collana Nuove Voci 2021, pag. 58 – 62
Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay
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