Sembra di essere stati trasportati in una delle città irachene dove le opere d’arte sono state distrutte dall’Isis! Invece ci troviamo in Prati nell’ex 17° Municipio. In Piazza Mazzini si può ammirare un laghetto contorniato da una zona a verde e da alcune pregevoli fontanelle disposte in circolo. Si tratta della fontana monumentale realizzata, su progetto di Raffaele De Vico, tra il 1927 e il 1930 con la collaborazione di Ermenegildo Luppi per le sculture.
La parte centrale dello spiazzo venne occupata con una vasta piscina ottagonale. Attorno al laghetto vi è un pavimento con eleganti decorazioni in ghiaia di fiume e ciottoli policromi di varia dimensione, che formano una lunga composizione a mosaico raffigurante segni zodiacali, cornucopie, soli raggianti e vele di antiche navi. Nella circonferenza cinque piccole vaschette, ciascuna fiancheggiata da una coppia di pesci. L’acqua le riempie in sequenza, tracimando nella vaschetta immediatamente più bassa. L’ultima è più grande delle altre, ed è a forma di conchiglia, anch’essa fiancheggiata da due pesci e draghi marini, che dalle bocche aperte fanno zampillare altra acqua all’interno del laghetto. Attorno alla fontana si trovano delle cannule che consentono ai cittadini anche di poter bere.
Tutto ciò fino ad una ventina di anni fa quando la fontana e le opere in travertino scolpite sono state prese di mira dai soliti vandali che hanno spaccato pesci, draghi marini ed addirittura tre delle cinque vaschette dalle quali l’acqua tracima nel laghetto. Inoltre l’incuria e il tempo hanno devastato i mosaici della pavimentazione dei camminamenti attorno alla fontana. Infine nessuno pulisce l’acqua che è ora un ritrovo di immondizie. Una vera vergogna per i residenti di questo quartiere, una volta elegante e ben curato.
L’associazione in difesa dei diritti dei consumatori Robin-Hood aveva sin dal 2009 informato Municipio e sovrintendenza. Ma salvo le solite promesse mai nessuno è intervenuto. Un vero scempio in questo pregevole angolo di Roma. Pubblichiamo la lettera di risposta della Sovraintendenza che dava atto del bene distrutto e prometteva interventi per il suo restauro. Ovviamente … lettera morta!
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